Quale ruolo per l’Italia nell’allargamento dell’Ue ai Balcani occidentali. Castellaneta scrive – .

Quale ruolo per l’Italia nell’allargamento dell’Ue ai Balcani occidentali. Castellaneta scrive – .
Quale ruolo per l’Italia nell’allargamento dell’Ue ai Balcani occidentali. Castellaneta scrive – .

I prossimi cinque anni saranno cruciali per capire quale direzione prenderà l’Unione Europea e il nostro Paese è al centro. L’analisi di Giovanni Castellaneta, ex consigliere diplomatico di Palazzo Chigi e ambasciatore negli Stati Uniti

18/05/2024

Il 14 e 15 maggio si è svolto a Sebenico, in Croazia, il nono incontro ministeriale congiunto del Consiglio dell’Adriatico e dello Ionio di Eusair e IAI. Un luogo non casuale, essendo la più antica città croata del Mediterraneo, per un vertice che si è tenuto in un momento cruciale per diversi motivi, sul piano geopolitico ma anche economico.

Innanzitutto, il 2024 ha segnato il ventesimo anniversario dell’adesione di dieci nuovi Stati membri all’Unione Europea, la più grande ondata di allargamento dalla sua fondazione. Un evento trasformativo per il nostro continente e che ha fornito ai nuovi membri un potente motore per raggiungere maggiore prosperità e crescita economica: basti pensare che il PIL pro capite dei nuovi membri è passato dal 59% della media UE nel 2004 all’81% nel 2024. Ma che ha saputo anche ampliare lo spazio di pace europeo, mettendo definitivamente “in archivio” il periodo della cortina di ferro e contribuendo così a realizzare quello che forse è il principale successo della storia dell’Unione Europea: quello di aver impedito conflitti armati interni.

Tuttavia, vent’anni dopo quel felice allargamento ci troviamo di fronte ad una situazione internazionale decisamente mutata e sempre più tesa. Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia (che, quasi per ironia della sorte, vent’anni fa era molto vicina alla Nato e oggi invece minaccia l’integrità territoriale degli Stati membri) e la guerra in Medio Oriente tra Israele e Hamas, la sicurezza dell’intero sistema europeo L’Unione è minacciata. Ed è per questo che diventa strategica la posizione dei Balcani occidentali, la cui sicurezza e sviluppo devono essere rafforzati favorendo e accelerando il loro riavvicinamento (e auspicabilmente il pieno ingresso) all’Unione Europea. La regione aveva cominciato a vedere una nuova alba con gli accordi di Dayton che avevano posto fine alla guerra civile seguita alla disgregazione dell’ex Jugoslavia: la pace sembra ormai una realtà consolidata (malgrado la parentesi della guerra del Kosovo e le scaramucce che proseguire tra Belgrado e Pristina).

Attualmente i paesi candidati all’ingresso sono Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia. Non tutti condividono pienamente i valori liberal-democratici della “famiglia” europea (la Serbia oscilla pericolosamente in direzione di Mosca e Pechino, come evidenziato anche dalla recente visita di Xi Jinping a Belgrado), ma dovrebbe essere una priorità della prossima legislatura europea favorire un’ulteriore spinta verso l’allargamento a questi paesi, che aspettano di poter aderire da molti anni e che hanno fatto diversi passi avanti nel convergere verso i parametri definito da Bruxelles.

Importante, a questo proposito, è stato il ruolo svolto a livello diplomatico dall’Iniziativa Adriatico-Ionica, che riunisce dieci Paesi dell’area adriatica, cercando di avvicinare le due sponde e favorendo la cooperazione nei diversi ambiti politici, culturali, sociali. ed economici. L’Italia rappresenta un perno fondamentale di questa azione, occupando una posizione geopolitica che la pone naturalmente a sostegno dei Paesi dei Balcani occidentali. I prossimi cinque anni saranno cruciali per capire quale direzione prenderà l’Unione Europea: l’allargamento alla sponda orientale dell’Adriatico sarà una svolta fondamentale per capire se l’Europa vuole davvero fare “seriamente” e diventare uno spazio ancora più grande di democrazia, sviluppo, sicurezza e pace.

 
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