tre medici indagati – .

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Una morte avvolta nel mistero: Michela Andretta Venerdì scorso è entrata nella clinica Fabia Mater del Prenestino per l’asportazione di un angioma all’orecchio sinistro. Poi è morta per arresto cardiaco. Dopo la denuncia dei familiari del 28enne di Acilia, la Procura ha aperto un’indagine. E ora nel registro degli indagati sono stati iscritti tre operatori sanitari della struttura: l’anestesista Trembiskaya Kseniail chirurgo Francesco Stilloche aveva eseguito l’intervento chirurgico per rimuovere l’angioma, e il medico Gianpietro Bianchini.

Michela Andretta muore all’età di 28 anni durante un’operazione all’orecchio. Il fidanzato: “Era un’operazione di routine”

di Marco Carta

05 maggio 2024


Per i tre l’accusa è quella di omicidio colposo e negligenza medica professionale (articolo 590 sexies). Si tratta di un atto necessario in vista delle indagini peritali disposte dalla Procura per accertare le cause della morte.

L’autopsia sul corpo della ragazza, che lavorava come “lash artist”, verrà effettuata oggi e gli esiti saranno resi noti entro sessanta giorni. Presenti anche i familiari della giovane, difesi dall’avvocato Marina Colella, ha nominato un proprio medico legale. «Da quello che abbiamo capito – assicura Colella – Michela non era assolutamente preoccupata per questa operazione. I familiari sono ancora sotto shock e giustamente vogliono sapere cosa sia successo”.

Le indagini ordinate dalla Procura Francesco Paolo Marinaro chiarirà diversi aspetti. La prima riguarda la natura dell’angioma e le modalità dell’intervento, per accertare eventuali errori in sala operatoria. Poi verrà approfondita la situazione clinica della giovane, per capire se soffre di allergie. E infine verranno effettuati controlli sulla struttura sanitaria di via Olevano Romano.

A sporgere la denuncia al commissariato di Centocelle è stato il fidanzato della vittima, Andrea Carboni, allenatore di calcio giovanile. La coppia stava insieme da nove anni e da poco si erano trasferiti insieme ad Acilia. Carboni, come tutti i familiari, chiede che venga fatta piena luce su tutta la vicenda. A partire dall’operazione per asportare l’angioma, iniziata intorno alle 12 e conclusa nel modo più inaspettato: «Ci hanno chiamato dicendoci che era morta per arresto cardiaco. Nemmeno i medici riuscivano a spiegarne il motivo. Per questo chiediamo che le sia fatta giustizia. Prima di entrare in quella clinica, Michela, stava bene”.

 
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