Il primo ministro Viktor Orbán è stato a lungo accusato di smantellare le istituzioni democratiche e di violare gli standard dell’UE sullo stato di diritto, spingendo il parlamento a chiedere a maggio di rimuovere completamente la presidenza dalle mani dell’Ungheria.
L’Ungheria detiene la presidenza di turno dell’Unione Europea da lunedì e alcuni parlamentari europei a Bruxelles si chiedono se il Primo Ministro Viktor Orbán userà il suo ruolo per rafforzare la sua reputazione di principale agitatore del blocco. Negli ultimi anni, Orbán ha bloccato o ritardato molte decisioni chiave dell’UE, andando sistematicamente contro la maggior parte degli altri leader su questioni come la guerra in Ucraina e le relazioni con Russia e Cina.
La sua opposizione spesso esplicita alle politiche e alle posizioni comunemente sostenute dagli altri stati membri ha a lungo frustrato i suoi partner del blocco.
Il motto dell’Ungheria per la sua presidenza, “Rendiamo l’Europa di nuovo grande”, ha suscitato perplessità in alcuni ambienti a causa della sua somiglianza con il famoso slogan utilizzato dall’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
La presidenza dell’UE – riporta Euronews – è assunta a rotazione dai paesi membri dell’Unione e, sebbene tale carica abbia scarso potere reale, consente loro di porre le rispettive priorità in cima all’agenda europea.
Per questo motivo, alcuni analisti politici sospettano che l’Ungheria cercherà di sfruttare questa posizione per rafforzare le proprie idee e il proprio programma politico.
Già domenica il Primo Ministro ungherese ha annunciato a Vienna la formazione di una nuova coalizione di estrema destra, Patrioti d’Europa, con i partiti nazionalisti del leader austriaco dell’FPO, Herbert Kickl, e del ceco Andrej Babiš, alla guida di ANO.
La nuova alleanza mira a creare un nuovo gruppo nel Parlamento europeo che riunisca i partiti di estrema destra del continente con un unico obiettivo: porre fine al progetto di un’UE liberale.
Tuttavia, il calendario della presidenza ungherese, che inizia con una lunga pausa estiva e un periodo di transizione per la formazione di un nuovo Parlamento europeo e di una nuova Commissione, dovrebbe dare a Budapest poche possibilità di deviare in modo significativo dalle priorità dell’Unione.
“Questi sei mesi non sono poi così lunghi, il che significa che l’Ungheria non può potenzialmente fare molto di sbagliato, anche secondo i critici”, ha affermato Dorka Takácsy, ricercatrice presso il Centro per l’integrazione euro-atlantica e la democrazia.
Per fugare ogni dubbio, tuttavia, i leader di Bruxelles si sono affrettati a portare avanti importanti decisioni politiche mentre il Belgio deteneva ancora la presidenza di turno: la scorsa settimana sono stati avviati i colloqui di adesione con Ucraina e Moldavia.
La stessa posizione su Kiev, dal 24 febbraio, ha creato non pochi conflitti tra gli Stati membri e il primo ministro ungherese, che ha già espresso la sua opposizione alla candidatura dell’Ucraina e ha minacciato di bloccarla, dopo aver già ostacolato gli sforzi per sbloccare i finanziamenti di cui necessita.
“Tutti i passi significativi da parte europea nei confronti dell’Ucraina sono già stati fatti”, ha detto Takácsy.
“Un ritardo ungherese, secondo la maggior parte dei leader europei, è già calcolato e preso in considerazione come se fosse qualcosa che molto probabilmente accadrà”.
Orbán è stato a lungo accusato di smantellare le istituzioni democratiche e di violare gli standard dell’UE sullo stato di diritto, con il Parlamento europeo che a maggio ha chiesto che l’Ungheria fosse privata della presidenza; in una risoluzione, ha sostenuto che le carenze democratiche sollevano dubbi su “come l’Ungheria sarà in grado di svolgere in modo credibile questo compito nel 2024”.
Due anni fa la Commissione europea ha congelato miliardi di euro di fondi destinati a Budapest per timore di una reazione democratica.
Ma alcuni funzionari ungheresi hanno sottolineato che intendono agire in modo costruttivo durante la loro presidenza.
