Intervistato dall’edizione odierna di La Repubblica, Cesare Prandelli ha parlato della Nazionale italiana. Tra i temi trattati quello legato a Gianluca Scamacca, se potrà essere il grande centravanti di cui gli azzurri hanno bisogno: “Sì, può esserlo, stiamo cercando di farlo diventare tale. Ma prima i migliori a 18-19 anni giocavano già da titolari in A. Adesso ogni azione prevede tanti tocchi e pochi cross, il centravanti arriva sempre verso la palla. Perde così la sua innata sensibilità in area di rigore, cosa rara e da assecondare.
Bastoni e Calafiori? Lo si capirà di fronte ad attaccanti più forti di quello albanese. Spalletti sta formando una squadra vera, come un club, in cui ognuno dà il massimo per un compagno. E nessuno è indispensabile. Il mio Europeo è stato di gruppo o di talento? La fase Campioni 2006 volgeva al termine e cominciavamo a capire che non avevamo molto alle spalle. Ma c’erano ancora Buffon, Pirlo e De Rossi, c’era Cassano in campo con la sua personalità. E c’era Thiago Motta, che infatti è arrivato dov’è arrivato.
La finale di Kiev? Purtroppo non lo avevamo pianificato logisticamente. Abbiamo viaggiato molto più lontano degli spagnoli, con due giorni di recupero in meno. E se spendi le tue energie, per di più senza un vero allenamento per la finale, poi paghi”.
