I liguri stanno invecchiando e sono meno attivi nel mondo del lavoro. Da qui ai prossimi dieci anni nella nostra regione ci saranno quasi 65mila potenziali lavoratori in meno. È la fotografia che arriva dall’ufficio studi della Cgia di Mestre che ha analizzato la situazione occupazionale italiana da oggi ai prossimi dieci anni. Dall’analisi emerge che dal 2024 al 2034 l’Italia perderà complessivamente tre milioni di persone in età lavorativa, dai 15 ai 64 anni. E la situazione più critica emerge nelle regioni del Mezzogiorno mentre la Liguria, la regione più anziana d’Italia, passerà dal Dalle attuali 910.048 persone in età lavorativa passano a 845.294, in pratica si perderanno 64.754 lavoratori, il 7,8% in meno rispetto a quelli attuali. Un andamento in linea con la media nazionale (pari a -8%) ma il calo ligure è molto più marcato che in regioni come Emilia Romagna (-2,55%), Trentino Alto Adige (-3,10%) e Lombardia (-3,43% ). «Il caso ligure, infatti, è più allarmante poiché colpisce un territorio già martoriato dal peggior calo demografico d’Europa – spiega Luca Maestripieri, segretario generale Cisl Liguria – Recuperare attrattività attraverso l’occupazione di qualità e di prestigio, arginare l’emorragia giovanile, favorire forme virtuose di collaborazione tra centri di formazione, università e imprese. Queste sono le mosse che il territorio deve fare per evitare entro un decennio la desertificazione industriale e sociale”. Secondo la CGIA il calo previsto da qui ai prossimi dieci anni è attribuibile a molteplici fattori: non solo il calo demografico ma anche l’instabilità geopolitica, la transizione energetica e digitale con le imprese italiane destinate a subire ricadute spaventose. La difficoltà, ad esempio, di reperire giovani lavoratori da inserire nelle imprese artigiane, commerciali o industriali è già un problema attuale e avrà ricadute più marcate sugli scenari economici del prossimo decennio. «Una regione come la Liguria, sempre più vecchia e meno votata alla crescita, è incompatibile con qualsiasi piano economico, anzi lo rende inutile – prosegue il segretario generale della Cisl Liguria – E il Primo Maggio è l’occasione per lanciare anche questo allarme: senza prospettive demografiche non ci saranno prospettive occupazionali”.
L’unica eccezione al trend nazionale arriva dalla provincia di Prato, in Toscana, grazie ad un altissimo tasso di popolazione straniera, che abbasserà da qui ai prossimi anni l’età media della popolazione e avrà un impatto positivo sulla nascite, tanto che nel 2034 ci saranno 1.270 persone in più in età lavorativa. «Qui in Liguria però le prime a pagare il conto saranno le zone interne, da anni cerchiamo di contrastare lo spopolamento dell’entroterra ma senza riuscire a invertire la tendenza – spiega Maurizio Calà, segretario generale Cgil Liguria — Una situazione che avrà forti ricadute anche sul prodotto interno lordo. La più grande follia di questi anni è stata combattere l’immigrazione invece di investire sulla qualità del lavoro, sui servizi, sul sistema sanitario e sulla stabilità del Paese. Senza immigrati siamo destinati a morire, sia economicamente che socialmente”.
E il progressivo declino degli italiani in età lavorativa porterà anche ad un aumento della spesa sanitaria, pensionistica, farmaceutica e assistenziale con forti ricadute anche sulle finanze pubbliche. In un Paese con sempre meno giovani e una presenza molto diffusa di over 65, saranno molti i settori economici a presentare il conto. «Per anni le previsioni sull’invecchiamento della popolazione sono state sottovalutate se non ignorate, la Liguria, oltre al calo demografico, ha perso per anni senza soluzione anche il treno dell’integrazione con la situazione ventimigliese, e questo è il risultato – spiega Francesca Cantini, sottocommissario alle politiche sindacali Uil Liguria – Oggi si parla tanto di bonus e incentivi alla famiglia da parte del Governo. Misure che sono e non saranno sufficienti a frenare il lento e inesorabile declino dell’intero Paese”.
