Riunione ECSA a Marsiglia, grande partecipazione di giovani – .

L’idea di convocare un nuovo incontro europeo degli attivisti del movimento alter-globalizzazione e dintorni è nata tra Genova e Firenze durante gli incontri in occasione del 20° anniversario del controvertice del G8 del 2001 e del Forum Sociale Europeo a Firenze nel 2002 Fu in quel passaggio che le reti europee di attivisti ebbero modo di rincontrarsi dopo anni in cui prima la crisi economica, poi il Covid, poi le guerre avevano allontanato e frammentato il movimento per un altro mondo possibile e ne avevano inaridito capacità. di mobilitazione dei Forum Sociali.

L’impegno di ritrovarci è stato mantenuto, con uno sforzo generoso dalle associazioni francesi, a Marsiglia, città multietnica governata dalla sinistra che, in quanto capitale europea della cultura 2013, ha ereditato anche gli spazi idonei: la grande fabbrica di tabacchi di La Belle de Mai, dismesso e oggi luogo pubblico di sperimentazione, creazione e fruizione culturale, in particolare delle culture giovanili, gestito da una cooperativa sociale. Un luogo adatto anche per i numerosi spazi a disposizione.

Tre giorni di confronto, 76 seminari, quattro assemblee plenarie, un migliaio di partecipanti provenienti da quasi tutti i Paesi europei, compresi, questa volta, anche i Paesi dell’Est. L’ECSA (Spazio Comune Europeo per le Alternative) di Marsiglia forse non ha avuto l’ampiezza di altri incontri, ma è stata un’occasione in cui attivisti provenienti da tutta Europa si sono scambiati opinioni, esperienze e numeri di telefono. Con la promessa di tornare a lavorare insieme, almeno sui grandi temi che affliggono il pianeta: riarmo e guerra europea, cambiamento climatico, l’avanzata della destra, la continua erosione dello stato sociale europeo.

Non si tratta ancora di una ripartenza, ma forse di un passaggio di testimone, a giudicare dalla quantità di giovani, ragazzi e soprattutto ragazze, che hanno partecipato gestendo in prima persona gruppi di lavoro, assemblee, elaborando conclusioni con metodo inclusivo e partecipativo. Un’altra novità, almeno per noi che provenivamo dall’Italia, è stata la presenza numerosa e attiva di attivisti, figli e figlie dell’immigrazione, stabilmente in Europa, entrati a pieno titolo ai vertici di molte organizzazioni. Cosa che in Italia è ancora lontana dall’essere avvenuta.

Ed è stato forse anche grazie a questa numerosa presenza che, data la totale solidarietà verso la popolazione palestinese soggetta all’occupazione e all’apartheid e ora al genocidio, l’intero incontro è stato fortemente permeato dal discorso decoloniale.

Prova di ciò non è solo l’insistenza su questo tema, emerso in molti seminari e collegato a molte questioni, a partire dal cambiamento climatico espresso in termini di debito del Nord nei confronti del Sud e dalle migrazioni viste come conseguenza delle politiche commerciali neocoloniali. Nelle conclusioni del gruppo di lavoro sull’identità europea, la colonizzazione viene indicata come la vera radice di questa identità. Tra l’altro si è parlato anche della campagna per l’istituzione di una “Giornata europea in ricordo delle vittime del colonialismo”, che ho proposto a nome di Un Ponte Per e che potrebbe concretizzarsi nei prossimi anni.

La possibile saldatura/alleanza tra le lotte sociali, pacifiste, femministe, ambientaliste e per i diritti in Europa con la tendenza del Sud del mondo a liberarsi dalla dipendenza dal centro, che si può leggere in molti episodi più recenti di politica internazionale, può forse essere intravisto come una tendenza da guardare con attenzione.

Un altro aspetto che preoccupa e colpisce l’ECSA è l’allarme per la diffusione e la crescita, all’interno dei governi, delle forze politiche e tra la popolazione, di tendenze di estrema destra e fasciste. L’Italia è ampiamente citata, come esempio di primo Paese tra i fondatori dell’Europa del dopoguerra ad essere governato da una forza politica di estrazione neofascista, con il timore che il contagio potesse estendersi ad altri Paesi del Centro. Numerosi gli appelli a formare un fronte comune contro la destra.

La numerosa presenza giovanile ha portato una sferzata di radicalismo anticapitalista che si è confrontato con un atteggiamento più pacato e riflessivo della “vecchia guardia”, non tanto in termini di analisi, quanto piuttosto in termini di accenti. Non si è trattato però di uno scontro, quanto piuttosto di un confronto in cui tutti si sono interrogati e si sono interrogati sul modo migliore per contrastare la crescita della destra, tra ricerca di ampie alleanze e appelli rivoluzionari.

Ciò che mi è sembrato visibile qui a Marsiglia è che una nuova generazione di giovani, ragazzi e ragazze, bianchi e neri, radicali, ottimisti e combattivi, con una grande capacità di fare rete nel continente e che guardano al futuro con la speranza e la voglia di cambiarlo. Nei prossimi anni potrebbero rappresentare un serio ostacolo al ritorno apparentemente inarrestabile dell’Europa a una potenza neocoloniale armata e al suprematismo occidentale. E forse questo sta già iniziando nelle università americane.

 
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