Marcus Thuram, lancia un appello alla Francia affinché freni l’avanzata dell’estrema destra lepenista – .

Marcus Thuram, lancia un appello alla Francia affinché freni l’avanzata dell’estrema destra lepenista – .
Marcus Thuram, lancia un appello alla Francia affinché freni l’avanzata dell’estrema destra lepenista – .

Lo sport contro il razzismo avanza. Ed è una buona cosa. C’è il portiere che difende non solo la sua porta, ma anche i diritti della comunità LGBT, come l’ungherese Gulacsi, in aperta opposizione al governo Orban; e c’è l’attaccante, Marcus Thuram, che lancia un appello alla Francia affinché rallenti l’avanzata della destra nel Paese. C’è chi lotta contro il razzismo, dentro e fuori dal campo, chi difende la libertà, chi sostiene la Palestina. Non ci sono solo gol, vittorie e sconfitte. Il campionato europeo di calcio appena iniziato sta già facendo parlare, non per le giocate dei suoi protagonisti ma per l’impegno politico di alcuni di loro, che è entrato nella quotidianità dell’evento come una corsa o un toro: insomma , una squadra di liberi pensatori oltre il campo di gioco.

Il binomio calcio e politica ha spesso faticato ad emergere, e chiunque ne esca rischia di essere considerato un “ribelle”. Come il portiere ungherese Peter Gulacsi, che non dice al premier Victor Orban che da anni costruisce consensi attraverso il calcio. Nel 2021 Gulacsi ha pubblicato un post sui social in cui parlava di amore e tolleranza, in risposta alla legge del suo Paese che vieta nelle scuole i contenuti che fanno riferimento all’omosessualità. È stato sopraffatto dalle critiche. «Penso che ognuno abbia il diritto di decidere quanto impegnarsi nelle diverse questioni sociali. Per me – ha spiegato Gulacsi qualche giorno fa a El Mundo – è molto importante che ci rispettiamo, che ci tolleriamo, che ci accettiamo. Non solo nel calcio, ma in tutto il mondo. Colore, sessualità, ma cosa contano… Noi calciatori riceviamo più attenzione dai media, penso che possiamo usarlo per qualche buona causa”.

Politicamente Euro 2024 è il torneo di un’Europa dall’identità indefinita, da riscrivere, da riscoprire. Da giorni, dopo l’esito delle elezioni europee e la chiamata a votare per la Francia di Emmanuel Macron, i giocatori della Nazionale lanciano appelli al voto “per fermare la destra”: Ousmane Dembele, Olivier Giroud e ieri Marcus Thuram con questo l’ultimo a dividere in due la prudenza, parlando di politica dopo il ritiro della Francia. I Blues finora avevano solo chiesto di poter esercitare il diritto di voto, ieri Thuram è andato oltre: è stato il primo calciatore europeo a inginocchiarsi in campo nei giorni successivi alla morte di George Floyd, il più grande gesto politico mai visto su Su un campo da calcio, ieri ha preso una posizione molto chiara in una conferenza stampa, invitando a votare contro il partito di Le Pen.

Nel ritiro di Clairefontaine, la federazione aveva allestito la settimana scorsa una sala per esercitare il diritto di voto per delega. Ma pochi giocatori ne hanno approfittato. Allo scioglimento dell’Assemblea, Kylian Mbappe ha subito chiesto di avere la stessa possibilità per le elezioni legislative. Mbappé, Kounde e Tchouameni sono i giocatori indicati come più attenti alle questioni sociali. Sono i tre che hanno preso posizione dopo la morte del giovane di Nahel negli scontri di periferia di un anno fa. Hanno firmato un testo comune in cui invitano alla calma. Più recentemente, Ousmane Dembele, Ibrahima Konate, lo stesso Thuram, ancora Kounde e Dayot Upamecano hanno mostrato il loro sostegno alle vittime di Rafah.

A Euro 2020, il portiere e capitano della Germania, Manuel Neuer, ha indossato la fascia color arcobaleno a sostegno della comunità LGBTQ+, e l’attuale allenatore Nagelsmann si è espresso contro un documentario televisivo della ARD in cui si sosteneva che i tifosi tedeschi vogliono una nazionale meno multinazionale. -etnico e più tedesco. Kimmich si ribellò con lui. D’altronde, la Nazionale tedesca fu protagonista di uno dei gesti di protesta più clamorosi della storia dei Mondiali, appena due anni fa, in Qatar: di fronte alla minaccia di sanzioni se fossero state indossate le fasce Rainbow ONE LOVE, L’intera squadra ha posato per la foto pre-partita con il Giappone con la mano sulla bocca, indicando che la FIFA l’aveva registrata. Perché le parole si possono anche prevenire, ma i pensieri restano sempre liberi.

 
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