“Italia a Euro 2024? Pensavo di essere su Candid Camera. Ognuno è responsabile” – .

«Di fronte alla sconfitta contro la Svizzera pensavo di essere in una puntata di “Scherzi a parte”». Giovanni Malagò, president of CONI, usa l’ironia, utile a smorzare il dramma (non dimentichiamolo mai che si tratta di sport…) dovuto alla profonda crisi del nostro calcio. È la prima volta che parla dopo il flop europeo: «Tra Olimpiadi e sessioni del CIO starò un mese a Parigi, avevo promesso a mia madre tanto tempo fa che le avrei dedicato un weekend. Così durante il recente weekend al mare avevo spento il telefono: quando l’ho riacceso è scoppiato un uragano».

Come hai vissuto l’eliminazione dagli Europei?
“Ho assistito a sconfitte, certo. Negli sport individuali può capitare che il tennista o il nuotatore in servizio il giorno della gara, per un problema fisico o mentale, facciano una prestazione pessima. Ma in uno sport di squadra, con la possibilità di fare cinque sostituzioni su undici, la scena mi è sembrata incredibile: i giocatori in campo trasmettevano la sensazione di frustrazione e umiliazione. Sembrava che non se ne accorgessero nemmeno, perché di solito quando sei in difficoltà ti lasci trasportare dall’agonismo, e invece erano davvero amorfi. Non hanno mai dato l’impressione di metterci anima e corpo.”

Non è forse compito di Spalletti trasmettere la giusta mentalità?
“Certo, dopotutto è stato onesto nell’ammettere di aver sbagliato e che il lavoro di un selezionatore è diverso da quello di un allenatore. Peccato: dopo il gol di Zaccagni contro la Croazia al 98° minuto e quell’autostrada nella parte buona del tabellone sembrava che fossimo nella migliore situazione possibile.”

Il calcio nelle sue istituzioni può essere così autoassolutivo?
“Partiamo dall’allenatore: deve saper gestire un gruppo in base alle proprie idee tattiche. Il suo curriculum parla da solo ma è chiaro che ha delle responsabilità.”

Quindi ti aspettavi che si dimettesse?
“Aspetta un attimo… Chi ora li invoca dimentica che l’anno scorso considerava Spalletti il ​​miglior allenatore disponibile: consideriamo anche che dopo la parentesi di Napoli avrebbe avuto opportunità più allettanti dal punto di vista economico. Ma se Luciano ora dice di essere pronto a rimettersi in gioco per dimostrare di poter ottenere risultati migliori, chi dovrebbe prendere la decisione di sostituirlo? I vertici federali che sono i primi a essere interrogati?”

Hai sentito Gravina?
“Certo, mi sono permesso di dirgli che non poteva prolungare nel tempo questa situazione: l’aria è diventata irrespirabile. Prima di questa tragedia nazionale, le elezioni federali avrebbero dovuto tenersi tra febbraio e marzo dell’anno prossimo. Invece le ha indette a novembre, alla prima data utile. Chi chiede le dimissioni deve sapere che, quando se ne va un presidente, cade la giunta, che, in attesa di nuove elezioni entro novanta giorni, esercita le funzioni di ordinaria amministrazione. Chi arriverà si assumerà le sue responsabilità e deciderà se dare la fiducia a Spalletti o fare altre valutazioni”.

In che stato d’animo hai trovato il presidente della FIGC?
“Diciamo che l’atmosfera non era buona già per i problemi che c’erano prima di questo crollo. Mi sono sentito deluso. Ho percepito che si è sentito tradito da chi è sceso in campo. Il problema nel calcio è un altro.”

Vale a dire?
“Solo in questo sport esiste una legge non scritta, che è il prezzo da pagare quando una disciplina è così popolare. In caso di sconfitta, la responsabilità non è solo di chi scende in campo ma anche dei dirigenti.”

Gravina è stanco?
“Quando hai troppi fronti aperti, il rischio è di lasciare risorse mentali per strada. Non viviamo nel mondo di Quark: se arrivi in ​​una posizione di potere in molti ti sostengono ma altrettanti vorrebbero essere al tuo posto. Ho apprezzato le parole di Antonio Tajani che, interpellato sul tema, ha risposto che non spettava a lui affrontare certi temi. Ma non si può fingere di vivere fuori dal mondo”.

Quale consiglio daresti al futuro presidente federale?
“Chiunque ricopra questa carica in futuro deve capire che senza il necessario compromesso, si troverà a dover discutere con qualche componente. Voglio sottolineare che nonostante i successi delle squadre italiane Under 17 e Under 19 agli Europei e la finale ai Mondiali Under 20, la squadra Under 21 non si è qualificata per le Olimpiadi e la squadra maggiore ha fallito in Germania: questo vorrà pur dire qualcosa. Tuttavia, oggi una delle componenti è in totale contrasto con il resto dello sport italiano.”

Nell’estate delle 24 medaglie europee di atletica, i calciatori sembrano ricchi e viziati?
“Non aiuta il fatto che vediamo giovani che guadagnano qualche migliaio di euro trionfare mentre atleti che hanno successo, hanno soldi e sono popolari, non hanno gli atteggiamenti giusti. Infatti, non sentono nemmeno il bisogno di ostentarli.”

Ti sei interfacciato con il mondo del calcio nel 2018, quando sei stato nominato commissario della Lega Serie A. Accetteresti di tornare a far parte di quel mondo?
“Il calcio non è nel mio futuro, per natura abbraccio progetti fattibili. Se devo correre una maratona magari in cinque ore la completo ma non parteciperò alle Olimpiadi. Da qui al 2026 il mio impegno è verso il mio Paese e i Giochi, altrimenti tradirei lo spirito olimpico”.

Un emendamento al decreto Sport che deve ancora essere discusso in aula prevede che le venga concesso il diritto a un quarto mandato. Accetterà l’assistenza?
«La scadenza a pochi mesi da un’Olimpiade invernale, così come è nata e voluta, impone riflessioni ma non significa che chiederò di poter beneficiare di un nuovo mandato».

 
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