“I compagni lo aspettavano e hanno saputo dell’incidente” – .

“I compagni lo aspettavano e hanno saputo dell’incidente” – .
“I compagni lo aspettavano e hanno saputo dell’incidente” – .

TRENTO. Incredulità e disperazione sono i sentimenti che regnano in Val di Cembra in questo momento. Una tragedia che colpisce un’intera comunità, tutti ancora faticano a rendersi conto di quanto accaduto. Matteo Lorenzi è morto a soli 17 anni mentre faceva ciò che più amava: andare in bicicletta.

“È una notizia terribile. Siamo vicini alla famiglia, un cordoglio che tocca tutti”, ha commentato Katia Fortarel, sindaco di Civezzanoè arrivato sul posto per seguire direttamente le varie operazioni di soccorso a Sille, mentre il primo cittadino di Fornace, Mauro Stenicoha commentato: “È una tragedia enorme, ci uniamo alla famiglia in questo dolore. Una perdita enorme perché la vita di un giovane è andata in frantumi. Purtroppo non ci sono parole, possiamo solo pregare” (articolo qui).

E’ morto mentre stava raggiungendo alcuni compagni dell’Unione Sportiva Montecorona per un allenamento collettivo. Una gita pomeridiana come fanno tanti: non vedendolo arrivare, lo chiamarono prima e, non avendo ricevuto alcuna risposta, decisero di andargli incontro, ripercorrendo la strada che Matteo solitamente faceva al contrario per raggiungere il luogo dell’appuntamento, partendo da la sua casa a Fornace.

E, mentre pedalavano verso di lui, inevitabilmente sono arrivati ​​sul luogo dell’incidente e videro ciò che era accaduto pochi minuti prima a colui che, prima di essere un compagno di squadra, era un amico.

Matteo era al suo primo anno tra gli Juniorsuna categoria difficile, “un altro mondo” rispetto a Studentiperché il ritmo aumenta e aumentano anche le strategie di corsa. D’altronde è la categoria che “aprele porte degli Under 23, anticamera del professionismo.

Ha intrapreso la nuova avventura con grande entusiasmo, umiltà e abnegazione, mettendo sui pedali tutta la sua enorme passione per il ciclismo. Dopo essere cresciuto nell’UC Valle di Cembra, si era trasferito al club Palù di Giovo, con il quale aveva affrontato anche la categoria Allievi. L’associazione cembrana è uno dei punti di riferimento del ciclismo giovanile trentino. Non è un caso che lì siano cresciuti campioni del calibro di Aldo, Enzo, Diego e Francesco Moser, Gilberto Simoni e Moreno Moser, sotto la direzione di Nino Marconi, uno dei guru delle due ruote della regione.

Proprio Gilberto Simoni, il “Gibo” trionfatore al Giro d’Italia nel 2001 e nel 2003, è oggi consigliere dell’associazione cembrana, di cui fa parte anche la moglie Arianna. E’ sotto shock e fa fatica a commentare l’accaduto: corre nella Juniores anche il figlio Enrico. Che oggi era tra i compagni che hanno aspettato, invano, Matteo al punto di ritrovo.

“È assurdo. sono vuoto – commenta commosso –. Non ci sono parole per commentare una tragedia simile: in questo momento non c’è nulla da dire. Abbiamo perso un ragazzo di 17 anni che faceva sport con una passione incredibile, si impegnava, non si accontentava, faceva sacrifici, perché il ciclismo è uno sport di grande fatica, con poche soddisfazioni –forse-, ma quelle che puoi avere valgono molto. Gli allenamenti sono duri, su strade sempre più pericolose e poi ci sono le gare. È assurdo. Matteo era al primo anno tra gli juniores, la stagione era appena iniziata e la nostra è una bella squadra, composta da un gruppo di bravissimi ragazzi che sono grandi amici. Siamo scioccati: mio figlio Enrico era tra quelli che lo aspettavano e che gli sono andati incontro. E poi se lo ritrovarono lì davanti. Mi dispiace, non ho più parole.”

L’autista del furgone, secondo le prime ricostruzioni, stava entrando nella strada principale dalla zona industriale e non avrebbe visto arrivare il giovane ciclista. A quel punto l’incidente era inevitabile. Un impatto molto violento con il 17enne. Purtroppo è morto nonostante il tempestivo arrivo delambulanzadell’elicottero, del Vigili del fuoco di Civezzano con il sostegno del corpo di Fornodal polizia locale e dei carabinieri.

“Matteo era partito da casa sua, dalla Fornace – dice Riccardo Dalvit, presidente dell’associazione cembrana – e avrebbe dovuto incontrarsi con alcuni dei suoi compagni di viaggio per un allenamento di gruppo. Non vedendolo arrivare, i ragazzi gli sono andati incontro, poi quando sono arrivati ​​nei pressi del luogo dell’incidente è stato detto loro che era accaduto un incidente. E hanno scoperto che la persona coinvolta era un loro amico e compagno. È assurdo, inaccettabile, una tragedia”.

La dinamica dell’incidente è ancora al vaglio degli inquirenti, ma quello che è certo è che le strade sono sempre meno sicure per i ciclisti. Compresi gli atleti, che molto spesso si allenano da soli o in piccoli gruppi e per farlo devono utilizzare strade trafficate.

“Siamo arrivati ​​a un punto – conclude Dalvit – il che ti fa davvero chiedere se abbia senso continuare. Qualche settimana fa Matteo mi raccontò di essere stato “schiacciato” intenzionalmente da un’auto in curva e, quella volta, per fortuna, non ci furono conseguenze. Ed è capitato anche a me, mentre pedalavo tranquillamente, di essere sorpassato in modo pericoloso da alcune auto. Non dovrebbe morire andando in bicicletta”.

 
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