le nostre impressioni sui primi due episodi della seconda stagione – .

ATTENZIONE: SPOILER!

Attenzione, questo articolo contiene spoiler sulla prima stagione di Casa del Drago; Se non hai ancora avuto la possibilità di vederlo, potresti voler tornare più tardi.

Con la prima stagione di Casa del Drago Non sono partito con i piedi di piombo, ma nemmeno di balsa, ecco. Del resto la mia carriera di telespettatore (a proposito, quanto suona novecentesca questa definizione?) comincia ad essere lunga, e negli anni ho visto troppi spin-off, prequel o appendici di serie tv dilapidare la spinta proveniente dalle opere di riferimentoa maggior ragione se piuttosto famoso come – appunto – Game of Thrones.

All’epoca, tra l’altro, amavo moltissimo l’adattamento televisivo che David Benioff e DB Weiss realizzarono dai romanzi di George RR Martin, apprezzandone la crescita da opera fantasy creata non con un soldo, ma quasi, alla verità e allo stesso Colossal. capace di sfornare battaglie cinematografiche al livello di quelle orchestrate da Peter Jackson nella trilogia cinematografica Il Signore degli Anelli (con il quale, peraltro, Game of Thrones cercava timidamente di conversare attraverso la presenza di Sean Bean).

Proprio a causa della suddetta crescita, per tornare alla bomba, i primi episodi di Casa del Drago visivamente mi sembravano così così (rispetto alla serie “madre” che erano), e Ci ho messo un po’ ad abituarmi al nuovo contesto, ai nuovi personaggi ma soprattutto ad uno sviluppo della narrazione necessariamente più esteso, considerando che la serie copre un arco di tempo decisamente più ampio rispetto a Game of Thrones.

Eppure dopo qualche giro di riscaldamento ho finito per arrendermi, apprezzando la capacità dello showrunner Ryan J. Condal di sfruttare le basi gettate da Martin per sviluppare personaggi davvero intriganti resi ancora più carismatici dalle scelte del cast, nonché dalla regia distribuita tra Clare Kilner, Geeta Vasant Patel, Miguel Sapochnik e Greg Yaitanes, che prelevavano il proverbiale sangue dalle rape sfruttando al meglio il montaggio e la fotografia, mentre dall’altra parte della barricata Amazon era sepolta nel denaro Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere.

Dove eravamo rimasti?

E in breve, mentre la serie Prime Video ha deluso un po’ l’ottimo inizio, il “perdente” è riuscito a intrattenermi fino all’ultimo episodio, che si è concluso anch’esso con diverse questioni irrisolte e la promessa di una guerra. Già, perché dopo la morte del buon re Viserys (Paddy Considine) il principe Aegon (Tom Glynn-Carney) si è messo sul trono approfittando di un, ehm, malinteso, mentre Rhaenyra, precedentemente designata dal padre, ha dovuto “sistemarsi” ” di Dragonstone, con evidente dispiacere sia della donna che del suo zio-consorte (sì, funziona così da quelle parti) Daemon (Matt Smith).

Alicent qui sta chiaramente pensando a tutte le cose brutte possibili su suo figlio.

Quindi, per farla breve, da un lato abbiamo la fazione di Alicent Hightower (Olivia Cooke), moglie del defunto sovrano, madre di Aegon ecc. ecc., mentre dall’altro quella legata a Rhaenyra, che non intende certo restare silenzioso e buono, e infatti manda i suoi figli alla ricerca di alleati tra le fila dei soliti Stark, Arryn e Baratheon. Proprio nel quartier generale di quest’ultimo, Storm’s End, il giovane Lucerys (Elliot Grihault) viene intercettato dal violento principe Aemond Targaryen (Ewan Mitchell), finendo ucciso in una scaramuccia a bordo dei rispettivi draghi.

Madri e bambini

Proprio da questo lutto, di cui si rammarica anche lo stesso Aemond, che non ha voluto arrivare a tanto, inizia la seconda stagione con un primo episodio relativamente serioso diretto da Alan Taylor che si preoccupa di ridistribuire i pezzi sulla scacchiera, ribadendo le rivalità tra le diverse parti, sì, ma allo stesso tempo mostrandoci attraverso un montaggio particolarmente eloquente la pietà provata da Alicent per la perdita della sua ex amica. Evidentemente, a differenza dei rispettivi figli o compagni, le due non hanno ancora rinunciato all’umanità in nome del potere, e questo dipende in parte dalla forte amicizia che le ha legate in passato, ma anche dal fatto che sono nobili, ma pur sempre donne. . in un mondo governato da uomini ossessionati dalla vendetta, apparentemente incapaci di comprendere cose come il dolore di una madre.

Daemon in realtà non sembra un tipo eccessivamente sensibile.

Nel finale l’episodio aumenta di ritmo fino a piazzare un grande splash destinato ad esacerbare ulteriormente i vari conflitti mentre il secondo, diretto da Clare Kilner, entra nel vivo dell’azione alternando momenti drammatici – c’è una sequenza davvero intensa che riecheggia cammino della vergogna di Cersei in Game of Thrones – ad altri che sono più tesi e persino violenti.

In tutto questo i membri “classici” del cast come Eve Best, Rhys Ifans, Matt Smith e la stessa Olivia Cooke hanno l’opportunità di ribadire la loro bravura, lasciando comunque emergere i “nuovi talenti” come Phia Sabanassolutamente impeccabile nei panni della regina Helaena Targaryen costretta a subire le cure del marito-fratello Aegon, destinato evidentemente a raccogliere l’eredità di Joffrey.

Il re pazzo di queste parti.

Nel complesso, in ogni caso, un ottimo inizio: ricco di avvenimenti ma gestito con il giusto ritmo, oltre a ribadire il rispetto che lega ancora i due protagonisti (ma quanto durerà ancora?) mentre i vari uomini vicini non hanno scrupoli. riguardo allo sfruttamento delle peggiori disgrazie per mantenere il potere, tra un dialogo e l’altro inserisce anche piccole chicche capaci di mettere in risalto la tridimensionalità dei personaggi, o mostrare lati rimasti inesplorati durante la prima stagione. Tutto questo gettando sempre i semi della debolezza e della corruzione a cui è destinata la dinastia Targaryen, soprattutto per “colpa” di passaggi generazionali non proprio felici.

Anche la messa in scena è OK: Potrei sbagliarmi, ma probabilmente la buona accoglienza del primo capitolo ha fatto guadagnare qualche soldo alla produzione, che si concede un paio di tocchi in più soprattutto in termini di esterni, mentre continuo ad apprezzare le scelte fotografiche votate al buio e alla gestione della musica. Insomma per me non potrei chiedere di più.

Il primo episodio della seconda stagione di La Casa del Drago è disponibile su Sky e Now, mentre i restanti sette verranno distribuiti con cadenza settimanale fino al 5 agosto.

 
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