«Lo faremo ancora» – .

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VENEZIA – L’avvio della procedura di appalto era previsto per luglio, ma la valutazione di impatto ambientale dovrà ricominciare da capo. Con sentenza depositata ieri, il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche ha accolto il ricorso dei Comuni vicentini di Sandrigo, Breganze e Montecchio Precalcino contro la Regione e la Presidenza del Consiglio dei Ministri, in merito al progetto dell’invaso sul torrente Astico dal 4 , 6 milioni di metri cubi e 35,5 milioni di euro. Si tratta di una delle 24 opere previste dal “Piano di azioni e interventi di mitigazione del rischio idraulico e geologico”, meglio noto come “Casarin-D’Alpaos” o “Marshall”, per citare l’espressione cara al governatore Luca Zaia, che durante l’emergenza maltempo dei giorni scorsi ha rilanciato la necessità di un altro miliardo per mettere in totale sicurezza il Veneto.

CRITICITÀ
I fondi statali per questo bacino sono già stati stanziati, secondo l’ultimo aggiornamento regionale, stimando la fase di approvazione del progetto al 95%, tanto che ad aprile sono iniziati gli espropri. Un’operazione avviata nel 2015, ma sempre contestata dagli attivisti del Coordinamento per la tutela del territorio di Breganze e del Laboratorio Astico Tesina di Sandrigo: «Ribadiamo le numerose criticità di questo progetto, dai rischi di inquinamento della falda acquifera alla presenza di una ex discarica di RSU all’interno dell’area di progetto, dall’utilizzo della tecnica del jet-grouting (iniezione di cemento nel terreno, ndr) con l’eventuale utilizzo di miscele contenenti Pfas, al rapporto costi-benefici sfavorevole rispetto ad altre soluzioni”. Critiche condivise dai sindaci dei tre comuni coinvolti, a partire da Giuliano Stivan, ex sindaco di Sandrigo e in passato segretario locale della Lega, che nel 2021 aveva definito l’opera “una bestemmia idraulica” nel sopralluogo con l’assessore regionale Cristina Guarda (Europa Verde), che ora applaude la sentenza arrivata da Roma: «Dalla Corte Superiore delle Acque Pubbliche uno stop all’iter progettuale. Ora, invece di questo lavoro di grande impatto e con scarsi benefici, investiamo nelle strategie alternative già a disposizione della Regione”.

LE MOTIVAZIONI
Nelle 20 pagine di motivazione, che si concludono con la condanna della Regione a pagare 4.000 euro di spese processuali, i giudici illustrano il problema procedurale che ha costretto all’annullamento del provvedimento impugnato. In sostanza, “il prolungamento della strada ha comportato anche il rinnovo dell’autorizzazione paesaggistica”, che era scaduta dopo cinque anni, senza però che “fosse stata convocata la Conferenza dei Servizi”. Palazzo Balbi probabilmente rinuncerà al ricorso, preferendo riavviare la procedura di valutazione di impatto ambientale, visto che la stessa sentenza annulla l’atto viziato ma lascia “inalterata l’ulteriore attività amministrativa”. Il consigliere regionale Gianpaolo Bottacin (Lega) commenta: «È chiaro che i Comuni non hanno vinto sul merito, ma sul piano procedurale, quindi credo che il lavoro verrà comunque fatto, anche se con ritardo. Ci affidiamo all’Università di Padova e nel bacino dell’Astico ci sono opere urgenti in grado di trattenere almeno 14 milioni di metri cubi d’acqua: 4,6 a Breganze, 2,3 a Torri di Quartesolo e 7 a Meda di Velo”. Quest’ultimo è il comune in cui la settimana scorsa è stato registrato il record di 229 millimetri di precipitazioni in 24 ore, tanto che, secondo i rilevamenti dell’Anbi, la portata del torrente Astico è balzata da 3,74 a 110 metri cubi. al secondo.

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Il Gazzettino

 
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