Non riesco nemmeno a comprarmi dei vestiti nuovi” – .

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La nostra redazione riceve lettere e testimonianze relative a storie riguardanti il ​​mondo del lavoro. Decidiamo di pubblicarli non per dare un’immagine romantica di sacrificio, ma per stimolare la riflessione sulle condizioni e sulla grande disparità di accesso ai servizi essenziali. Invitiamo i nostri lettori a scriverci le loro storie cliccando qui.

Ci scrive oggi una giovane donna che ha voluto raccontare a Fanpage.it la sua esperienza dopo aver letto la lettera della tirocinante avvocato costretta a lavorare come cameriera per mantenersi. Questa, ci dicete, è purtroppo una condizione comune a tutti i praticanti e ai nuovi avvocati. Quello durante il periodo di tirocinio Non ho mai ricevuto un solo euro e che poi riusciva a guadagnare, al massimo, 500 euro al mese: “Non posso contribuire all’affitto (che il mio compagno paga per intero), e non posso fare il doppio lavoro perché vivo le mie giornate in studio”.

La lettera a Fanpage.it

Ho letto la lettera della tirocinante avvocato costretta a lavorare come cameriera per mantenersi. Questa, purtroppo, è una condizione nella quale ci troviamo tutti noi praticanti o neo-avvocati. Mi sono iscritta a Giurisprudenza nel 2016 e ho conseguito la laurea tanto desiderata, laureandomi nei tempi previsti. Pieno di entusiasmo, ho iniziato la pratica forense e il tirocinio presso il Tribunale della mia città.

Durante tutto il periodo di tirocinio non ho mai ricevuto un solo euro dal mio “dominus” per quello che, di fatto, è un lavoro a tutti gli effetti. Per il tirocinio in Tribunale, invece, è prevista una “borsa di studio” di 400 euro al mese erogata dal Ministero della Giustizia. Penserai che questo sia un buon punto di partenza. Ebbene, ad oggi sono ancora in attesa di ricevere parte della borsa di studio (il periodo di stage è terminato ad agosto 2023).

Gli specializzandi medici ricevono una borsa di studio pagata in modo tempestivo e preciso. È vero, anche loro subiscono notevoli ingiustizie poiché il loro contratto prevede che debbano lavorare per 38 ore settimanali mentre, in realtà, sono costretti a fare turni estenuanti fino a 70 ore settimanali. In ogni caso, con la borsa di studio statale, riescono ad arrivare a fine mese e a potersi permettere una casa in affitto e un piatto di pasta a fine giornata.

Una volta terminata la pratica, ho deciso di cambiare studio legale nella speranza di riuscire a mantenermi, senza gravare sulle spalle dei miei genitori che hanno fatto enormi sacrifici per permettermi di studiare. Il risultato? il “compenso” massimo che sono riuscito ad ottenere è di 500 euro al mese. Di conseguenza non posso contribuire all’affitto (che il mio compagno paga per intero), e non posso fare il doppio lavoro perché vivo le mie giornate in studio.

Non posso nemmeno permettermi di comprare vestiti per paura che, se dovesse succedere qualcosa, non avrei nemmeno i soldi per pagare un imprevisto! Infatti, anche se lavoro 10 ore al giorno, non potrei permettermi in tutta tranquillità nemmeno una visita medica da un privato, altrimenti rischierei di non poter andare a fare la spesa. Infatti, anche se non contribuisco all’affitto, bisogna pagare le utenze e fare la spesa.

Sto sostenendo l’esame di abilitazione alla professione forense che viene svolto in maniera imbarazzante visto che serve solo ad ottenere una qualifica che non garantisce nessun lavoro. Se riesco a qualificarmi (a 26 anni) cosa cambierà nella mia vita? L’unica cosa che potrà cambiare, dopo anni di sacrifici buttati al vento, sarà il mio lavoro, nella speranza di poter vivere in maniera dignitosa.

Si può dire di tutto sui giovani di oggi, ma non consideriamo che ci sono persone come me che sono costrette a dover lavorare per 2,50 euro l’ora dopo aver dedicato una vita allo studio. Ci tengo a precisare che per ottenere l’abilitazione il percorso di 18 mesi all’interno degli studi legali è obbligatorio, non è una scelta! Proprio per questo siamo costretti per legge a subire un trattamento economico che ci costringe a vivere al di sotto della soglia di povertà.

Un caro saluto da una giovane donna che ha dovuto smettere di credere nei propri sogni e nei propri diritti, pur lottando ogni giorno per quelli degli altri.

 
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