«Ringiovanirò il gruppo, molti non avevano voglia di tirare rigori» – .

un risultato negativo e il modo in cui è maturato con la totale “mancanza di reazione” ai gol della Svizzera. La conferenza stampa di fine campionato europeo President Gravina e dell’allenatore Spalletti Dura un’ora buona, tra dietro le quinte della spedizione in Germania e certezze sul futuro. Il primo: “Impossibile risolvere un momento di difficoltà abbandonando un progetto pluriennale dopo otto mesi di attività dell’allenatore, che resta centrale. Tra 60 giorni si torna in campo e non possiamo pensare che nel frattempo Ronaldo, Mbappé o Messi fioriscano qui” dice il numero uno della Federcalcio.

Spalletti quindi restaper la missione mondiale “che sarebbe un disastro inimmaginabile fallire nuovamente”. E lo stesso Gravina resta fino alla fine del suo mandato: “Dobbiamo fare un grande senso di responsabilità. Non c’è modo che qualcuno possa chiedere le dimissioni dall’esterno, questo vale per la politica e per chiunque. Le critiche che accettiamo sono solo quelle costruttivo. C’è qualcosa da cambiare? Sicuramente sì, anche nell’approccio. Ci saranno riflessioni profonde, abbiamo iniziato a confrontarci con il mister e dobbiamo crescere tutti: il punto forte è la valorizzazione dei giovani, perché siamo tra i migliori al mondo fino agli under 20».

Spalletti non si tira indietroma vuole guardare avanti: «Da quello che abbiamo visto, ho fatto qualcosa di sbagliato. Ho cercato di ringiovanire la squadra e visto che rimango qui, lo farò ancora di più in futuro. E’ chiaro che non abbiamo visto il miglior Spalletti possibile, altrimenti sarei qui a fare discorsi diversi. Sono stato accusato di aver alzato troppo i toni, con l’uso di miti da seguire, ma è stata tutta la mia vita: abbiamo sempre bisogno di esempi da seguire. In questo breve percorso siamo stati bravi fino a un certo punto, ma non siamo riusciti a crescere: lo abbiamo fatto con la Svizzera un importante passo indietro che non si può accettare, perché siamo tornati a zero e non avevo le risposte che cercavo. Ma partiamo da lì, credo di sapere cosa fare e come provare a metterlo in pratica.”

Il mister è stanco, non si aspettava una prestazione del genere, non ne aveva avuto il minimo sentore. “Ma – rivela – quando abbiamo chiesto chi se la sarebbe sentita di tirare gli eventuali rigori, qualcuno ha alzato la mano, altri no. La serata più complicata? No, la mia vita è stata complicata, anche nelle vittorie. Mi sono fatto migliaia di amici, che mi hanno sostenuto. Ma la telefonata di mia figlia Matilde che mi ha detto “ti voglio bene” supera tutto”.
Resta da vedere se l’intesa tra squadra e allenatore è mai nato, perché il spacco tra le richieste del mister e quanto visto in campo va ben oltre il valore dei giocatori italiani: “Ne ho sempre parlato con i giocatori, non ho visto criticità nel rapporto, ma ci penserò. Abbiamo fatto troppo poco e devo fare qualcosa di diverso nelle mie scelte. Non dite che la squadra era triste, il clima dentro era perfetto, molto corretto. Ho sempre detto che un gruppo solido: non era una bugia. Le differenze tra l’allenatore e l’allenatore del club? Sono oggettivi, ma Questo vestito da allenatore mi sta benissimo. Devo sbrigarmi a completare il corso e imparare cose nuove.” prima lezione Non verrà dimenticato così facilmente.

 
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