Alla fine Neuralink dovrà intervenire nuovamente sul primo paziente, inserendo un secondo impianto. Ciò avviene dopo che troppi fili si sono ritirati dal cervello; e quindi meno dati vengono elaborati dalla struttura, rendendola quasi inefficace, ha riferito il Wall Street Journal. In particolare, l’85% dei fili si sarebbero riavvolti. Ciascuno di questi fili ha le dimensioni di un capello.
La stessa Neuralink aveva confermato che c’era qualche problema legato ai fili, che comprendono un totale di 1.024 elettrodi che registrano l’attività cerebrale.
L’azienda ha aggiunto, però, di aver bilanciato gli algoritmi per renderli più sensibili, e ha quindi continuato a procedere con i test sul primo paziente.
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Neuralink ha già ricevuto l’approvazione per il secondo impianto da parte della Food and Drug Administration, che negli Stati Uniti dovrà approvare iniziative simili, scrive il Wall Street Journal.
Il paziente, Nolan Arbaugh, ha detto al giornale di sentirsi molto deluso dopo aver appreso che era necessario un secondo intervento chirurgico perché il primo aveva alcune difficoltà.
“Pensavo di aver appena iniziato a scalfire la superficie di questa straordinaria tecnologia e poi all’improvviso mi è stata portata via.“, Egli ha detto. “Ma mi ci sono voluti solo pochi giorni per riprendermi e realizzare che tutto quello che avevo fatto fino a quel momento sarebbe andato a beneficio di tutti quelli che sarebbero venuti dopo di me“.
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Il secondo intervento è attualmente previsto per giugno. E Neuralink ritiene di aver ideato un metodo per impedire il movimento dei fili del secondo impianto. Ad esempio, impiantando i fili a una profondità di 8 mm invece che tra 3 e 5 mm.
