Inquinanti e gas serra, le emissioni italiane diminuiscono ma per edifici e trasporti non basta

Inquinanti e gas serra, le emissioni italiane diminuiscono ma per edifici e trasporti non basta
Inquinanti e gas serra, le emissioni italiane diminuiscono ma per edifici e trasporti non basta

Siclari (Ispra): «Per raggiungere gli obiettivi fissati dagli standard europei sarà necessario aumentare gli sforzi»

[10 Maggio 2024]

L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha pubblicato ieri tre rapporti che tracciano l’andamento delle emissioni italiane, sia climalteranti che inquinanti.

Sul podio delle principali fonti di gas serra, nel 2022, ci sono i trasporti (26%), seguiti dalla produzione energetica (23%), dalla climatizzazione domestica (18%) e dall’industria manifatturiera (13%); seguono il settore agricolo (7,4%) e il cosiddetto processi industriali e utilizzo di altri prodotti (IPPU, 5,7%), per concludere con il settore della gestione dei rifiuti (4,9%).

Complessivamente le emissioni di CO2eq sono diminuite del 20,9% tra il 1990 e il 2022, passando da 522 a 413 milioni di tonnellate di CO2eq; una tendenza riscontrata non a caso “in particolare a partire dal 2008”, con l’arrivo della grande recessione.

Oltre alla crescita delle fonti rinnovabili e dell’efficienza, ha pesato anche il calo dei consumi e delle attività industriali “a causa della crisi economica e della delocalizzazione di alcune produzioni”, per non parlare della pandemia. Un aumento delle emissioni si è poi registrato nel 2021 e nel 2022, come conseguenza della ripresa della mobilità e delle attività economiche.

Per il 2023 sono al momento disponibili solo stime preliminari, ma quelle fornite dall’Ispra – coerentemente con quelle già prodotte da Enea e Italia per il clima – mostrano un nuovo calo delle emissioni pari al -6,2%, che segna comunque “il superamento del limite consentito per lo stesso anno (12,9 MtCO2eq)” dal regolamento Effort Sharing.

«Questo risultato – spiega Ispra – è dovuto principalmente alla mancata riduzione delle emissioni di gas serra derivanti dal trasporto su strada che, nonostante le direttive europee, continua a mantenere gli elevati livelli di emissione del 2014, portando così al superamento del limite massimo».

Infatti, se il settore energetico vede le emissioni diminuire del 20,7% dal 1990 al 2022 e il settore industriale registra un -37,8%, nello stesso periodo i trasporti mostrano un dato ancora in crescita (+7,4%). Altrettanto critico è il settore residenziale, che come già accennato rappresenta ancora il 18% delle emissioni totali.

È su questi due settori che dovrebbero concentrarsi i maggiori sforzi di decarbonizzazione del Paese, e non è un caso che il Governo Meloni si sia schierato apertamente contro l’approvazione della direttiva Ue sulle “Green Home”, nonché contro il blocco dell’immatricolazione delle automobili e i furgoni alimentati da combustibili fossili a partire dal 2035. Eppure questi sono problemi che non possono essere evitati.

«Per raggiungere gli obiettivi fissati dalle norme europee sarà necessario incrementare gli sforzi rispetto alle misure vigenti – spiega il direttore generale dell’ISPRA, Maria Siclari – sia nel settore dei trasporti, anche riducendo la domanda di mobilità privata e favorendo lo switch tecnologico e modale delle persone e delle merci, sia nel settore civile dove il ruolo delle nuove tecnologie è determinante. Il percorso da intraprendere per raggiungere il nuovo obiettivo europeo richiederà un grande sforzo, anche in termini di investimenti, da parte dell’intero sistema Paese”.

Oltre al clima, ne trarrà beneficio anche l’aria respirata dai cittadini. L’ISPRA evidenzia inoltre che, nel periodo 1990-2022, l’inquinamento atmosferico nel Paese è notevolmente migliorato.

Le riduzioni sono particolarmente rilevanti per i principali inquinanti (SOX -95%; NOX -71%; CO -72%; COVNM -58%), per BC (-63%), cadmio (-63%), mercurio (-64 %), piombo (-95%) ed esaclorobenzene (-91%).

Il settore energetico è la principale fonte di emissioni in Italia con una quota superiore all’80% per molti inquinanti (SOX 92%; NOX 92%; CO 93%; PM2.5 85%; BC 90%; IPA 86%, HCB 91 %), mentre il settore agricolo è la principale fonte di emissioni di NH3 in Italia con una quota pari al 90% del totale nazionale.

Ancora una volta, il calo delle emissioni inquinanti è legato alle “riduzioni nei settori industriale e dei trasporti stradali, dovute al recepimento di diverse direttive europee”, insieme al “miglioramento dell’efficienza energetica e alla promozione delle energie rinnovabili”.

Ma anche sul fronte dell’inquinamento c’è ancora molto da fare: gli ultimi dati elaborati dall’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) mostrano che la cattiva qualità provoca ancora decine di migliaia di morti ogni anno nel Paese. L’Italia, infatti, detiene il record europeo di morti premature dovute all’inquinamento atmosferico, con ben 46.800 morti all’anno per PM2,5, altri 11.300 per NO2 e 5.100 per O3.

 
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