COINVOLTO NELL’OPERAZIONE “NARCOS”, UN SESSANTENNE VIENE LIBERATO DALLA PRIGIONE – .

COINVOLTO NELL’OPERAZIONE “NARCOS”, UN SESSANTENNE VIENE LIBERATO DALLA PRIGIONE – .
COINVOLTO NELL’OPERAZIONE “NARCOS”, UN SESSANTENNE VIENE LIBERATO DALLA PRIGIONE – .

Droga dalla Colombia per la zona nord della provincia di Latina: liberato uno degli indagati dell’operazione “Narcos”

Paolo Racanicchi, 60 anni, era stato coinvolto nell’operazione “Narcos”. Nel novembre 2019, Racanicchi è stato rinviato a giudizio con altre sei persone accusate di traffico internazionale di droga proveniente dalla Colombia, scoperto nel 2015 dai Carabinieri di Cisterna insieme ai militari della Norma di Aprilia.

Sul banco degli imputati, nel processo in corso presso il Tribunale di Latina, oltre al 60enne, ci sono anche Marco Toppi di Cisterna di Latina, Marco Bruni di Genzano, Maurizio Lausi di Ardea, Ketty Riccio di Velletri, Pierluigi Cianfriglia di Anzio e Valentina Sibilio di Sezze. Due di loro, tra cui Racanichi, erano da tempo latitanti in Sud America.

Nel 2015, gli investigatori hanno scoperto che, attraverso un sistema organizzativo collaudato, il gruppo era in grado di importare cocaina pura direttamente dalla ColombiaLa loro cocaina aveva invaso il mercato locale dell’Alto Pontino: da Aprilia a Cisterna fino ai Castelli Romani, passando per Latina e Sezze.

I capi della cosca erano Marco Toppi, detto Massimo di Cisterna (di cui si è scoperto di recente l’esistenza anche di altri interessi a Latina), Marco Bruni, Maurizio Lausi e Paolo Racanicchi, ritenuto il più attivo nel traffico di cocaina.

Quanto ora alla posizione di Racanicchi, la Corte di Cassazione si è pronunciata sul ricorso presentato avverso l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Roma emessa lo scorso febbraio.

Il Tribunale di Latina, con ordinanza del 7 novembre 2023, ha respinto la richiesta di revoca della misura cautelare applicata nei confronti di Racanicchi con ordinanza del Giudice per le indagini preliminari risalente al novembre 2015. La difesa aveva allegato l’illegittima dichiarazione di latitanza, ma il Tribunale ha ritenuto che l’argomento fosse irrilevante rispetto alla sussistenza delle esigenze cautelari e che non fosse emerso alcun elemento nuovo; che, anzi, il provvedimento fosse rimasto ineseguito, sicché non avrebbe potuto avere alcun effetto deterrente. Il Tribunale ha ritenuto, inoltre, che Racanicchi, nel nominare un legale di fiducia, non avesse eletto domicilio né avesse altrimenti contribuito a rendersi disponibile, il che non corrobora la presunta insussistenza o attenuazione delle esigenze cautelari.

Nel novembre 2015 il giudice per le indagini preliminari di Latina aveva disposto la misura cautelare della custodia cautelare in carcere nei confronti di Paolo Racanicchi per tre episodi di spaccio di sostanze stupefacenti, commessi tra
novembre 2014 e maggio 2015 e aventi ad oggetto l’acquisto e il successivo trasporto dalla Colombia all’Italia di un quantitativo non specificato di cocaina e l’importazione in Italia di 4,5 chili di cocaina, nonché l’acquisto in Colombia del medesimo quantitativo di cocaina. Il Tribunale di Roma, investito
del ricorso avverso tale disposizione, ha respinto il ricorso.

La difesa ha chiesto che il processo in corso fosse dichiarato nullo perché l’imputato non aveva ricevuto la citazione per l’udienza preliminare e l’udienza per il dibattimento. Secondo la difesa, infatti, all’epoca Racanicchi era ancora detenuto e, dopo la sua liberazione avvenuta il 13 novembre 2015, non era riuscito a lasciare la Colombia, dove era raggiungibile a un indirizzo noto all’autorità giudiziaria. Elementi ritenuti inattendibili dal Tribunale di Roma.

Il ricorso di Racanicchi, pur se in parte respinto, è ritenuto fondato sotto due profili di censura. A sostegno della carenza di esigenze cautelari è stata inoltre addotta la circostanza che l’imputato – ragiona la Corte di Cassazione – non si sia volontariamente sottratto all’esecuzione dell’ordinanza. I giudici del merito cautelare, in proposito, hanno rigettato la domanda sulla base del rilievo che, allo stato, l’ordinanza appare ineseguita per irreperibilità dell’imputato.

Nel caso di specie, alla luce delle allegazioni difensive volte a dimostrare che Racanicchi non si sia sottratto volontariamente alla custodia cautelare in carcere, considerata la sua detenzione in Colombia sino al 13 novembre 2015 e la documentata esigenza di restare a disposizione dell’autorità giudiziaria colombiana, in attesa del dibattimento in corso nel Paese estero, concluso con sentenza del 12 dicembre 2023, la Corte si è limitata a richiamare l’esito negativo delle recenti perquisizioni sul territorio italiano eseguite nell’ottobre 2023, sottolineando come la misura cautelare sia rimasta ineseguita.

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata limitatamente alle esigenze cautelari e ha rinviato la causa al Tribunale di Roma per un nuovo esame.

 
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