La Corte europea dei diritti dell’uomo schiaffeggia la cattiva giustizia. Evviva! – .

La Corte europea dei diritti dell’uomo schiaffeggia la cattiva giustizia. Evviva! – .
La Corte europea dei diritti dell’uomo schiaffeggia la cattiva giustizia. Evviva! – .

Giovedì è stata una giornata triste per il partito della vergogna (PDS): quasi un lutto sul braccio. Diremmo che è una giornata quasi drammatica per tutti coloro che in questi anni hanno cercato di affermare un’idea tossica all’interno del dibattito pubblico. Un’idea che, grosso modo, potremmo provare a sintetizzare così: il compito principale della giustizia non è solo quello di smascherare il malaffare della società, ma è anche quello di far emergere i comportamenti immorali dei cittadini più potenti.. E per avvicinarsi a questo importante obiettivo, i magistrati italiani hanno tutto il diritto di mettere l’apparato giudiziario al servizio non solo della giustizia ma anche della morale. E di conseguenza hanno il dovere etico di offrire alla stampa libera materiale utile per poter costruire, con la complicità dei cronisti giudiziari che si sono trasformati all’occorrenza nella cassetta delle lettere delle veline delle Procure, il processo mediatico essenziale, necessario offrire al tribunale del popolo le giuste coordinate per condannare moralmente anche chi non ha prove sufficienti per essere condannato in un’aula di tribunale.

Giovedì è stata una giornata triste per il partito della vergogna (PDS): quasi un lutto sul braccio. Diremmo che è una giornata quasi drammatica per tutti coloro che in questi anni hanno cercato di affermare un’idea tossica all’interno del dibattito pubblico. Un’idea che, grosso modo, potremmo provare a sintetizzare così: il compito principale della giustizia non è solo quello di smascherare il malaffare della società, ma è anche quello di far emergere i comportamenti immorali dei cittadini più potenti.. E per avvicinarsi a questo importante obiettivo, i magistrati italiani hanno tutto il diritto di mettere l’apparato giudiziario al servizio non solo della giustizia ma anche della morale. E di conseguenza hanno il dovere etico di offrire alla stampa libera materiale utile per poter costruire, con la complicità dei cronisti giudiziari che si sono trasformati all’occorrenza nella cassetta delle lettere delle veline delle Procure, il processo mediatico essenziale, necessario offrire al tribunale del popolo le giuste coordinate per condannare moralmente anche chi non ha prove sufficienti per essere condannato in un’aula di tribunale.

L’altro ieri, dicevamo, è stata una giornata drammatica per il partito della vergogna. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha ritenuto all’unanimità che vi era stata violazione dell’articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata, della vita privata e della corrispondenza) della Convenzione CEDU in un caso particolare: l’intercettazione e la trascrizione delle comunicazioni telefoniche di Bruno Contrada in il procedimento sull’omicidio di Nino Agostino in cui l’ex funzionario del Sisde non era né imputato né indagato.

Sentiamo cosa dice la Corte EDU: “La Corte ha concluso che la legge italiana non offriva garanzie adeguate ed effettive contro gli abusi alle persone che erano state sottoposte a una misura di intercettazione ma che, non essendo sospettate o accusate di coinvolgimento in un reato, non lo erano parti del procedimento. In particolare, nessuna disposizione prevedeva che tali soggetti potessero rivolgersi all’autorità giudiziaria per un effettivo controllo sulla legittimità e necessità del provvedimento e per ottenere, a seconda dei casi, un adeguato risarcimento. Se non fosse abbastanza chiaro, il più importante organismo europeo che si occupa di tutela dei diritti umani afferma che l’Italia, in materia di intercettazioni, è doppiamente nemica dei diritti umani. Permette che ci sia un meccanismo che permetta di intercettare, e quindi disonorare, persone che non sono coinvolte nelle indagini. E non permette che le persone che hanno subito danni da queste intercettazioni, perché disonorate, ricevano un risarcimento.

La domanda dovrebbe essere chiara: è del tutto sbagliato il modo in cui i magistrati italiani interpretano l’articolo 267 del codice di procedura penale, che consente al pubblico ministero di autorizzare le intercettazioni con decreto motivato quando vi siano “gravi indizi di reato”, che, concentrandosi sui sospetti e non su le prove, offrono al magistrato la possibilità di intercettare chiunque, grazie a quella mostruosità chiamata intercettazione a strascico. Quando si toccano diritti fondamentali, come la privacy, le garanzie nei confronti delle persone non indagate devono essere massime e l’idea che una persona non indagata possa “comparire” in un’intercettazione solo perché quel nome intercettato può aiutare il processo mediatico a sostegno delle indagini svolte con piedi, senza prove, senza crimini, senza pistola fumante, è un’idea che può funzionare bene negli stati totalitari ma è un’idea che mal si adatta a chi ha a cuore i valori non negoziabili dello Stato di diritto. C’è un giudice in Europa. Ad ascoltarlo, oltre ai legislatori, dovrebbero essere anche coloro che hanno scelto di trasformare il giornalismo in uno spettacolo degno dello zoo, dove accanto a rinoceronti, foche e giraffe, dietro le finestre campeggiano i pappagalli velenosi delle procure..

 
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