Morte improvvisa per cardiomiopatia aritmogena, iniziano le prime terapie specifiche – .

Morte improvvisa per cardiomiopatia aritmogena, iniziano le prime terapie specifiche – .
Morte improvvisa per cardiomiopatia aritmogena, iniziano le prime terapie specifiche – .

Milano, 9 maggio 2024 – Siamo a un punto di svolta per la cardiomiopatia aritmogena, la cardiopatia genetica incurabile, che colpisce soprattutto giovani e atleti: nuove terapie entrano nella sperimentazione clinica e i pazienti possono partecipare per ricevere cure all’avanguardia e contribuire al progresso della ricerca.

Questo il messaggio centrale del convegno organizzato il 10 maggio al Centro Cardiologico Monzino, in collaborazione con l’Università di Padova, dal titolo “Al centro del problema: la ricerca sulla cardiomiopatia aritmogena è vicina a una svolta?”.

La Cardiomiopatia Aritmogena (MAC) si manifesta con disfunzioni cardiache progressive e aritmie, cioè irregolarità del ritmo cardiaco, che portano, nei casi più gravi, alla morte improvvisa. È la tragica storia di atleti come Davide Astori o Piermario Morosini e di tanti giovani meno famosi.

Attualmente non esistono terapie specifiche per la MCA, ma solo farmaci che migliorano i sintomi e metodi che impediscono che le aritmie diventino letali, come l’impianto di un defibrillatore nel paziente.

“Le informazioni sono di vitale importanza per i pazienti affetti da ACM e le loro famiglie. Oggi possiamo finalmente parlare anche di cure specifiche, anche se al momento sono disponibili solo attraverso studi clinici. Le sperimentazioni in fase di start-up sono di due tipologie: approcci rivoluzionari di terapia genica o “drug repurusing”, cioè la sperimentazione di farmaci tradizionali per una patologia diversa da quella per la quale sono stati approvati. Al Monzino, ad esempio, stiamo per avviare uno studio sull’efficacia delle statine contro le ACM” dichiara Elena Sommariva, Responsabile dell’Unità di Biologia Vascolare e Medicina Rigenerativa del Monzino.

“Abbiamo a cuore che i pazienti che accedono alle nuove scoperte della ricerca lo facciano in modo informato, conoscendo le ragioni che hanno spinto noi ricercatori a testare alcune terapie e i risultati sperimentali che ne hanno dimostrato l’efficacia preclinica”, continua Sommariva.

“Le nuove possibilità terapeutiche che si stanno sviluppando nei laboratori di ricerca ci offrono l’opportunità di diffondere un messaggio positivo di speranza, che desideriamo condividere con i pazienti – dichiara Alessandra Rampazzo, professore ordinario di Biologia Applicata presso il Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova – Il nostro gruppo di ricerca ha valutato l’efficacia in vitro di un farmaco nel bloccare i meccanismi molecolari della malattia. Grazie all’importante finanziamento europeo IMPACT, non solo proseguirà questa sperimentazione su modelli in vivo ma verranno testate anche altre soluzioni terapeutiche”.

 
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