Still Wakes the Deep, la recensione dell’avventura horror di The Chinese Room – .

Quando si parla di esperienze prettamente narrative, simulatori di camminata se vogliamo, The Chinese Room è sicuramente uno dei primi team di sviluppo che vengono in mente. Dopotutto, lo studio inglese ha fatto di questo specifico sottogenere il suo personale parco giochi, e se lo scopo è raccontare storie attraverso un videogioco non ci sono dubbi sulle loro capacità.

Se vogliamo, Still Wakes the Deep rappresenta il progetto dell’azienda di Brighton che offre di più in termini di gameplay, sicuramente a parte il platform Little Orpheus: le drammatiche vicende di Cameron “Caz” McLeary in mezzo al Mare del Nord sono molto vicino alle dinamiche di un survival horror passivo, tra nascondino e quick time events, ma non fatevi ingannare: il focus è ancora una volta sulla narrazione.

Tra Dead Space e Control: la storia di Still Wakes the Deep

È il 1975 e Caz McLeary si dirige nervosamente verso l’ufficio del suo stronzo capo, che lo ha appena chiamato tramite l’altoparlante. L’operaio esce dalla cabina e attraversa il ponte della stazione petrolifera, mentre i lavori fervono come al solito e la brezza gelida gli sferza il viso: in cuor suo sa già cosa lo aspetta, e la previsione si rivela fin troppo preciso.

Caz infatti ha accettato questo infelice incarico, che lo ha portato via per mesi dalla moglie e dalle due figlie, per sfuggire alle sue responsabilità dopo aver picchiato un ragazzo; ma la polizia lo trovò comunque, e così il supervisore gli ordina di salire su quel maledetto elicottero in cima alla piattaforma per tornare a casa… o andare in prigione, chi se ne frega.

Proprio mentre l’uomo sta per salire sul veicolo, però, accade l’impensabile: le trivelle hanno perforato qualcosa che giaceva dormiente sul fondale da chissà quanto tempo, e ora l’intera struttura è nel caos, tra impalcature che crollano e persone che cadono in acqua. Anche lo stesso Caz, che però viene miracolosamente recuperato da alcuni colleghi.

Il migliore amico di Caz, il cuoco della piattaforma di Still Wakes the Deep

Che cazzo è successo? Cosa sono quelle gigantesche fibre rosse che avvolgono alcune zone della piattaforma? E perché le persone che sono entrate in contatto con esso hanno iniziato a dare di matto? Toccherà a noi scoprirlo, coordinandoci con gli operatori sopravvissuti per capire se c’è una via di fuga o allertare i servizi di emergenza.

Struttura, narrativa e un pizzico di gameplay

Still Wakes the Deep non ha una struttura aperta, quindi le varie zone della piattaforma che ci troveremo ad esplorare vengono gestite dal gioco come compartimenti stagni, con tanto di caricamento quando ci si sposta dall’uno all’altro. Sfide da superare ricorrendo magari a qualche salto, aggrappandosi a una sporgenza, arrampicandosi su un supporto (rigorosamente giallo: il rosso sarebbe stato troppo Mirror’s Edge), strisciando in un tunnel o attivando qualche interruttore.

I corridoi, di qualsiasi tipo, sono una presenza costante in Still Wakes the Deep

In questo senso l’esperienza risulta essere molto “fisica” e ci sono due o tre sequenze di fuga effettivamente coinvolgenti, ma come detto le concessioni fatte da The Chinese Room non vanno oltre le meccaniche tipiche del survival horror passivo. Ciò significa che, in presenza di eventuali nemici, non possiamo fare altro che scappare o, più frequentemente, cammina basso e nasconditi in qualche nascondigliomagari lanciando un oggetto in giro per ingannare le creature che ci danno la caccia.

Che il focus sia sulla narrazione, in maniera estremamente lineare, è dimostrato da un lato da una generale mancanza di tensione, visto che il game over non è punitivo grazie ad un diffuso sistema di checkpoint per supportarci in caso di sconfitta, quindi per non dover ripetere nuovamente intere sezioni; dall’altro, un’esplorazione estremamente guidata, che nonostante l’assenza di una mappa consultabile (ne troveremo solo alcune appese alle pareti) rende quasi impossibile perdersi durante il percorso. solo quattro ore e mezza necessario per arrivare ai titoli di coda.

Il Marchio... ovvero le misteriose fibre che si sono insinuate nella piattaforma Still Wakes the Deep
Il Marchio… ovvero le misteriose fibre che si sono insinuate nella piattaforma Still Wakes the Deep

Comparto narrativo al primo posto, quindi, come ci si aspetterebbe da un gioco di The Chinese Room. Eppure, purtroppo, anche in questo senso Still Wakes the Deep non riesce a centrare il bersaglio: la trama accelera repentinamente e il tempo per conoscere i membri del cast (e poi eventualmente piangerne la morte) è ridotto al minimo, ma soprattutto le soluzioni messe in campo non riservano sorprese.

