Il prezzo dell’espresso “rischia” di aumentare ulteriormente. Ma per un caffè di qualità 1,20 euro non è ancora molto – .

Tutto cade sempre su di te poveri consumatori. Questa è la reazione istintiva quando si parla di aumento dei costi delle materie prime, dell’energia e del personale, e di conseguenza dei prodotti. Quando la persona amata è vittima di un aumento dei prezzi tazza di caffèla rivolta comincia in Italia: eppure è proprio l’espresso che oggi costa ancora troppo poco, soprattutto quello di qualità.

L’espresso è cresciuto del 15% in tre anni

Non stiamo solo parlando specialità, ma di semplici caffè buoni, puliti, estratti con cura da personale preparato, in un bar dove tutti i dipendenti sono regolamentati e adeguatamente retribuiti. Ne abbiamo parlato con torrefattori, baristi, consulenti ed esperti di ogni genere, e tutti concordano su un punto: l’espresso in Italia costa troppo poco. L’ultima notizia arriva dall’agenzia di stampa Manigliache riportavano gli attuali dati di mercato: il prezzo medio registrato per una tazza bevuta al bar è oggi di 1,18 euro nelle principali città italiane, sensibilmente superiore agli 1,03 euro del 2021, per un incremento complessivo in tre anni del 14,9%..

Perché il prezzo dell’espresso aumenta

AltogaL’associazione nazionale dei torrefattori, importatori di caffè e grossisti alimentari, ha spiegato che negli ultimi sei mesi le quotazioni di borsa del caffè Robusta hanno registrato un aumento di oltre il 90%, passando da 2.200 a $ 4.195 per tonnellatamentre sono aumentate quelle della varietà Arabica 55%arrivare a 239,85 centesimi la libbra. Colpa del cambio euro-dollaro, ma anche del cambiamento climatico che sta creando condizioni sempre più avverse in alcuni dei principali paesi produttori come il Brasile, per non parlare della crisi del Canale di Suez, strategico per tutte le rotte commerciali mondiali , compreso il caffè.

Tutto ciò comporta maggiori costi per il torrefattore, e di conseguenza anche per gli operatori: i costi, è vero, vengono in parte scaricati sul consumatore finale, proprio come avviene per i cioccolato (ancora una volta, la crisi climatica ci ha dato una mano: le forti piogge in Costa d’Avorio e Ghana hanno portato a raccolti disastrosi, che hanno dato poco cacao a prezzi più alti) o per qualsiasi altro prodotto soggetto a forti aumenti.

La cultura italiana che è diventata un peso

Con il caffè, però, le cose non sono così semplici. Il punto è sempre lo stesso: cosa sarebbe dovuto essere nostro «cultura dell’espresso» – una bella tradizione, una storia affascinante da preservare con cura – ha finito per diventare un bagaglio un po’ ingombrante. Un freno a mano tirato troppo a lungo, che ha immobilizzato la “patria del caffè” mentre tutti gli altri Paesi europei (e non solo) andavano avanti sviluppando nuove tendenze, affinando tecniche ed evolvendo gusto. Perché sì, il gusto si evolve, succede con il cibo, con il vino, con la birra, è già successo più o meno con tutto, tranne che con l’oro nero. Oggi in Italia nascono sempre più caffetterie di ricerca e valide torrefazioni, ma questo aumento di qualità non può non andare di pari passo con un aumento di prezzo.

Perché è ingiusto pagare un euro per l’espresso

In nessun Paese estero si paga 1 euro per un espresso, e nemmeno meno come accade in alcuni locali del Centro-Sud (un bar di Roma, infatti, l’anno scorso decise di abbassare ulteriormente il prezzo per ottenere il consenso del pubblico). Neppure quello meno bravo, che ha ancora costi di materia prima, energia e manodopera per sbarcare il lunario: bisogna considerare che per pagare – adeguatamente – il personale, quasi 50% del fatturato di un’impresa deve essere destinato agli stipendi. Dal 2006, poi, con il processo a liberalizzazione delle licenzeaprire un bar è diventato molto più semplice: è chiaro, quindi, che un imprenditore oggi ha molta più concorrenza che in passato, epoca in cui esisteva un solo bar per quartiere, che poteva contare su numeri molto più alti e ammortizzare così i costi spese grazie anche alla grande quantità di caffè macinato ogni giorno (numeri molto più alti della media attuale).

Un singolo espresso non può costare meno di 1,50

Un patrimonio culturale che continua a ripresentarsi troppo spesso, nonostante il grande lavoro di promozione di baristi e torrefattori preparati. Basta dare un’occhiata ai commenti sotto il post Facebook dell’Ansa per capire quanto ancora ci sia da fare per scardinare la regola non scritta secondo cui un espresso deve costare al massimo un euro. «Lo faccio a casa», «Per me i bar possono chiudere tutti», «Non importa, lo prendo dal distributore automatico del lavoro». Per fortuna, però, c’è anche chi ha difeso le attività, cercando di spiegare le ragioni dell’aumento.

Per noi, invece, un buon espresso fatto con materie prime selezionate, rispettose dell’ambiente e dei lavoratori della piantagione (ricordiamo ancora una volta che il caffè è una pianta e, come tale, ha una propria filiera che coinvolge una grande quantità di persone) oggi non può costare meno di 1,50 euro per la versione singola, volendo tenersela stretta. A molti potrà sembrare assurdo ma le cose, volenti o nolenti, stanno cambiando. Sono già cambiati, come dimostra la sempre maggiore attenzione al caffè nei locali recentemente aperti, non solo bar ma anche pasticcerie, bistrot, enoteche, chioschi che vogliono offrire un servizio rigoroso fino alla fine (d’altronde è il ultimo ricordo di un pasto!). Forse ci adatteremo prima del previsto a quella che nel resto del mondo è già da tempo la normalità.

 
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