«Perché Eduardo testimoniava ogni giorno che l’amore non muore, si trasforma soltanto» – .

«Perché Eduardo testimoniava ogni giorno che l’amore non muore, si trasforma soltanto» – .
«Perché Eduardo testimoniava ogni giorno che l’amore non muore, si trasforma soltanto» – .

TERMOLI. Dolore composto e profondo, quello che ha portato sul suo volto la professoressa Marcella Stumpo. Un mese che parla chiaro, l’ultimo trascorso dal candidato sindaco della Rete Sinistra con la lista Termoli Bene Comune, perché diviso tra gli impegni elettorali e la presenza al suo fianco di Eduardo Sassi, con il quale si è accompagnata in gli ultimi 44 anni.

Le parole pronunciate sabato scorso, in occasione della cerimonia funebre del marito, asceso al cielo all’età di 84 anni, ci hanno profondamente colpito, le riproponiamo affinché possano essere condivise dai lettori, non prima però di aver ringraziato ancora una volta il professor Stumpo per aver partecipato alla discussione pubblica dello scorso 2 giugno, nonostante il periodo di sofferenza personale; così come la ringraziamo per averci donato il testo del suo intervento, poco dopo la celebrazione dei funerali presso la Chiesa del Sacro Cuore.

LA MEMORIA

“Ecco perché amiamo la nostra toga; per questo vorremmo che, quando verrà il giorno, fosse posto sulla nostra bara questo straccio nero, al quale siamo affezionati perché sappiamo che è servito ad asciugare qualche lacrima, a sollevare qualche volto ingiustamente umiliato, a reprimere qualche sopruso ; e soprattutto ravvivare nei cuori umani la fede nella giustizia vittoriosa, senza la quale la vita non merita di essere vissuta”. Piero Calamandrei.

Con questa convinzione nel cuore Eduardo onorava la sua professione, accompagnandola sempre con la consapevolezza che non si può essere felici da soli, e che ogni ingiustizia commessa contro chiunque, in qualsiasi parte del mondo, va sentita come propria.

È stato avvocato per missione, umanità, amore, e nei suoi 52 anni di aule di tribunale ha portato una vicinanza istintiva al dolore e alle debolezze umane. Ci siamo ritrovati e amati anche per questa comune e radicata adesione morale alla necessità di porre fine alle ingiustizie sociali, alla malvagità di un sistema di produzione e di sfruttamento degli ultimi contro il quale abbiamo reagito allo stesso modo, ma lui con la calma serena che mi era propria, io con la mia impetuosa impulsività spesso molto meno efficace.

Diversi ma uguali, camminiamo insieme da 44 anni; non in un idillio, inciampando e discutendo, ridendo e litigando, ma con un cuore solo e con le mani giunte; non c’è stato momento in cui mi sono sentita sola, finché la malattia non lo ha schiacciato e sono dovuta diventare il suo sostegno e la sua forza: quella forza che pian piano stava scomparendo in lui e che dovevo trovare per accompagnarlo.

Sono orgoglioso di aver condiviso la mia vita con lui, orgoglioso della sua onestà morale e materiale, della sua inalterabile generosità, della sua incapacità di trattare male qualcuno, di rifiutarsi di ascoltare, di chiudere il cuore ai bisogni degli ultimi. Ciò che in me è spesso rabbia inefficace contro le ingiustizie, in lui era la serena consapevolezza di dover fare tutto il possibile per aiutare tutti.

Ha amato e servito la sua città e la sua regione, vedendone chiaramente i problemi e le debolezze, ma sentendo sempre il dovere di partecipare alla costruzione del suo futuro.

Viveva per la sua toga, che sentiva come una missione sociale, per la sua famiglia e per la società; i nostri figli erano per lui gioia, speranza per il futuro, amore incrollabile. E il piccolo che porta il suo nome promette gioia e speranza di cui non ha potuto godere appieno.

Mi ha accompagnato in tutte le fatiche in cui mi sono buttata, pronto a consolarmi delle tante sconfitte, accettando il tempo che ho sottratto alla famiglia come una necessità per farmi sentire viva.

Ha sofferto tanto senza meritarlo, e quest’ultimo mese ha distrutto lui e noi che lo amavamo. Un calvario che ci ha visti impotenti, difficile da affrontare.

Noi che abbiamo avuto la fortuna di averlo con noi ogni giorno non possiamo lasciarlo andare senza lacrime. Polvere alla polvere, cenere alla cenere, dice la Bibbia: ma nulla potrà ridurre in cenere il monumento perenne che in ogni attimo della sua vita ha edificato nei nostri cuori. Perché Eduardo testimoniava ogni giorno che l’amore, in tutte le sue forme e per qualunque ideale, non muore. Si trasforma e basta.

 
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