Marco di Veglia muore a 27 anni. Le ultime parole a un passante: “Aiutami” – .

Marco di Veglia muore a 27 anni. Le ultime parole a un passante: “Aiutami” – .
Marco di Veglia muore a 27 anni. Le ultime parole a un passante: “Aiutami” – .

“Aiutatemi, ho ingoiato il farmaco per sfuggire ad un controllo”. Queste furono le ultime parole di Marco Di Veglia, 27 anni, è morto per strada a Quarticciolo nel primo pomeriggio di ieri dopo aver ingerito diverse dosi di crack e cocaina prima di essere fermato dalla guardia di finanza. Tutti dettagli che il giovane, già noto alle forze dell’ordine per diversi precedenti legati allo spaccio di droga, ha rivelato a un passante nel tentativo di essere salvato. Poi è stata inviata la segnalazione al 112, sul posto sono arrivati ​​i carabinieri e gli agenti del quartiere Prenestino, oltre ai sanitari del 118, ma per Marco non c’è stato nulla da fare. È morto in strada prima ancora di essere portato in ospedale. Oggi al policlinico di Tor Vergata verrà effettuata l’autopsia per stabilire le cause della morte, probabilmente un’overdose causata dalla rottura di uno degli involucri ingeriti, se le sue ultime parole saranno confermate.

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CONTROLLO

Erano da poco passate le 13 quando il 27enne, residente a Palombara Sabina, è stato fermato in via Ostuni, nella nota piazza di spaccio di droga del Quarticciolo, dalla guardia di finanza. Un controllo di routine che non aveva destato sospetti, Di Veglia infatti non aveva droga addosso e si è dimostrato tranquillo e collaborativo, tanto da svuotare le tasche durante il controllo. Una volta visti i finanzieri e temuto che lo fermassero, probabilmente aveva avuto il tempo di ingerire le dosi di crack e cocaina che aveva con sé.
Si è poi allontanato ma, poco dopo, si è accasciato a terra nella vicina via Manfredonia e, rendendosi conto della gravità della situazione, dolorante, ha attirato l’attenzione di un passante per chiedere aiuto. La versione dei fatti raccontata a chi ha chiamato i soccorsi – almeno per quanto riguarda la parte del controllo sottoposto poco prima – è stata poi confermata dagli uomini delle fiamme gialle che lo avevano fermato. Per stabilire le cause della morte, però, bisognerà attendere l’autopsia disposta dall’autorità giudiziaria.
Dagli accertamenti effettuati è emerso che il 27enne aveva diversi precedenti legati allo spaccio di droga.
“Libertà”, ha scritto in un post pubblicato sul suo profilo Facebook lo scorso 25 gennaio, accompagnato da una foto in cui era seduto sul divano.
Una libertà tanto attesa che non possiamo rischiare di metterla in pericolo, a costo della nostra vita.

IL PRECEDENTE

A pochi passi dal luogo in cui morì Di Veglia, nei lotti condominiali tra viale Palmiro Togliatti e via Ostuni, nella notte tra il 25 e il 26 aprile, sempre per questioni legate alla droga, un tunisino di 19 anni è stato accoltellato in strada. fianco, prossimo alla morte ma poi salvato grazie ad un intervento chirurgico al policlinico Casilino.
Per l’agguato, tre giorni fa era stato arrestato il genero del boss “Ciano” – all’anagrafe Luciano Marsella – o il compagno di sua figlia, Jacopo Civella, con l’accusa di tentato omicidio aggravato. Il movente: la vittima lavorava per lo spacciatore ma ne aveva preso le distanze perché un suo amico, anche lui tunisino, era stato cacciato di casa e per ripicca, senza ricevere il compenso dovuto, aveva rubato un orologio di valore al figlio del boss -legalmente . Un atto che non poteva rimanere impunito, così ci ha pensato Civella, il cui compito, secondo gli inquirenti, non era solo quello di gestire uno dei centri di spaccio ma anche quello di punire chi mancava di rispetto alla “famiglia”.
Sono solo due episodi legati a una delle piazze di spaccio più famose della capitale, quella del Quarticciolo, che ormai da mesi è sotto la lente di ingrandimento delle forze dell’ordine, con centinaia di arresti effettuati e le organizzazioni criminali costrette a “utilizzare ” spacciatori criminali di basso livello possano nuovamente vendere droga per le strade.
Federica Pozzi
© TUTTI I DIRITTI RISERVATI

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Il Messaggero

 
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