“Sotto i riflettori durante il Covid ma mai valorizzato”. Il caso dell’ospedale di Cles, una situazione insostenibile – .

“Sotto i riflettori durante il Covid ma mai valorizzato”. Il caso dell’ospedale di Cles, una situazione insostenibile – .
“Sotto i riflettori durante il Covid ma mai valorizzato”. Il caso dell’ospedale di Cles, una situazione insostenibile – .

TRENTO. Mancano infermieri, medici, operatori socio-sanitari ma Mancano anche i tecnici di laboratorio. Li avevamo in prima linea durante l’emergenza Covid-19 nell’individuazione dei casi positivi, ma questa figura, nonostante la sua importanza all’interno del sistema ospedaliero, non è mai stato adeguatamente valorizzato ed oggi c’è ancora molta difficoltà a trovarlo ed ogni tentativo sembra restare vano. Tutto questo riguarda anche i tecnici di radiologia.

Questo per noi è confermato Barbara Cristofolinipresidente dell’Ordine dei tecnici sanitari della radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione che oggi conta più di 200 membri. “Purtroppo anche in Trentino – spiega – ci troviamo di fronte ad una scarsa disponibilità di personale. Se una volta alle gare partecipavano 300 persone, oggi se ne presentano 5”.

La situazione si sta facendo sentire orari di lavoro interminabili, turni che non possono essere programmati e ci sono quelli fatica a trovare le ore necessarie per riposare. Non tutti lo conoscono ma il ruolo del tecnico di laboratorio è davvero importante all’interno di un ospedale: lo dimostra il fatto che viene richiesto da tutti i reparti, a partire dal pronto soccorso.

Esegue attività di analisi e ricerca in materia di analisi biomediche e biotecnologiche, in particolare biochimica, microbiologia e virologia, farmacotossicologia, immunologia, di patologia clinica e molto altro ancora. È lui che, tra gli altri compiti, esegue l’analisi di un campione biologico (ssangue, pezzo chirurgico, urina o altro).

Quest’anno, dopo anni, Riparte anche a Trento un corso di laurea ad hoc. “L’ultimo è stato fatto 10 anni fa e, si spera, formando il personale localeRimango e posso aiutare le strutture del Trentino” chiarisce Cristofolini.

Comprendi cosa calo di interesse Questa professione è difficile ma non impossibile. “Spesso – spiega il presidente – Questa situazione è riconducibile al riconoscimento economico ma non è l’unico motivo. Dobbiamo pensarci valorizzazione delle personeal riconoscere che questo lavoro è importante dando il giusto peso al professionista e al contributo che può dareE. Con il Covid l’abbiamo visto, il tecnico di laboratorio, ad esempio, è entrato alla ribalta perché è stato lui a fornirci i dati sulla positività del tampone. Ma è presente anche in altre situazioni quotidiane pur non essendo spesso valorizzato come figura fondamentale”.

IL CASO CLES
Le croniche difficoltà organizzative legate alla carenza di personale continuano a farsi sentire in Trentino e spesso, data la mancanza di soluzioni adeguate, ti permettono di creare un ambiente non veramente attraente e soddisfacente. È il caso dell’ospedale di Cles. Dal terzo ospedale più importante della zona (dopo Trento e Rovereto) è è stata inviata una lettera ai leader dell’APSS con cui l’istituzione di una guardia notturna attivanel fine settimana e dentro vacanzepresso il laboratorio di Patologia Clinica.

La situazione che si trovano a vivere i tecnici di laboratorio è diventata insostenibile e la questione è stata ora portata all’attenzione del Consiglio provinciale con un’interrogazione presentata dall’assessore di Casa Autonomia, Paola Demagri.

Il laboratorio dell’Ospedale di Cles dispone uno staff di 10 tecnici di laboratorio più altro personale. L’attuale organizzazione prevede il lavoro su due turni di servizio diurno e notturno e nei giorni di sabato e festivi è prevista disponibilità. In totale circa 40 turni al mese. Solo 4 dei tecnici impiegati riescono a svolgere il numero massimo di 6 turni mensili. Quindi gli altri non bastano a coprire tutte le 40 mensilità necessarie.

Per questo fino a dicembre Lo staff di Santa Chiara è venuto in aiuto e questo anche perché le richieste notturne del pronto soccorso al laboratorio sono aumentate in modo esponenziale, passando da 3 a 10/12 chiamate per notte nonostante il personale non sia adeguato.

Da qui la richiesta di smettere con il regime di guardia e di introdurre una guardia attiva. Anche il cosiddetto “metodo Poct” sembra essere stato respinto”, le analisi effettuate con macchinari specifici, sia dal punto di vista organizzativo che di costo.

“Questa organizzazione del lavoro – spiega Demagri in questione – impone frequenti turni di lavoro notturni con un grande impatto sul benessere dei lavoratori poiché non hanno la possibilità di recuperare il giorno successivo. Considerando i numeri in termini di notti lavorate e di reperibilità, è facile capire perché questa situazione debba essere considerata insostenibile”.

 
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