Qualcuno penserà a questa candidatura come ad una scelta mediatica volta a raccogliere voti e a sfruttare un effetto mediatico legato alle immagini che hanno inorridito molte persone.
Per chi ha a cuore ciò che più basilare fa una persona tale, la dignità che ogni essere umano deve avere, questa candidatura può essere una leva per tornare a parlare di giustizia e di efficacia della pena.
Le immagini che tutti abbiamo visto di Ilaria Salis in catene hanno suscitato giusta indignazione ma mi chiedo, e ci chiediamo, abbiamo le carte in regola per denunciare questo orrore in un momento in cui la situazione nel nostro Paese, sotto diverse forme, è non molto diverso da quello ungherese?
Dimentichiamo l’orrore delle nostre carceri, il sovraffollamento, l’ingiusta detenzione in attesa di processo spesso in condizioni disumane?
C’è un velo molto pesante che spesso nasconde una situazione ormai esplosiva che riguarda tutta l’Europa, a partire dal nostro Paese.
Carcere, Cpr usati come discariche sociali.
Carcere utilizzato non come ultima risorsa ma per nascondere la polvere di tanto disagio sociale sotto il tappeto, lontano dagli occhi di tutti.
La scelta di nominare Ilaria è importante, anche se rischiosa, ma necessaria.
Necessario ripristinare una stagione dei diritti che veda la privazione della libertà come una scelta estrema, una giustizia che fa giustizia, il rilancio di una battaglia generosa per difendere uno Stato di diritto degno di questo nome.
“Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando lo stato delle sue carceri” diceva qualcuno.
Ecco a cosa deve servire la candidatura di Ilaria Salis.
Per ricordarcelo ogni giorno,
Beppe Almansi
Segretariato provinciale della Sinistra Italiana Brescia
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