Pedaliamo in Aula e facciamo due domande a Tiberi – .

ROMA – La Galleria dei Presidenti è piena di volti del ciclismo. In un corner brillano i sorrisi un po’ imbarazzati di Tiberi e Pellizzari e c’è anche Pozzato, che si è ripreso molto dai suoi acciacchi. Quando arriva il Presidente della Camera, gli uscieri spingono chiunque si trovi nel corridoio per liberargli il passaggio. Fontana è un 44enne veronese e ha accettato l’invito di Roberto Pella, anche lui deputato, che ha voluto celebrare il suo ruolo di Presidente della Lega Ciclismo.

E Fontana racconta di quando nel 1994 si ritrovò ricoverato in ospedale per gravi problemi di salute e, impossibilitato a muoversi, seguì ogni passo di quel Giro. Fu dimesso il giorno in cui Marco Pantani vinse la sua prima tappaquello di Merano, alla vigilia del capolavoro di Aprica.

Il Presidente della Lega, l’Onorevole Roberto Pella, consegna a Fontana la maglia rosa autografata del Pogacar
Il Presidente della Lega, l’Onorevole Roberto Pella, consegna a Fontana la maglia rosa autografata del Pogacar

«Non l’ho mai incontrato – racconta – ma ero legato a lui da un sentimento che era qualcosa di superiore. Perché le sue sfide e la sua vittoria per me sono state la rinascita dopo un periodo molto duro. Il ciclismo dimostra l’impegno degli atleti, il loro impegno nel superare tutte le difficoltà. Sei solo contro te stesso prima che contro il tuo avversario. La bellezza sta nel vedere questo sforzo e anche questa lotta. Supera le montagne, abbi il coraggio di affrontarle. Stare soli, spesso e volentieri, anche quando ci sono momenti di crisi e cercare sempre di riprendersi giorno dopo giorno. Il ciclismo è anche un allenamento alla vita».

Le ragioni del Delfinato

Tiberi lo ascolta e pensa (e poi dice) di essere venuto a Montecitorio per la prima volta in visita alla scuola. Essere tornato ora come invitato per il quinto posto al Giro d’Italia è un onore a cui non avrebbe mai pensato. Il corridore del Bahrain Victorious ha riconosciuto la sua maglia bianca, schierata insieme alle altre che decorano la mattinata in Parlamento. Dopo il ritiro dal Delfinato, la sua estate sarà all’insegna soprattutto del recupero, prima di tornare in montagna per preparare la Vuelta. Chissà perché hanno voluto portarlo alla corsa francese, dopo un Giro per lui così impegnativo.

Più testa che gambe

«E a dire il vero – sorride nell’impeccabile abito nero – mentalmente era quasi come se non fosse mai andato lì. Non era tanto un problema fisico, quanto piuttosto mentale. Non è che tutto inizi e finisca con la prima e l’ultima tappa del Giro. Ci sono stati due mesi di preparazione. Prima il colle e poi dal colle direttamente al Tour of the Alps. Da lì a Liegi e poi focus al 100% sul Giro. Quindi quei 21 giorni e poi quando ti spegni per una settimana e spegni completamente la testa e il corpo, dover ricominciare da capo è difficile.

«Pensavo di andare al Delfinato con una buona condizione, che me lo avrebbe permesso ottenere dei risultati, ottenere dei punti per la squadra e forse anche qualcosa per me stesso. Tuttavia, quando abbiamo visto che ero lì soffrivo soprattutto a livello mentale e che essere in gara mi pesava molto, la squadra ha optato per la scelta migliore. Per mandarmi a casa a riposare. Fai il pieno di energie per ricominciare a preparare la Vuelta, come quella del Giro».

All’uscita da Montecitorio, Tiberi ha rilasciato anche qualche veloce intervista
All’uscita da Montecitorio, Tiberi ha rilasciato anche qualche breve intervista
Il Giro è stato più faticoso per le gambe o per la testa?

Dato che era la prima grande corsa a tappe da capitano, è stata una nuova esperienza anche mentalmente. È stato il giusto compromesso, nel senso che non l’ho trovato troppo duro. D’altra parte non è stato nemmeno troppo semplice, soprattutto per la parte mentale. Essere in Italia mi ha aiutato molto. Di fare tante soste presso conoscenti o amici lungo il percorso, che mi hanno dato energia. Quindi ho sentito meno la fatica o comunque, correndo su strade che conoscevo, sono riuscito a mettere più grinta. Fisicamente però, avendo fatto un’ottima preparazione e avendo già due Vuelta al mio attivo, non sono uscito stremato come al termine della prima volta in Spagna.

E dopo il quinto posto al Giro, con che spirito vai alla Vuelta?

Sicuramente con l’ambizione di fare bene. Cercherò di prepararmi al meglio, sperando che non ci siano imprevisti. Vedremo come saranno le sensazioni all’inizio. La mia ambizione è andare lì per provare a fare classifica. Perché a luglio andrò ad Andorra con alcuni compagniquindi farò la Vuelta Burgos e dopo una settimana attaccheremo la Vuelta.

 
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