“Amnistia per i detenuti, abolire la pena di morte” – SulPanaro – .

“Amnistia per i detenuti, abolire la pena di morte” – SulPanaro – .
“Amnistia per i detenuti, abolire la pena di morte” – SulPanaro – .

(Adnkronos) – CdV, 9 mag. (Adnkronos) – Il Papa chiede ai governi del mondo iniziative volte a restituire speranza ai detenuti: “Nell’Anno Giubilare saremo chiamati ad essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni disagiate. Penso ai detenuti che, privati ​​della libertà, sperimentano ogni giorno, oltre alla durezza della reclusione, il vuoto emotivo, le restrizioni imposte e, in molti casi, la mancanza di rispetto. Nell’Anno Giubilare dovrebbero essere intraprese iniziative che ripristinare la speranza; forme di amnistia o di remissione di pena volte ad aiutare le persone a ritrovare la fiducia in se stesse e nella società; percorsi di reinserimento nella comunità che corrispondono ad un impegno concreto al rispetto delle leggi”. “È una chiamata antica – osserva il Papa – che nasce dalla Parola di Dio e resta con tutto il suo valore di saggezza nell’invocare atti di clemenza e di liberazione che ci permettano di ripartire”. Di qui il monito: “In ogni angolo della terra, i credenti, soprattutto i Pastori, si facciano interpreti di queste istanze, formando un’unica voce che con coraggio chiede condizioni dignitose per i detenuti, rispetto dei diritti umani e, soprattutto, “l’abolizione della la pena di morte, provvedimento contrario alla fede cristiana e che distrugge ogni speranza di perdono e di rinnovamento”. Poi l’annuncio di ciò che farà il Papa stesso: «Per offrire ai detenuti un segno concreto di vicinanza, io stesso desidero aprire in un carcere una Porta Santa, affinché sia ​​per loro un simbolo che li inviti a guardare al futuro con speranza e con un rinnovato impegno per la vita”. Il Papa ha lanciato il programma per il Giubileo 2025. Dall’amnistia per i detenuti all’accorato appello per l’abolizione della pena di morte, dalla remissione del debito per i Paesi più poveri, alla proposta di creazione di un Fondo globale con i soldi utilizzati in armi per combattere la fame, Bergoglio, nella Bolla consegnata oggi ‘Spes non confundit’, ha messo nero su bianco le azioni da intraprendere per l’Anno Santo ‘Il Giubileo sia per tutti occasione per ravvivare la speranza’, la speranza. La Bolla papale si apre alla luce dell’espressione di san Paolo “Speranza che non delude” perché offre la certezza dell’amore di Dio. Sul tema dell’indulgenza, che è il primo contenuto del Giubileo, ‘Spes non confundit’, come rileva il dicastero per la nuova evangelizzazione, offre un’interessante interpretazione: «Il perdono non cambia il passato, non può modificare ciò che già è accaduto; e, tuttavia, il perdono può permetterci di cambiare il futuro e di vivere diversamente, senza rancore, odio e vendetta. Il futuro illuminato dal perdono ci permette di leggere il passato con occhi diversi, più sereni, anche se ancora segnati dalle lacrime”. Bergoglio, nel programma, non si ferma all’annuncio della speranza, scendendo nel concreto: dall’appello alla pace (“tacciano le armi”), all’importanza della trasmissione della vita in un’epoca di “culle vuote”. ”. Nel cuore del Papa ci sono i detenuti per i quali il Papa intende aprire una “Porta Santa” all’interno del carcere “perché sia ​​per loro un simbolo che li inviti a guardare al futuro con speranza e con un rinnovato impegno per la vita”. ”. Nella Bolla c’è anche un appello a tutti i vescovi affinché si facciano portavoce contro la pena di morte. ‘Spes non confundit’ invita alla speranza per i giovani e gli anziani; per i malati, i rifugiati, i migranti e i rifugiati. “Le loro attese – scrive Francesco – non siano vanificate da pregiudizi e chiusure; l’accoglienza, che spalanca le braccia a ciascuno secondo la sua dignità, si accompagna alla responsabilità, affinché a nessuno sia negato il diritto di costruire un futuro migliore”. Gli “appelli” che il Papa rivolge nella Spes non confundi – come rileva il dicastero per la nuova evangelizzazione – possono essere interpretati “come ulteriori segni di speranza che richiedono l’impegno di tutti affinché il creato sia rispettato e custodito nella sua integrità”; così come l’appello a ‘perdonare i debiti di paesi che non potrebbero mai ripagarli’: “prima di essere una questione di magnanimità, è una questione di giustizia”. La Bolla contiene poi l’appello all’unità dei cristiani nel 1700° anniversario del primo Concilio di Nicea. La speranza è la grande dimenticata. “In virtù della speranza nella quale siamo stati salvati, guardando allo scorrere del tempo – scrive il Pontefice nella Bolla – abbiamo la certezza che la storia dell’umanità e quella di ciascuno di noi non corre verso un punto cieco o un abisso oscuro, ma sono orientati all’incontro con il Signore della gloria. Viviamo dunque nell’attesa del suo ritorno e nella speranza di vivere per sempre in Lui”. Il Toro si sofferma a lungo su questo tema, presentando i grandi interrogativi che spesso nascono dal profondo del cuore e non sempre trovano la risposta giusta. È così di fronte alla morte di persone che si amano, quando si pone la domanda su dove possono essere e in quale luogo; se esiste davvero la vita dopo la morte e come potrebbe essere; sul giudizio di Dio su ciascuno di noi, ricordando che esso si attua sempre alla luce della misericordia. La risposta del Papa: “Che ne sarà allora di noi dopo la morte? Con Gesù oltre questa soglia c’è la vita eterna, che consiste nella piena comunione con Dio, nella contemplazione e nella partecipazione del suo infinito amore per Lui. Quanto viviamo ora nella speranza, lo vedremo poi nella realtà”. —[email protected] (Informazioni sul Web)

 
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