Bufera sulla Rai, dopo il caso Scurati raccolte 15mila firme per “smettere di pagare il canone” – .

Bufera sulla Rai, dopo il caso Scurati raccolte 15mila firme per “smettere di pagare il canone” – .
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L’aria di disapprovazione sulla Rai dopo il caso censura Scurati monta con il passare delle ore. Il termometro di questo dissenso, soprattutto dopo il caso Scurati, sono le firme raccolte su Change.org contro l’azienda: quella per lo stop temporaneo al canone ha superato le 15mila firme.

IL Caso Scurati e la presunta censura del suo intervento nel programma di Serena Bortone continua a farsi sentire e a generare effetti che sembrano andare ben oltre le questioni politiche e gestionali dell’azienda, incidendo sulla reputazione della Rai presso il pubblico. Nelle ultime ore, il risentimento di parte della popolazione per la gestione dell’azienda di servizio pubblico ha prodotto una serie di raccolte di firme in aperta protesta contro l’attuale gestione, in relazione alle questioni di fondo emerse negli ultimi giorni.

Il ricorso contro la tassa

Nelle ultime ore sono stati raccolti ulteriormente 15mila firme per la petizione online lanciata da alcuni cittadini per chiederlo smettere di pagare il canone Rai. La petizione chiede alla politica e al management della Rai di farlo “rivedere le politiche editoriali per garantire un’informazione più equilibrata e imparziale”.

Nel testo lo leggiamo molti telespettatori credono che la sua politica informativa sia parziale e orientata verso un certo tipo di politica. Questa percezione è problematica poiché limita la libertà di scelta del pubblico. In una società democratica, ogni individuo dovrebbe avere la libertà di guardare ciò che vuole senza dover pagare per un servizio con cui non si identifica o non apprezza”.spiegano gli autori della petizione.

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Raccolte diverse firme contro la Rai

Nella stessa direzione va la raccolta firme lanciata da Alessandro Spinozzi, che ha raccolto 40mila firme dal 14 aprile a oggi per abolire il canone Rai: “Perché pagare per un servizio che non garantisce più la libertà di espressione ed è pieno di pubblicità come gli altri network?”lui scrive.

Il caso Scurati rappresenta evidentemente il culmine di un risentimento maturato già nelle ultime settimane. Nei giorni scorsi, dopo l’approvazione dell’emendamento sulla parità di condizioni in Rai, un’altra petizione per la libertà di informazione, lanciata da Alberto Giraudo, aveva raccolto 18mila firme. “Sono profondamente preoccupato per la democrazia e la libertà di stampa nel nostro Paese”., scrive il promotore del ricorso. Poi ricordandolo “Il 3 maggio è la Giornata mondiale della libertà di stampa. È il momento perfetto per noi cittadini italiani per dimostrare il nostro sostegno ai giornalisti e alla loro importante missione. Chiediamo a tutti di scendere in piazza quel giorno per protestare contro queste azioni oppressive”.

E ancora nel novembre 2023, un’altra raccolta firme con circa 30mila adesioni chiedevano di offrire la possibilità di non pagare la quota a chi non utilizza il servizio: “Sono un cittadino italiano che, come tanti altri, ha smesso di guardare la Rai”si leggeva nel suo appello. “Dopo l’uscita dalla Rai di Fazio, Saviano, Annunziata, Mannoni e Augias mi ritrovo a non utilizzare più questo servizio. Sono comunque obbligato a pagare la tassa. Lo trovo un abuso di potere e un obbligo che limita la mia libertà di scelta. Pago se ricevo un servizio di qualità”Lui ha spiegato.

Il precedente con il caso di Barbara d’Urso

Se è vero che le petizioni di Change.org non rappresentano una fotografia esatta della popolazione, sono un termometro che misura alcuni sentimenti e richieste che circolano. In passato il sito di petizione ha spesso dato spazio a questioni legate al mondo della televisione – si ricordi il caso clamoroso della richiesta di cancellazione dei programmi di Barbara d’Urso – che aveva fatto da cassa di risonanza a polemiche molto vivaci nella cronaca quotidiana. dibattito.

Tag: Tempesta Rai Scurati caso mille firme raccolte stop pagamento licenza canone

 
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