“L’incontro con la sorella del capo? Ti spiego…” – .

“L’incontro con la sorella del capo? Ti spiego…” – .
“L’incontro con la sorella del capo? Ti spiego…” – .

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, è comparso questa mattina davanti alla Commissione parlamentare antimafia, presieduta da Chiara Colosimo, per l’udienza convocata nell’ambito degli approfondimenti sulle indagini su presunte infiltrazioni nel territorio pugliese e sulla istruttoria che ha portato alla Commissione Accesso al Comune di Bari. L’udienza segue le polemiche sulla sentenza pronunciata dal governatore, nel corso della manifestazione pubblica organizzata in piazza del Ferrarese a marzo, sul suo presunto incontro, insieme all’allora consigliere Antonio Decaro, con la sorella del boss Antonio Capriati dopo presunte minacce rivolte a a Decaro da parte di esponenti del clan.

Emiliano, nello specifico, ha detto che “l’incontro” con la sorella del boss Capriati e altre donne di Bari Vecchia “da me menzionate dal palco aveva il solo scopo di far capire che l’aria” a Bari “era cambiata, che loro Bisognava comportarsi bene, mai chiedere protezione come qualcuno strumentalmente sostiene. È stato un evento come gli altri, per imporre il rispetto delle regole anche a chi non aveva compreso il significato politico e sociale dell’amministrazione da me guidata. È chiaro che utilizzavo anche la mia storia personale” di magistrato antimafia. “Io – ha aggiunto – sono andato dalla sorella del boss per ribadirle con determinazione e serenità che le regole lì non le fanno più loro, ma le abbiamo fatte noi”.

“Non escludo di aver fornito indicazioni errate” durante il mio intervento sul palco e “se il sindaco Antonio Decaro dice di non essere stato presente” all’incontro “probabilmente ha ragione. Ricordo però un episodio simile accaduto in piazza della Cattedrale, Antonio Decaro mi disse ‘vedi cosa hanno fatto’, con riferimento all’episodio delle minacce rivolte a lui. “Ho affrontato questi ragazzi e ho detto ‘questo ingegnere è il mio consigliere quindi non toccatelo, lasciatelo lavorare’. Lo stesso discorso che ho fatto a tutti”. E ha aggiunto: “Non siamo andati alla polizia perché il racconto di Antonio Decaro non conteneva alcuna notizia di reato”.

Al centro dell’udienza l’incontro con la sorella del boss ma non solo. “Non è in corso alcuna indagine sulla Regione Puglia – ha ribadito Emiliano alla Commissione Antimafia -. Vi chiedo tutela, cioè di dire a tutta Italia, per favore, che il presidente della Regione Puglia non è oggetto di alcuna indagine, di alcun tipo, in nessuna delle inchieste. C’è una confusione – ha detto – per cui si ha l’impressione che debba rispondere di qualcosa. Vi chiedo di ribadirlo, la Regione Puglia non c’entra nulla con le indagini in corso a Bari. Nemmeno il Comune di Bari è oggetto di indagine, è esente da ogni indagine. Non paragonatemi ad altri fatti molto dolorosi che stanno accadendo in altre zone d’Italia”, ha sottolineato, riferendosi al caso Toti, governatore della Liguria.

Nel corso dell’udienza c’è stato anche uno ‘scambio controverso’ tra Emiliano e Colosimo, quando il presidente della commissione ha chiesto conto al governatore dei presunti messaggi che questi avrebbe inviato all’ex assessore Alfonso Pisicchio invitandolo a dimettersi perché aveva avviato un’indagine accelerato. Poche ore dopo i presunti messaggi WhatsApp, Pisicchio è stato arrestato dalla Guardia di Finanza. Colosimo ha chiesto a Emiliano se questi messaggi siano stati effettivamente inviati, da chi avrebbe ricevuto informazioni sulle indagini e perché non avesse denunciato la fuga di notizie. Emiliano ha risposto prima leggendo un comunicato stampa diffuso poco dopo l’arresto di Pisicchio, poi ha replicato sostenendo che la “domanda è incongrua rispetto all’oggetto dell’udienza”.

“Non ho posto in essere alcun comportamento poco trasparente – ha precisato – sono a disposizione della Procura qualora si rendessero necessari ulteriori accertamenti”. E ha concluso: “Mi risulta, leggendo la stampa, che i messaggi sarebbero stati acquisiti dalla Procura, quindi l’unico che può dare risposte è il Pubblico Ministero che lei ha ascoltato”. Roberto Rossi, ascoltato mercoledì dalla Commissione. «Nel momento in cui, ipoteticamente, avessi saputo della coincidenza temporale» dell’arresto di Pisicchio «non avrei revocato l’incarico» di assessore ai Beni. «La dimostrazione che non sapevo nulla» del suo imminente arresto «è proprio il fatto che ho fatto la revoca, ma questa è solo una valutazione».

 
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