Il giovane campione che ha abbandonato i ristoranti stellati per riaprire una piccola enoteca di 18 mq – .

È chiamato Farmacia del 33 e, dopo essere stata la prima farmacia di Sacile, piccolo ed elegante borgo in provincia di Pordenone, è diventata uno dei luoghi più frequentati del paese, non più per comprare medicinali, ma per godersi un classico Spritz con alcuni sparoil tipico e gustoso piatto veneziano che accompagna l’aperitivo.

Farmacia dei 33, arriva Mattia Mancin

Ma dopo che gli storici proprietari hanno deciso di andare in pensione, le voci sulla chiusura del ristorante si sono fatte insistenti, con grande disappunto di tanti clienti che pensavano di perdere un punto di riferimento fondamentale. Non sarà così, perché quel gioiellino di 18 mq con due terrazzi unici affacciati sulla piazza, riapre e Sarà Mattia Mancin ad alzare le serrandemolto conosciuto e stimato in città per la sua grande esperienza, girando l’Italia con visite a Londra, come maître d’. Ma chi è veramente Mattia Mancin??

«Sono uno a cui piace quello che fa e per questo cerca di farlo al meglio» spiega questo ragazzo di 27 anni che lavora nei ristoranti da più di dieci, e quali ristoranti: «Mi sono iscritto all’albo e scuola del vino, ma non volevo fare lo chef, preferivo il servizio in camera. Poi, a 16 anni, volevo guadagnare qualcosa e così ho iniziato a svolgere piccoli lavoretti, soprattutto nella ristorazione. Mentre li facevo però ho capito che mi piacevano e così dopo la scuola ho deciso che quella sarebbe stata la strada che avrei voluto intraprendere”.

Cracco, Londra e ritorno da Cannavacciuolo

Dopo qualche esperienza, ecco la “possibilità” con la P maiuscola: «Mi hanno proposto di lavorare nell’unico ristorante stellato qui a Pordenone che si chiama Cecchini. E, naturalmente, ho detto di sì. Tutti dicevano che ero bravo nel mio lavoro e questo era gratificante. In quegli anni cucinare in TV stava diventando una moda e Masterchef divenne il programma di punta. Coinvolto un po’ da quel mondo, mi sono detto, manderò il mio curriculum a tutte le stelle Michelin d’Italia e vediamo se c’è qualcuno che mi risponde. L’unico a farlo è stato Carlo Cracco”.

Non uno qualunque, visto che Mattia aveva molto da imparare per fare bene il suo lavoro: «È stato davvero incredibile, perché ho fatto il colloquio e lui mi ha assunto. Devo dire che l’esperienza è stata eccezionale, con lui ho cominciato davvero a capire cosa bisogna fare. E devo dire, in un tempo relativamente breve Sono passato dal ruolo di corridorechi porta i piatti ai clienti, sparecchia i tavoli, ecc., diventare secondo mâitre. Quando arrivai a questo livello, Cracco aveva aperto il suo ristorante in una galleria di Milano dove rimasi per due anni e mezzo. Per me è stato come un secondo padre”.

A quel punto, però, la voglia di sperimentare e provare cose nuove prende il sopravvento: «Tramite Linkedin ho ricevuto l’offerta di L’anatra grassa, tre stelle Michelin, da Bray nel Berkshire nel Regno Unito. Non potevo dire di no. Non potevo perdermi un’esperienza all’estero come questa. Mi hanno assunto come vicedirettore e devo dire che lavorando lì mi si è aperto un mondo, perché non credo che un ristorante così, con tanta raffinatezza, si possa trovare da nessuna parte. Un mondo a parte, bellissimo, ma che, per essere così precisi, non lasciava nulla all’inventiva e alla creatività. Un po’ troppo per come sono fatto. Quindi, una volta imparato tutto quello che potevo, fortunatamente ho ricevuto l’offerta di andare a lavorare Villa Crespi. Ho colto al volo l’occasione di tornare, ma purtroppo non sono rimasto a lungo con Cannavacciuolo perché il Covid è arrivato meno di un anno dopo. A quel punto, non sapendo quando avremmo potuto o meno ripartire, ho scelto di restare a Pordenone”.

Viaggio a Milano con Exit

Quando la situazione pandemica sembra riequilibrarsi, Mattia ricomincia a muoversi: si trasferisce a Milano per Exit, il progetto di gastronomia urbana di Matias Perdomo che conquista da anni i “foodies” milanesi e che purtroppo ha chiuso i battenti ad aprile: «Volevo andare a un po’ fuori dagli schemi del ristorante stellato. Però il Covid non era ancora finito del tutto, hanno cominciato a stabilire orari, zone gialle, verdi, ecc. e poi ho detto basta e sono tornato a Pordenone per restare”.

Il ritorno a Pordenone e l’occasione della Farmacia 33

Il resto è oggi: «Dopo tutta la mia esperienza nei ristoranti stellati mi annoiavo un po’, volevo qualcosa di più semplice, meno strutturato. E mentre riflettevo su cosa avrei voluto fare con le competenze acquisite negli anni, ho iniziato a lavorare come dipendente presso la Farmacia dei 33 a Sacile. Quando ho visto il posto, mi sono immaginato lì come il proprietario: e quando i proprietari hanno deciso di andare in pensione mi sono detto che questo poteva essere il mio posto.”

Da lì è tutto in discesa: Mattia inizia una ristrutturazione per ottimizzare gli spazi, ma la formula lascia quella già collaudata, quella del bacaro, la classica osteria veneziana dal carattere popolare, dove ombre o bianchi e quelli tipici cichéti, snack, piccoli piatti: dal classico crostino ai salumi, alle polpette, al baccalà mantecato, ai fegatini alla veneziana, alle sarde in saor e al polpo in umido. Tutto dipende dalla stagione ovviamente. Ma qualcosa cambia: «Loro erano più concentrati sui cocktail, io ho iniziato a concentrarmi maggiormente sul vino. Voglio ampliare la cantina per avere tanta scelta, ma di alta qualità, con prodotti ricercati. Poi vorrei portare avanti il ​​lavoro organizzando serate per rendere la Farmacia uno spazio per l’aperitivo con buona musica. E anche per il cibo sto facendo una ricerca di prodotti molto più selezionati e ricercati. Insomma, voglio riprendere il concetto di osteria e creare un bacaro giovane”.

Un presente da costruire e per il futuro?

E con la crisi dei dipendenti? «Sinceramente non ho avuto problemi, forse è una mia fortuna perché sono conosciuto per le esperienze che ho fatto, ma ho trovato personale facilmente. Penso che la crisi non esista, basta far lavorare le persone giuste e pagare le persone giuste. È importante anche essere buoni insegnanti: i dipendenti sono incoraggiati a fare meglio. Nella mia vita ho trovato degli insegnanti molto bravi e Cracco, ripeto, è stato il migliore. Mi ha insegnato tantissimo, mi ha portato ovunque per vedere come curava il ristorante e la sua gestione. E mi ha dato la possibilità di essere il secondo maitre, il che non è scontato. È proprio grazie a lui se ho potuto arrivare a Londra e fare tutto quello che ho fatto. Un insegnante incredibile.” Per il futuro cosa c’è per Mattia Mancin? «Vedremo, ora mi concentro su questo perché anche se è piccolo, c’è tanto lavoro da fare. Allora si capirà. Sono sempre aperta alle novità, mi piace sperimentare e cambiare. Ma ho appena iniziato qui. Tempo al tempo”.

 
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