numeri di produzione e di mercato – .

Campagna olearia 2023/2024secondo l’ultimo rapporto della Commissione Europea del 27 marzo 2024, certifica che l’olio d’oliva è pochissimo, con una produzione complessiva in calo del 3% rispetto al dato dello scorso annogià molto carente.

Dopo l’aggiornamento della produzione spagnola e italiana, rispettivamente a 840 e 330mila tonnellate, e la buona performance portoghese di 150mila tonnellate, la produzione europea di olio d’oliva salirà a 1,489 milioni di tonnellate, praticamente la cifra della sola Spagna fino a due anni fa .

Le buone notizie che arrivano dall’Europa, esclusa la Grecia con sole 155mila tonnellate prodotte, sono però compensate dalle cattive notizie dal resto del bacino del Mediterraneo e in particolare dal crollo della produzione turca (-45% a 210mila tonnellate) e anche da Siria (-24% a 95mila tonnellate) a fronte della sostanziale stabilità produttiva di Marocco e Tunisia.

I saldi complessivi a disposizione del mercato non cambiano significativamente rispetto agli scenari di gennaio, nonostante le buone notizie europee.

Non è un caso che, nonostante le voci degli operatori secondo cui l’apertura del mercato all’ingrosso turco fosse imminente, questo resta ancora chiuso, provocando qualche fibrillazione soprattutto sul mercato spagnolo, letteralmente a caccia di petrolio da vendere.

In effetti il scorte finali previste dalla Commissione Europea, nonostante le produzioni riviste al rialzo in Spagna, Portogallo e Italia, lo sono stabile a 357 mila tonnellate a fine settembre 2024quindi lo stesso valore indicato a gennaio.

Questo perché il calo dei consumi, pur presente, è meno marcato di quanto previsto dagli operatori. Il calo delle vendite varia dal 15 al 25% a seconda del Paese europeo preso a riferimento, quando si prevedevano cali del 35-40%, cioè quelli registrati nell’autunno 2023 quando i rincari dell’olio extravergine di oliva cominciarono a vedersi sui mercati scaffali.

Anche sulper le esportazioni extra europee la situazione appare meno negativa del previsto, soprattutto con il mercato statunitense che presenta cali dei consumi molto contenuti (-1,2%). Gli Stati Uniti rappresentano oggi il secondo o terzo mercato mondiale per l’olio d’oliva e le sue dinamiche influenzano in modo significativo i volumi commercializzati a livello mondiale.

È l’Estremo Oriente, con Cina, Giappone e Australia, i paesi che soffrono maggiormente di forti riduzioni dei consumi, anche del 50%, mentre tiene il Regno Unito, con un calo dei volumi importati solo del 3,9%.

La preoccupazione è che, viste le dinamiche commerciali evidenziate nella prima parte della campagna olearia, le scorte potrebbero scendere anche al di sotto delle previsioni dell’Unione Europea, non garantendo il collegamento tra le campagne oleicole.

 
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