Fare un capolavoro | Alessandro D’Avenia – .

Fare un capolavoro | Alessandro D’Avenia – .
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“Sono un’intelligenza artificiale e non ho la capacità di scrivere un capolavoro da solo. Tuttavia, posso darti qualche consiglio su come scriverlo.’ Questo è ciò che lei ha risposto Chat GPT, la potente macchina dati di Microsoft, alla mia richiesta di scrivere un capolavoro. Capace di sfornare un test di 10 domande su Machiavelli in due secondi, di riassumere un testo in tutte le parole che voglio, di spiegare la fotosintesi clorofilliana diversificando il testo in base all’età del destinatario, questo formidabile strumento di sintesi dati non è però , in grado di creare. Questa è la sua forza, è una memoria straordinaria, e il suo limite, non è un’intelligenza, che è capacità creativa e non solo un archivio assemblabile. Il nuovo è generato solo dall’atto creativo che non si limita a comporre dati (cose già date), ma a farne di nuove grazie a un inedito rapporto (mai dato) con il mondo, come dice il famoso produttore musicale Rick Rubin nel recente «L’atto creativo: un modo di essere»: «Ogni giorno ci dedichiamo tutti ad atti creativi. Creare significa portare all’esistenza qualcosa che prima non c’era. Potrebbe essere anche solo una conversazione, la soluzione di un problema, un biglietto per una persona cara, una nuova disposizione dei mobili, un modo diverso di casa». L’atto creativo non è un assemblaggio di mattoni “dati”, ma il loro accrescimento grazie a due forze che insieme fanno nuova vita e nuova vita: libertà e ispirazione. COME?

ChatGPT e simili fanno in pochi istanti qualcosa «come» l’abbiamo già fatto nei secoli, imitatori straordinari e rapidissimi inventano nei limiti dei «dati» immagazzinati. Saranno in grado di scrivere una canzone come Ieriuna poesia comeInfinito: tipo (non è poco: uno sceneggiatore si è appena fatto disegnare un fumetto alimentando le scene scritte a una macchina del genere), ma non di più. Assemblano la materia, non la creano, per questo ci vuole energia umana.

Che ne sarà dei compiti ora che i ragazzi potranno chiedere a una di queste macchine di scrivere un tema sui social, il riassunto di un capitolo della Promessi Sposi o la recensione di un romanzo di Calvino… Questi compiti diventeranno superflui? Un ex studente qualche sera fa, in una pizza amarcord, mi ha ringraziato per lo sforzo fatto con i riassunti, quando ho chiesto la sintesi di un racconto in 200 parole, in 100, 50… fino ad una sola frase, che isolava il azione centrale di tutto il movimento narrativo: “Quell’esercizio mi ha dato un metodo per tutto”. ChatGPT lo fa in un attimo: lo studente sostituito dalla macchina perderà questa capacità? No, solo se trasformiamo la sostituzione in un’opportunità per valorizzare il “compito” specificamente umano: creare.

La Data Machine sostituisce uno studente generico ma non potrà mai sostituire me. In altre parole, bisognerà chiedere allo studente Alessandro D’Avenia di allenarsi nei fondamenti della logica (analisi e sintesi), attingendo a un argomento che ChatGPT non avrà mai, la mia inedita esperienza del mondo, il mio esserci in un modo irripetibile, oggi, per portare un accrescimento dell’essere: la mia intelligenza (energia ricettiva e creatrice) delle cose è unica.

Sulla base delle parole della poetessa russa Marina Cvetaeva: «Mio fedele scrittoio, / grazie per avermi accompagnato su tutte le strade», potrei ad esempio chiedere ad Alessandro di scrivere un riassunto di tutti i tramonti che ha ha visto, analizza le fasi del suo innamoramento o le caratteristiche di un dolore che non avrebbe mai voluto vivere, un saggio sulla pagina o sul luogo che ama o odia di più. La scrittura diventerà così un esercizio di insostituibilità, la narrazione di una relazione, perché l’atto creativo propriamente umano è la risposta alle chiamate che il mondo fa solo a me: biografia (scrittura di e nella vita). Nel Genesi il primo compito che Dio affida ad Adamo è dare nomi alle cose che, nel linguaggio biblico, è entrare in relazione, coglierne l’unicità, prendersene cura, portarla a compimento: “dare il proprio nome” alle cose, dal fiore al pianeta. E questo perché possiamo amare solo ciò che incontriamo ea cui diamo un nome. Infatti, la storia dice che l’uomo è a immagine di Dio: creatore e libero, cioè capace di amare (l’azione che unisce le due caratteristiche).

La Data Machine ci costringerà ad affidare ai ragazzi “compiti” propriamente “umani”. I latini chiamavano il compito pensare: il “peso” della lana grezza da trasformare in filato. Il verbo pensare nasce allora proprio da questa concretezza manuale. Il pensare è l’atto creativo per eccellenza, il compito umano specifico, se lo intendiamo come rapporto ricettivo e creativo con il mondo, che ci offre la matassa della realtà da trasformare in filo: il filo logico del discorso umano che va da un “Ti penso” a Divina Commedia. I compiti non possono più essere esercizi separati dall’incontro con la vita da “girare”. Non sarà più solo il Leopardi (ri)conosciuto da tutti, ma il Leopardi che solo io posso conoscere (che non vuol dire inventato da me ma incontrato da me).

Inoltre, dovremmo continuare a chiedere che questi lavori vengano “filati” a mano, come tessuti preziosi: la scrittura a mano è uno degli ultimi baluardi a difesa del corpo smaterializzato dal digitale. La mano, che fa male quando scrive, ha portato il “peso” del pezzo di mondo che ci siamo fatti carico dandogli il nome che nessuno le ha ancora dato. ChatGPT ha ammesso di non poter fare un capolavoro, un “automa” agisce “automaticamente” ma non “autonomamente” (libero e creativo), e mi ha rimandato alla responsabilità di farlo io stesso con alcuni (noti) consigli: un forte idea di base; personaggi ben sviluppati; azioni coerenti con la loro personalità; scrittura vivida e descrizioni dettagliate; sperimentazioni stilistiche e tecniche narrative innovative.

La macchina riconosce in me ciò in cui sono insostituibile e che fa crescere me e il mondo: creare (crescere E creare hanno la stessa radice). Crescere un ragazzo o una ragazza è chiedere loro di mettere al mondo cose nuove dopo essere state fecondate dal mondo, come mia nipote di 5 anni quando va per strada: non cammina ma saltella e balla in modo festa dell’incontro. Qualche giorno fa mia sorella le ha detto di stare più attenta perché, così facendo, incontra spesso persone sul marciapiede, e lei ha risposto: “Sono talmente impegnata a vedere cose nuove che non mi accorgo nemmeno”. È questo incontro corporeo con il mondo che rende intelligenti e creativi, come scriveva Rilke a un aspirante poeta: «Avvicinati alle cose. Prova come un primo uomo al mondo a dire quello che vedi e vivi e ami e perdi». Ogni macchina è inventata dall’uomo per sostituirlo in ciò in cui è sostituibile, liberando così tempo ed energie per ciò in cui è insostituibile: creare, e dove c’è creazione c’è gioia, perché crea solo chi ama e solo chi ama crea… purché le energie e il tempo liberati non siano utilizzati per stare con le macchine, ma per creare un nuovo mondo tra e per noi.

 
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