resoconto dell’incontro tra Primavere Sarde e gli studenti di Sassari – Report Sardegna 24 – .

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A scuola questi sono argomenti difficili da affrontare, vuoi per il tempo vuoi per un certo modo di pensare, il risultato è che gli studenti sardi raramente approfondiscono la storia dell’isola. Nell’ambito del progetto “La rivoluzione Sa Sarda raccontata agli studenti”, è stato rotto un tabù davanti a 400 studenti dei licei DA Azuni, F. Figari e M. Castelvì, studiosi, rappresentanti della società civile e della cultura sassarese e attivisti che da sempre si impegnano a valorizzare Sa Sarda Rivolutzione.

Le due anime del progetto, il Teatro S’Arza e Sa Domo de Totus, si sono incrociate lo scorso anno e questa edizione si è ulteriormente allargato a diverse altre associazioni, al mondo delle scuole e alla realtà dei Gremi. Il coinvolgimento dei Gremi fu una delle novità significative e su questo si concentrarono gli interventi degli storici Federico Francioni e Piero Atzori e lo spettacolo teatrale di S’Arza dal titolo “I gremi nella rivoluzione sarda”. Non è un caso che il presidente dell’Intergremio Fabio Madau abbia aperto l’incontro con le scuole: «Sono molto orgoglioso di essere qui oggi» – ha detto Madau agli studenti «perché questa iniziativa testimonia un’anima poco conosciuta ma fondamentale di Sassari e le sue aziende storiche:
l’apertura all’innovazione, alle idee di giustizia e di uguaglianza e sottolinea il ruolo dei Gremi nella Rivoluzione Sarda”.

Gli storici Francioni e Atzori hanno raccontato ai bambini l’incredibile storia delle Forche del Carmine Vecchio, situate fino alla metà dell’Ottocento, secondo la ricostruzione di Enrico Costa, in un’area nei pressi del liceo artistico “Filippo Figari”, ai margini del attuale Via Quarto. Su quei patiboli, oltre a numerosi prigionieri, furono impiccati otto rivoluzionari tra il 1796 e il 1802. Tre mesi dopo la fuga di Giommaria Angioy (16 giugno 1796), vi fu infatti un tentativo di riconquistare la città di Sassari per liberare i «patrioti » prigionieri caduti: «è stata un’azione generosa, ma improvvisata – ha spiegato Atzori ai ragazzi – è andata male perché in città non è scoppiata la rivolta
previsto e perché mancava l’elemento sorpresa. Quattro caddero prigionieri. Una settimana dopo iniziarono le impiccagioni”.

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Tra gli otto martiri sardi anche il braccio destro di Angioy, Frantziscu Cillocco, che tentò di rilanciare la rivoluzione sbarcando in Gallura dalla Corsica nel 1802 ma fu tradito, insieme ad alcuni suoi compagni, portato in catene a Sassari e infine torturato e ucciso Qui. A questi rivoluzionari dimenticati sarà dedicato un monumento ideato da Sa Domo de Totus, patrocinato dal Comune di Sassari e progettato dal maestro del percorso artistico Vittore Loriga: «questo totem è il primo omaggio fisico alla Rivoluzione sarda – spiega Cristiano Sabino, maestro della Rivoluzione Sarda, con fierezza artistica – gli avvenimenti che descriviamo oggi non furono semplici “rivolte antifeudali”, ma una vera e propria rivoluzione nazionale, antifeudale, antimonarchica e finalizzata alla costruzione di una Repubblica indipendente. Non lo dico io, lo dicono le fonti, basta leggere il Memoriale di Angioy, i pamphlet che incendiarono la rivolta e lo stesso inno di Ignazio Mannu che incita il popolo alla ribellione utilizzando la lingua sarda come strumento di lotta politica. Il monumento è stato inaugurato in via Quarto e sarà «un grande ombelico d’acciaio attorno al quale – conclude Sabino – nei prossimi anni, coinvolgendo sempre i giovani, restituiremo memoria e dignità a una storia cancellata e nascosta”.

 
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