Regeni, un imputato 007, stava partecipando alle indagini sulla morte – .

Regeni, un imputato 007, stava partecipando alle indagini sulla morte – .
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AGI – C’era anche Uhsam Helmi, lo 007 egiziano, A riunioni congiunte del team con gli investigatori italiani che hanno indagato sul morte di Giulio Regeniavvenuto al Cairo nel 2016. Uno degli imputati è il colonnello Helmi, accusato insieme ad altri tre colleghi della Sicurezza Nazionale di aver il ricercatore universitario ha scoperto che è stato rapito, torturato e ucciso cadavere il 3 febbraio 2016 sulla strada che porta ad Alessandria. Insieme a lui sono accusati anche Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahime e Magdi Ibrahim Abedal Sharif.

Davanti ai giudici della corte d’assise della capitale sono stati ascoltati i responsabili del servizio centrale operativo della Polizia di Stato che hanno seguito le indagini: il direttore responsabile, Vincenzo Nicolì e il dirigente Alessandro Gallo. Le foto del colonnello Uhsam Helmi, in occhiali da sole, giacca blu e camicia bianca, erano esposto nel tribunale di Roma. Li avevamo scattata quando l’ufficiale egiziano era ora sotto processo ha partecipato il 10 febbraio 2016 al sopralluogo ottenuto dagli investigatori italiani sul luogo del ritrovamento del corpo di Regeni.

“Quello con gli occhiali da sole è il colonnello Helmi, veniva abbastanza spesso”, ha confermato Colonnello del ROS dei Carabinieri Loreto Biscardi, che poi spiegò: “Non ci è mai stata fornita alcuna ripresa, nemmeno quella delle telecamere della metropolitana. L’indizio giunto dalla squadra di investigatori locali era quello di un complotto contro l’Egitto o addirittura di un’azione terroristica da imputare ai Fratelli Musulmani. Il tutto per complicare i rapporti con l’Italia”.

Biscardi ha ricordato inoltre che “veniamo da un’esperienza positiva di scambi con la polizia egiziana, eravamo riusciti a fermare il traffico di migranti qualche anno prima e le aspettative iniziali erano di fare chiarezza sulla questione. All’inizio – ha proseguito – tra noi era una collaborazione apparente, ci hanno permesso di assistere alla raccolta delle testimonianze ma noi cercavamo prove oggettive. Le autorità egiziane sono state immediatamente informate che quanto emerso dall’autopsia effettuata in Italia non era compatibile con le loro ipotesi investigative quale l’incidente. strada”.

 
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