Rendita, via i tagli di Conte e i rimborsi a mille parlamentari. Nessun sequestro per Chisso, coinvolto nello scandalo Mose – .

Rendita, via i tagli di Conte e i rimborsi a mille parlamentari. Nessun sequestro per Chisso, coinvolto nello scandalo Mose – .
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Renato Chisso, l’ex assessore regionale ai Trasporti del Veneto, arrestato nel 2014 per lo scandalo MOSE, gli verrà restituita la rendita. Non tutto, ma circa quattro quinti, sì. Arretrati e rivalutazioni inclusi. Grazie al suo avvocato, il bellunese Maurizio Paniz, già deputato della Repubblica per tre legislature, che, tra l’altro, è riuscito anche a cancellare i tagli alle rendite dei suoi ex colleghi parlamentari, 350 senatori e 650 deputati. La magistratura non c’entra niente, era l’anno 2018, il presidente del consiglio dei ministri era Giuseppe Conte del M5s. Sei anni dopo, il contraccolpo. E gli arretrati da ripagare.

Chisso riavrà il vitalizio

Partiamo da Chisso. Il 4 giugno 2014 scoppia lo scandalo MOSE, ci sono stati arresti e arresti di personaggi illustri. Tra questi, il consigliere regionale di Forza Italia Renato Chisso, accusato di corruzione. Dovrà scontare una pena di due anni e 22 giorni tra carcere a Pisa e arresti domiciliari. Nel patteggiamento è compresa la confisca di due milioni di euro. Ed è in forza di quel provvedimento che sei anni dopo, il 21 settembre 2022, i militari del nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Venezia hanno bussato alla porta della Regione e trasformato il provvedimento di confisca di 332.287 euro nei confronti del ex consigliere. Soldi che la giunta regionale avrebbe dovuto dargli come vitalizio e che l’ex assessore non vede: tutti confiscati. Adesso quei soldi gli dovranno essere restituiti. Spiega Paniz: «Quando Chisso è venuto a parlarmi del fatto che non aveva un centesimo, ho detto: ma come, hai diritto alla quota di rendita! La Suprema Corte di Cassazione e la Corte Costituzionale, anche accogliendo i miei ricorsi, hanno più volte stabilito che la rendita, sia nazionale che regionale, è una pensione. E essendo una pensione maturato a seguito del versamento della quota parte dei contributi versati dal lavoratore, il lavoratore stesso ha diritto ad averne una parte. Il sequestro totale era inconcepibile”. Così Paniz si è rivolto al giudice dell’esecuzione del tribunale di Venezia e al giudice delle indagini preliminari, dott.ssa Daniela Defazio, il 27 febbraio scorso, lo ha accolto, ha riformato l’ordinanza del 12 giugno 2023 e ha disposto che la rendita dovuta dal Veneto Regione a Renato Chisso viene sequestrato e confiscato nei limiti stabiliti dall’articolo 545, comma 7, del codice di procedura civile. In pratica solo un quinto della rendita, se non meno, è confiscabile. La Regione non ha ancora restituito i soldi al suo ex consigliere, ma è questione di poco tempo. Di quanti soldi stiamo parlando? Per chi è in mora – dice Paniz – «qualche centinaio di migliaia di euro, oltre interessi, rivalutazione ed ovviamente la rendita mensile per la parte non suscettibile di sequestro”. È il primo caso in Italia, sottolinea il legale, di rendita pignorata e restituita. E altri, come l’ex governatore del Veneto Giancarlo Galan, potranno facilmente fare lo stesso.

Gli altri ricorsi

Per quanto riguarda le rendite dei parlamentari, il taglio era stato disposto nel 2018 dalle presidenze di Camera e Senato che, con la forte spinta del M5s, avevano applicato il sistema contributivo. Una riforma che era passata al Senato senza i voti di Forza Italia, Pd e Fratelli d’Italia che si erano allontanati al momento del voto, con M5s e Lega invece favorevoli. Sei anni dopo si scopre che quei tagli sono stati tagliati, circa un migliaio di ex parlamentari che contavano su Paniz. «Si diceva – rimarca Paniz – che si trattasse di un adeguamento del sistema contributivo, ma era solo un esca, tanto che lo stesso Pasquale Tridico, ex presidente dell’Inps e oggi candidato alle elezioni europee con il M5s, ha smentito quella affermazione». Sono circa un migliaio i ricorsi presentati da Paniz per conto di 350 senatori e 650 deputati con procedimenti tortuosi e lunghi che hanno coinvolto primo grado, secondo grado e ricorsi alla Corte Costituzionale. Come è andata a finire? «Per tutti gli ex senatori quel taglio è stato dichiarato totalmente illegittimo e hanno recuperato tutto, compresi gli arretrati». C’è stata una prima sentenza nel 2020, nel 2021 una sentenza parziale di secondo grado, nel 2022 è arrivata alla Corte Costituzionale e all’inizio del 2023 la sentenza definitiva che – sottolinea Paniz – non è stata ulteriormente impugnata. Per quanto riguarda la Camera, finora sono state emesse sentenze parziali per cui circa il 40 per cento degli ex deputati ha ricevuto tutto, un altro 30 per cento ha ricevuto una parte dei vitalizi ridotti e il restante 30 per cento – dopo la discussione il 31 gennaio – è in attesa di sentenza. «Ho presentato ricorso anche per una ventina di ex parlamentari europei le cui rendite all’epoca dipendevano dalle condizioni dei singoli Stati: in questo caso il Parlamento europeo doveva pagare le spese di entrambi i gradi di giudizio».

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Il Gazzettino

 
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