Una lingua oscura e misteriosa

Still Wakes the Deep è ambientato nel Mare del Nord e i personaggi parlano tutti con un forte accento scozzese, il che rende davvero difficile capire cosa stanno dicendo. Per fortuna ci sono i sottotitoli in italiano, che mai come in questo caso sono essenziali (immaginiamo anche per l’utenza americana…), ma doversi sedere lì a leggerli toglie inevitabilmente qualcosa alla profondità della storia.

Unreal Engine 5, ma perché?

La grafica di Still Wakes the Deep è mossa dalla potenza Motore irreale 5: un sostanziale passo avanti per The Chinese Room rispetto al CryEngine di cui abbiamo parlato nella recensione di Everybody’s Gone to the Rapture, ma anche qui una scelta che genera più grattacapi in termini prestazionali che vantaggi concreti in termini visivi.

Unreal Engine 5 ci offre ottimi modelli di personaggi, ma manca il resto
Unreal Engine 5 ci offre ottimi modelli di personaggi, ma manca il resto

Perché sì, I modelli dei personaggi sono fantastici e questo aiuta sicuramente a supportare le sequenze di dialogo, ovviamente fondamentali in un prodotto di questo tipo, ma per la maggior parte del tempo quello che vedremo sono cabine, corridoi e scorci di mare aperto che beneficiano ben poco dell’utilizzo di un sofisticato motore grafico. di Epic Games, che però incide notevolmente sul peso della grafica.

Alla luce di un settore visivo così modestoanche con tutti i preset al massimo, non ci si aspetterebbe di dover ricorrere al DLSS su “bilanciato” (quindi in pratica 1080p reali) per far girare il gioco a 50-55 fps con una RTX 4070, eppure questa è la situazione che noi ci siamo trovati di fronte durante i test, in attesa di eventuali aggiornamenti che potessero in qualche modo sistemare l’ottimizzazione.

Una delle creature di Still Wakes the Deep: in movimento sono davvero un incubo
Una delle creature di Still Wakes the Deep: in movimento sono davvero un incubo

Infine un accenno al design delle “creature”: sembrano letteralmente insetti ambulanti e le loro appendici si limitano a penetrare nelle strutture che le circondano, offrendo uno spettacolo raccapricciante ma per le ragioni sbagliate. Niente da dire invece sul sonoro e in particolare sull’interpretazione degli attori, sempre intensa anche se poco comprensibile (vedi box).

Requisiti di sistema del PC

Prova di configurazione

  • Processore: Intel Core i5 13500
  • Scheda video: NVIDIA RTX 4070
  • Memoria: 32 GB di RAM
  • Sistema operativo: Windows 11

Requisiti minimi

  • Processore: Intel o AMD quad core da 2,5 GHz
  • Scheda video: NVIDIA RTX 2050, AMD RX 6000, Intel A550
  • Memoria: 8 GB di RAM
  • Spazio di archiviazione: 9 GB di spazio richiesto
  • Sistema operativo: Windows 10 64 bit

Requisiti consigliati

  • Processore: Intel Core i5 11600, AMD Ryzen 5 5600X
  • Scheda video: NVIDIA RTX 2070, AMD RX 6700 XT, Intel A750
  • Memoria: 16 GB di RAM
  • Spazio di archiviazione: 9 GB di spazio richiesto su SSD
  • Sistema operativo: Windows 10 64 bit

Conclusioni

Versione testata PC Windows

Consegna digitale

Steam, PlayStation Store, Xbox Store

Prezzo
€ 34,99

Still Wakes the Deep è un enigma: un’avventura narrativa con una predilezione per il survival horror passivo, che tuttavia è incapace di esprimere i valori che ci si aspetterebbe da The Chinese Room undici anni dopo Amnesia: A Machine for Pigs. La storia sembra una rielaborazione scozzese di Dead Space e il gameplay è solo un insieme di espedienti messi lì per raccontarla, ma con poca voglia e ancor meno coraggio. La storia raggiunge il suo apice nel finale, ma ci arriva un po’ troppo velocemente e senza idee originali: che peccato.

PRO

  • Ottima direzione artistica
  • Interpretazioni intense, anche in un inglese incomprensibile
  • Alcuni momenti interessanti

CONTRO

  • Trama priva di spunti originali
  • Gameplay estremamente lineare e derivato
  • Breve e poco ottimizzato
 
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