Obesità, una malattia di cui si sa troppo poco – .

A differenza di molte altre, l’obesità è una patologia che coinvolge la persona in modo multidimensionale e, per questo motivo, il chirurgo bariatrico non può occuparsi esclusivamente

dell’intervento. Tra i massimi esperti di chirurgia laparoscopica dell’apparato digerente e dell’obesità, il primo a intuire (già nel 1995) la necessità di un cambio di paradigma, Luigi Angrisani, spiega che l’obesità è «una malattia di cui sappiamo ancora poco, che continua a comportano un forte stigma sociale, ma che – con il giusto approccio – può essere ben gestito”. Partiamo dai dati: l’ultima fotografia ISTAT disponibile certifica che, nella popolazione adulta, la percentuale di sovrappeso è pari al 36,1% (maschi 43,9%, femmine 28,8%), mentre gli obesi sono 11%, 5% (maschi 12,3% , femmine 10,8%), evidenziando un trend in costante crescita. Complessivamente, quindi, in Italia si possono stimare circa 4 milioni di adulti obesi.

Caldo, anzi caldissimo, il tema dei farmaci antidiabetici che hanno dimostrato di avere un enorme potere dimagrante. Angrisani, che è anche professore associato di Chirurgia Generale all’Università di Napoli Federico II, riconosce il ruolo importante che le terapie farmacologiche hanno nella gestione dell’obesità, ma mette in guardia sui possibili rischi e

dalle tante incognite di questa nuova frontiera. Oggi la terapia farmacologica consente in molti casi di accompagnare il paziente alla chirurgia bariatrica e di affrontarla

eventuali ricadute a distanza di tempo, dato che “l’obesità è una malattia recidivante e cronica”. Ma il farmaco non deve essere visto come la panacea di tutti i mali. «Le attuali terapie – prosegue lo specialista – hanno un grosso limite nelle modalità di somministrazione: costringono i pazienti a sottoporsi a continue iniezioni intradermiche, alle quali non tutti sono d’accordo a sottoporsi». Inoltre non mancano gli effetti collaterali. «Questi farmaci

ritardano lo svuotamento gastrico e quindi possono favorire il senso di nausea o aggravare il reflusso gastrico in pazienti che, a causa del peso, già soffrono di questo disturbo”. Al di là delle eventuali conseguenze negative favorite dalle mode attuali, i nuovi farmaci dimagranti possono essere validi alleati, insieme alla chirurgia, per la gestione efficace dell’obesità, ma rimane fondamentale affidarsi ad uno specialista che abbia una visione a 360 gradi del problema e che saper individuare le soluzioni migliori al momento più opportuno. Un concetto gestionale che Angrisani presentò a Federico, già nel 1995, quando creò l’equipe multidisciplinare al servizio dell’allora pionieristica tecnica laparoscopica nel Policlinico. E la chirurgia rimane ancora oggi fondamentale per affrontare la malattia.

LE TECNICHE

«Ogni intervento viene pianificato caso per caso, utilizzando la tecnica più adatta».

E tra le tecniche più efficaci, spiega Angrisani, c’è la gastrectomia a manica (o gastrectomia

verticale) nasce come prima fase di un’operazione più complessa chiamata duodenal switch. «Sostanzialmente l’intervento consiste nella resezione verticale e nella rimozione dell’

70-80% dello stomaco. In questo modo la naturale conformazione dei visceri si trasforma da sacculare a tubolare. Il tubulo gastrico neoformato può contenere 150-200 centimetri cubi di volume ed è in diretta continuità con l’esofago e il duodeno. La rimozione del fondo dello stomaco provoca una diminuzione dei livelli ematici di grelina, un ormone che controlla la sensazione di fame. Questo, insieme alla diminuita capacità di riempimento dello stomaco, permette di ridurre l’apporto calorico e quindi di provocare una perdita di peso corporeo”. Particolarmente importante è la gastrectomia verticale

indicato nei pazienti diabetici, nei super obesi, e offre risultati del tutto paragonabili a quelli del bypass gastrico nei primi tre anni dopo l’intervento. «Questo intervento – conclude Angrisani –, oltre ad essere considerato la prima scelta nel nostro centro, può essere utilizzato anche come intervento di revisione dopo il cedimento del bendaggio

gastrico”.

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