Schlein ha vinto. E poi parte del Pd – .

Schlein ha vinto. E poi parte del Pd – .
Schlein ha vinto. E poi parte del Pd – .

Resta il rammarico. Se glielo avessero lasciato fare. Leader Schlein ovunque. Il nome nel simbolo. Elly lo aveva indovinato. E noi le avevamo caldamente consigliato di farlo. Perché il modo di polarizzare il voto sulle due leadership femminili, governo e opposizione, avrebbe scaldato gli animi. C’era una volta. Hai vinto la Meloni e non Fratelli d’Italia. Schlein ha vinto. E poi parte del Pd. Non quelli che in questi mesi di campagna elettorale, invece di aiutare la segretaria, hanno fatto di tutto per fermarla. Opponiti. Boicottatelo. Preparare un sostituto pronto per l’uso.

Quanti elettori del Nord ho incontrato, che si sono astenuti ma avrebbero votato per Schlein, che è rimasta a casa perché non era nel ballottaggio. È ancora. Le infinite sciocchezze mentali moralistiche sull’inganno perpetrato ai danni degli elettori, della candidata segretaria al seggio europeo che lei non avrebbe mai occupato. Invece sta dritta. Sapeva che stava giocando la sua partita d’esordio. Lei non si è trattenuta. In lungo e in largo per tutta Italia. In tv. Sul giornale. Le elezioni europee sono state l’occasione per farsi conoscere. La leadership conta. L’io, il noi, il collettivo. Parole al vento. Ultranee. Per questo il segretario del Pd ha voluto farci vedere. Ha portato a casa una vittoria a metà sulla formazione. Molto ingenuo in alcuni casi. Non avete definito con chiarezza la vostra posizione sulla guerra in Ucraina, ed è un prezzo che avete pagato (l’Italia ha il maggior numero di astenuti). Mediare con posizioni, compreso Bonaccini, che non dicono nulla. Sospeso. Invia armi a Zelenskyj e avvia i negoziati di pace. Il sentimento Moretti ‘mi noti di più se vengo o se non vengo?’.

Oggi Schlein ha la forza di correggere questa posizione ambigua. E la maggioranza di sinistra chiede parole definitive al più grande partito della sinistra, non ai 5 Stelle, Bonelli o Santoro. Perché ci vogliono spalle larghe, inserite in robuste famiglie europee per cambiare direzione. Con un Pd che è il partito più votato nel grande gruppo socialista si può contare. Partendo dalla constatazione che la fallita spinta di Macron-Scholz, per un’escalation senza correzioni, mette solo in pericolo i cittadini europei (la Meloni non ha pagato nulla in voti perché l’Italia non conta nulla nel conflitto in corso). È necessario mettere un freno. Anche nei confronti di Biden. Ho sentito molti imprenditori occidentali dire basta, gli Stati Uniti non possono chiederci altro. Perché allora le ragioni della sconfitta di Francia e Germania si leggono nel capitolo sulle tensioni sociali. Crisi economica estesa e radicata. Infiammati dalla guerra con focolai ovunque. Assistere a giochi di tensione bellica che si protraevano nel tempo, dietro infiniti rilanci, configurando scenari di guerra per la democrazia nel mondo, l’auspicata approssimazione nel celebrare eventi (lo sbarco in Normandia) occasioni per riscrivere la storia, dimenticando che l’Unione Sovietica aveva vinto la Seconda Guerra Mondiale La guerra con il più grande sacrificio di vite umane e il lancio di bombe verbali come quelle di Biden, Putin e Hitler, perseguendo l’idea di una lotta di civiltà, è dannosa. Ideologico e distruttivo.

Prima di stringere alleanze e mettersi al lavoro sulla prossima commissione, la famiglia socialista, con Schlein primo azionista, deve puntare a questo, chiudere il conflitto russo-ucraino e, magari, riformulare alcune bozze del green deal, porre fine alla il susseguirsi dei diktat alle prossime scadenze. Un sacco di roba. Troppo. L’Unione Europea dovrebbe riscriversi. Lascia molta zavorra. Sgrassa le tue capacità e i tuoi obiettivi. Perdere peso. Di molto. Gli Stati Uniti d’Europa non verranno mai creati. Così come la storiella della difesa comune. Forse il coordinamento tra le nazioni. Ma questo è già lì. È la NATO. Anche questo andrebbe sistemato.

Il primo era buono. Per Schlein. Chi deve rimettere in ordine il campo largo. La coalizione che verrà. Le politiche. Per il quale dobbiamo prepararci da oggi. I temi su cui si è battuto in campagna elettorale, salari e sanità, sono quelli che toccano di più la gente. Noi siamo il partito di sinistra pura. Bene allora. Ma non è questo il problema principale del centrosinistra. È il bigino degli avvertimenti, delle regole dello stare insieme. Dato che il Pd è il primo, il più grande dei partiti, concordato non è scritto, ma va scritto, dopo il voto il leader del partito più grande sarà primo ministro. Come nel centrodestra. A questo punto gli altri aspiranti diranno: il programma! Qui dipende come creare la coalizione alla quale necessariamente si avvicineranno sia Renzi che Calenda (ormai nella zona grigia ‘niente trippa per i gatti’) e a quel punto c’è da sperare che un’altra gamba, coronata perché no da un nome di peso , al quale non si può dire di no, è fattibile.

Alla fine Schlein può dare un’occhiata alla festa. Fatto a pezzi. Pervaso di correnti ed eterni aspiranti. Data la tendenza, collaborano, aiutano, infine, o trovano altre forme di autocompiacimento. Sarà una dura lotta. Perché la festa è soprattutto locale. Ed eccoci al Vedo non vedo. Sono lì e non sono lì. Un ridimensionamento di ruolo. Contano gli amministratori locali. Oggi espresso dalle liste personali del sindaco. L’educazione civica. Con nomi quasi tutti ex piddini. C’è un vuoto di credibilità, presenza e qualità. Per Schlein, l’ennesima prova di leadership.

 
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