Metro, morte in tunnel nel mirino della Procura sui contratti di lavoro – .

Metro, morte in tunnel nel mirino della Procura sui contratti di lavoro – .
Metro, morte in tunnel nel mirino della Procura sui contratti di lavoro – .

Il primo punto è chiaro: stabilire con quale regime contrattuale lavorassero i tre lavoratori coinvolti nell’incidente di due giorni fa. Poi bisognerà passare all’analisi della sicurezza dei macchinari e dei mezzi di trasporto utilizzati nel sottosuolo. A partire dal treno di traslazione, dal veicolo su rotaie che serviva a portare gli operai dalla parte alta del cantiere al centro delle attività, ovvero improvvisamente deragliato.

Questione di rottura dei freni – dicono – basta verificare come sono andati i freni ultime prove e che tipo di interventi sono stati effettuati in termini di manutenzione dei macchinari utilizzati. Questi i punti dell’inchiesta condotta da Procura di Napolidurante le indagini sull’incidente mortale avvenuto mercoledì pomeriggio nella sezione sotterranea della nuova stazione della metropolitana.

Un racconto investigativo condotto dal pm Giuliana Giuliano, sotto il coordinamento del sostituto procuratore Simona Di Monte, approfondisce in tutti i sensi: da un lato l’obiettivo è acquisire elementi in grado di dare una spiegazione dell’improvviso fallimento della sistema frenante del trenino giocattolo; dall’altro cerchiamo di approfondire tutto ciò che ruota attorno al tema della sicurezza sul lavoro. Sul campo i “detective” coordinati dal pool di ispettori dell’Inail coordinato da Giuseppe Cantisano, si raccolgono invece le testimonianze.

È il caso delle primissime testimonianze acquisite in cantiere dalle forze dell’ordine, a cominciare dai colleghi di lavoro e dagli stessi lavoratori feriti. I riflettori erano puntati sul consorzio incaricato di definire un tratto dei lavori. Stiamo parlando di un subappalto, ovviamente in regime di piena trasparenza e di massima regolarità, come si conviene ad un intervento così delicato per il trasporto cittadino. A quel punto – siamo a ridosso di via Ruffo di Calabria, a pochi passi dall’aeroporto di Capodichino – occorre realizzare uno scalo decisivo per il nostro sistema di trasporti su scala metropolitana. Quanto basta per effettuare controlli serrati, nel tentativo di capire se sono stati rispettati gli accordi imposti dalle normative europee, ma anche dai protocolli studiati negli ultimi anni dalla Procura di Napoli. È la questione della sicurezza sul lavoro. Formazione e rispetto delle regole, soprattutto in condizioni complesse come quelle che si verificano nei cantieri profondi. Secondo quanto raccontato dai primi testimoni, il guasto all’impianto frenante è stato improvviso e incontenibile allo stesso tempo.

La ricostruzione

È rimasto ucciso nell’impatto Antonio Russo, 63 anni di Giugliano, a pochi mesi dal pensionamento, un curriculum invidiabile da specialista in falegnameria. Possibile che non avesse avvertito il rischio? Ci sono state segnalazioni prima dell’evento di due giorni fa? Uno dei sopravvissuti (ne parliamo nel pezzo che trovate in questa pagina) ha raccontato una scena al fotofinish: quando il treno partiva non c’era possibilità di salvezza, tanto che c’era chi si salvava lanciandosi nel vuoto, di spalle, nel tentativo di non danneggiare le pareti esterne del tunnel.

Un’indagine che è alle fasi iniziali e che mira anche a verificare il numero delle persone presenti all’interno del cantiere, alle prese con una principio elementare di economia (e di sicurezza) dei contributi da apportare all’interno del gruppo di lavoro. Prime acquisizioni di carte, le verifiche proseguono in uno scenario di piena collaborazione da parte dei vertici della cordata, mai più disposti come in questo caso a fornire ogni possibile elemento di chiarezza agli inquirenti. Nessuno sbottona il clima di sfiducia tra colleghi di lavoro, che somiglia a quello riscontrato negli anni, all’indomani di ogni dramma sul lavoro.

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La mattina

 
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