“L’incendiario non è stato identificato”, e ancora nessun risarcimento – .

“L’incendiario non è stato identificato”, e ancora nessun risarcimento – .
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SAN CATALDO (Lecce) – Il piromane o i piromani responsabili dell’incendio nella marina di San Cataldoil 25 luglio 2023. Purtroppo, le indagini condotte negli ultimi mesi da carabinieri forestali non ci hanno permesso di dare un volto e un nome al responsabile che, quel giorno, ridusse la marina leccese in un inferno di fuoco e fiamme. L’ultima informazione è stata depositata sulla scrivania del pubblico ministero Luigi Mastroniani e il fascicolo, in cui è stato ipotizzato il reato di incendio doloso nel bosco, resterà nelle mani di ignoti. Nella parte finale dell’informativa si evidenzia che non sono stati individuati elementi utili ai fini dell’identificazione del responsabile o dei responsabili.

Sono state perquisite le riprese video delle telecamere, sono state acquisite testimonianze e sono stati effettuati sopralluoghi, ma anche accertando i punti di collegamento è stato altrettanto impossibile individuare chi abbia effettivamente appiccato l’incendio. Per la tranquillità dei residenti e di tutti i villeggianti che, quel giorno, vissero ore di paura e di terrore. Decine e decine i mezzi dei vigili del fuoco, Canadair, droni, case evacuate, danni alle abitazioni, villeggianti in fuga dalle spiagge. Video e foto dell’incendio sui social, del fumo nero e dell’odore acre che rendevano l’aria irrespirabile. E, nei giorni immediatamente successivi, un comprensibile calo di presenze al porto turistico con i turisti in fuga in un periodo già difficile per le avverse condizioni meteo. Sul posto era presente anche il sindaco Carlo Salvemini. Ha partecipato personalmente alle operazioni di spegnimento dei vari incendi alimentati da un forte vento di scirocco che soffiava intenso in quelle ore.

Le fiamme hanno avvolto il porticciolo in più punti: sono partite da sud dall’ex bar Carmelina, al confine con Campo Verde e lungo la strada per San Foca, nei pressi della chiesetta; un altro focolaio nel bosco vicino alla darsena e l’ultimo tra i canneti in prossimità del primo ponte lungo la strada che porta a Lecce. Complessivamente sono circa 40 gli ettari di macchia mediterranea e bosco devastati dall’incendio mentre sono state interessate dall’incendio una trentina di abitazioni insieme ad alcune attività commerciali e diverse automobili. Un disastro. Il sindaco Salvemini, dopo una riunione del consiglio comunale, ha chiesto il riconoscimento dello stato di emergenza e, insieme alla sua giunta, ha dato mandato agli uffici di creare un gruppo di lavoro – anche congiunto – per quantificare i danni subiti dai beni mobili e immobili pubblici. proprietà e privato. Una partita ancora aperta a differenza del fronte investigativo che ormai appare del tutto compromesso.

Dopo una polemica scatenata dal consigliere di minoranza Gianpaolo Scorrano che ha contestato i ritardi dell’attuale amministrazione nel fornire i ristori, sono intervenuti il ​​vicesindaco e l’assessore alla Polizia locale Sergio Signore che ha fatto molta chiarezza sulla questione: questione, a suo avviso, di esclusiva competenza della Presidenza del Consiglio, nello specifico del Dipartimento della Protezione Civile e non del Comune di Lecce. L’amministrazione di Palazzo Carafa, infatti, ha assolto tutti gli adempimenti facendo – in tempi record – come riportato nella nota del vicesindaco – a partire dalla richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza approvata dal Consiglio, seguita dall’encomiabile lavoro del gruppo di lavoro interistituzionale con i Carabinieri Forestali e i Vigili del Fuoco”.

Lo scorso febbraio il Comune si è rivolto nuovamente al Dipartimento regionale della Protezione civile il quale ha risposto che “al momento non sono pervenute a questa Sezione le risultanze delle indagini del Dipartimento nazionale della Protezione civile”.

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