Grazie Rugby Festival perché ci fai lasciare il cuore su questo prato. A Varese solo qui i veri “grandi” sono i giovani – Varesenoi.it

Grazie Rugby Festival perché ci fai lasciare il cuore su questo prato. A Varese solo qui i veri “grandi” sono i giovani – Varesenoi.it
Grazie Rugby Festival perché ci fai lasciare il cuore su questo prato. A Varese solo qui i veri “grandi” sono i giovani – Varesenoi.it

Alcuni “nani” calciano l’ovale del campo principale davanti ai pali, mentre altri, non troppo anziani, saltano sui gradini pronti a smontare tutto quello che è stato il Rugby Festival – a cominciare dagli striscioni – e servito ad erigere per tre giorni questa città nella città dove le fondazioni hanno nomi come “anima”, “cuore”, “aria”, “libertà”, “memoria”, “amicizia”, “futuro”, “passione”, “amore”, “regole” , “giovane”. Anima e cuori che si respirano nell’aria e sono racchiusi nel gigantesco ovale che punta verso il cielo con il nome di Gianmario Rossi, il dio del Festival e del Rugby Varese, così come di Aldo Levi e di tutti i “rugbysti”. ” chi “non muoiono mai”. “Al massimo si passano la palla”. E lo fanno con quella libertà e quell’amicizia che, seguendo le regole del rispetto dei compagni e degli altri, ti rendono giovane o, semplicemente, ti fa vivere tutto al “101%”, l’altro numero che racchiude il Rugby Festival. Questo è il grazie di Varese e dei varesini che ogni anno lasciano il cuore da queste parti: grazie al Rugby Festival e a chi lo organizza.

Grazie Rugby Festival perché su questo prato tutti abbiamo tenuto la mano di qualcun altro, un figlio, un padre, un amore, un dolore, un ricordo, un sogno e lo abbiamo fatto perché ci avete sempre accolto a braccia aperte, gratuitamente, senza chiedendoci qualsiasi cosa in cambio ma solo donandoci un posto dove possiamo sentirci liberi di essere quello che siamo con chi vogliamo.

Grazie perché qui ci fai scoprire che anche i varesini sono sorridenti, altruisti, generosi, si “passano la palla” di Gianmario, ritrovano gli amici e, quasi, il profumo del loro “mare” e della loro “montagna”, dovuto anche a la presenza di tende sul prato dove dormono la notte i giocatori del torneo. Qui i varesini fanno gruppo, dal primo cittadino all’ultimo, perché barriera non c’è e, anzi, se ce n’è una cade velocemente, ovviamente grazie a un boccale di birra (ecosostenibile, va da sé ).

Grazie perché i primi in azione la domenica mattina per allestire gli spalti e il campetto una volta finita la festa sono i bambini e i ragazzi, così come sono i giovanissimi che ti accolgono nelle cucine o che sono i protagonisti delle serate: non c’è altro posto a Varese dove i veri “adulti”, per tre giorni, sono i giovani.

Grazie perché qui potrete arrivare in ciabatte, magari anche in mutande che, per tradizione, al momento della premiazione di domenica, potreste anche dover togliere. Perché qui sei nudo, sei quello che sei e nessuno ti giudica per quello che non sei. Perché ci fai sentire come un pezzettino incastrato in qualcosa di più grande.

Grazie per ricordarci ogni anno che l’estate è davvero iniziata. E grazie per essere diventato così unico e grande con il potere della passione.

Grazie perché ci insegna che ognuno ha il proprio compito, piccolo o grande che sia, come i 200 volontari e, tra questi, c’è anche chi ha firmato per lasciare l’ospedale dopo un grave problema di salute per non mancare. È a lui, il volontario numero 1 impossibile da fermare, a cui va il ringraziamento più grande.

Grazie a Gianmario Rossi, ad Aldo Levi, ai fratelli Sacchetti, ma anche ad Alfredo Margherini che continua ad essere presente tra i tavoli della festa con lo spirito della sua Barbara, che come lui non si arrende mai.

Grazie perché la premiazione social dell’uomo della squadra Sirio Pari e del miglior giocatore Luca Perin, e quella che ha assegnato il mitico oblungo d’oro a Marco Talacchini, che più di ogni altro quest’anno si è distinto per il suo contributo al Rugby Varese, ce lo hanno raccontato ancora una volta che nonostante un campo fangoso, i temporali ed il freddo di questi giorni, c’è sempre qualcuno pronto a scaldarci e “ripulire” tutto.

Grazie a Paperino che, arrivato dalla Costa d’Avorio al Rugby Varese e poi trasferitosi oltre confine per lavorare come affinatore di formaggi, è arrivato al Festival in pulmino dalla Francia con i suoi compagni per disputare il torneo a sette. Ovviamente portando con sé i suoi prodotti e preparando la fonduta per chi lo ha cresciuto.

Grazie perché l’unico rumore che, qui, sovrasta tutti gli altri rumori è quello dei cuori dei giovani varesini: chi altro li fa battere in questa città?

Grazie Festa del Rugby e Rugby Varese per averci dato, ancora una volta, il 101%. Questa è la lettera (non anonima) di tutti coloro che ti riconoscono.

 
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