Elezioni Francia 2024, Le Pen punta alla maggioranza assoluta. Cosa può succedere alle urne – .

Elezioni Francia 2024, Le Pen punta alla maggioranza assoluta. Cosa può succedere alle urne – .
Elezioni Francia 2024, Le Pen punta alla maggioranza assoluta. Cosa può succedere alle urne – .

Marine Le Pen e il suo RN hanno dominato il primo turno delle elezioni legislative in Francia. Il Rassemblement National e i suoi alleati di estrema destra hanno raggiunto il 33,14% dei voti. Molto indietro la maggioranza di Macron, Ensemble si ferma al 20,04%. Meglio della gauche ha fatto la sinistra unita nel Nuovo Fronte Popolare, che ha raggiunto il 28%. Secondo le proiezioni dei seggi, l’estrema destra potrebbe, per la prima volta in Francia, ottenere la maggioranza assoluta nell’Assemblea nazionale e il posto di primo ministro per l’erede di Le Pen, Jordan Bardella. Nelle proiezioni, i lepenisti si collocano in una fascia compresa tra 255 e 295 seggi potenziali, con la maggioranza assoluta fissata a 289. La sinistra avrebbe 120-140 seggi, la maggioranza di Macron 90-125 seggi. Secondo i dati del Ministero dell’Interno hanno votato complessivamente 10.625.662 francesi.

Le reazioni

Il presidente Emmanuel Macron è stato il primo a parlare: “Davanti al Rassemblement National, è giunto il momento di un’unione ampia, chiaramente democratica e repubblicana per il secondo turno”. Jean-Luc Mélenchon, da sinistra, ha affermato: “Nemmeno un voto andrà al RN, ovunque saremo terzi ritireremo il nostro candidato”. Con la conseguente indicazione di votare per l’avversario locale del RN, in questo caso la maggioranza macroniana. Stessa linea è stata poi presa da Raphael Glucksmann, il leader di Place Publique e uno dei principali esponenti della coalizione ‘Nuovo Fronte Popolare’. Consapevole dell’enorme posta in gioco e della percezione non positiva della France Insoumise tra i centristi e la destra moderata, Glucksmann, che ha riportato il Partito Socialista al terzo posto alle elezioni europee, ha lanciato il grido d’allarme: “Abbiamo 7 giorni per evitare una catastrofe in Francia”. D’altra parte, la vincitrice Marine Le Pen ha gioito: “Abbiamo iniziato ad annullare il blocco macroniano”. Il delfino Jordan Bardella aggiunge: “L’esito del voto rappresenta un verdetto senza appello, una chiara aspirazione dei francesi al cambiamento”. Per il candidato premier di estrema destra, “l’alternanza è a portata di mano”, c’è “una speranza senza precedenti in tutto il Paese”. “Sarò il primo ministro di tutti” ha aggiunto, sostenendo che il voto di domenica sarà uno “dei più decisivi nell’intera storia della Quinta Repubblica”.

Le alleanze

Macron ha chiesto che “un’unione repubblicana” formi un blocco contro l’estrema destra. In vista del secondo turno ha chiesto di studiare ogni singolo collegio elettorale francese per trovare alleanze “caso per caso”, anche con i candidati della France Insoumise (LFI). Altri esponenti della maggioranza hanno dato indicazioni meno chiare. Edouard Philippe, ad esempio, ha invitato i suoi militanti “a desistere per evitare l’elezione dei candidati della RN o della LFI, La France Insoumise”. Dato che LFI è decisamente il partito più forte nella coalizione di sinistra, la diga della desistenza si romperebbe ovunque ci siano candidati di maggioranza che desistono ma i cui voti non andranno al Front Populaire se il candidato locale è della LFI. D’altro canto, i repubblicani che non hanno seguito Eric Ciotti nel suo accordo con Marine Le Pen, e che hanno comunque ottenuto un considerevole 10% dei voti, hanno già annunciato, dal canto loro, che non cederanno voti a i loro elettori.

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La corsa al ballottaggio

La settimana cruciale per il futuro della République è già iniziata. Tra i 577 collegi elettorali che eleggeranno i 577 deputati della nuova Assemblea nazionale, c’è un’ampia maggioranza che i partiti si contenderanno domenica prossima al secondo turno. Sulla base degli accordi, dei ritiri, dei riporti e delle istruzioni di voto, che verranno decisi nei prossimi 7 giorni. I collegi elettorali in cui ieri non è stata raggiunta la maggioranza sono oggetto di una caccia al voto. In particolare, quelli in cui saranno in tre a qualificarsi per il secondo turno del 7 luglio, il famoso “triangolo” del ballottaggio francese. La maggioranza di Macron, che è la più debole delle tre liste principali (Rassemblement National, Nouvelle Front Populaire e la maggioranza di governo riunita in Ensemble), deve sperare di aver avuto accesso al maggior numero di candidati “triangolari”, in modo da poter cercare di vincere in alcune di queste sfide, e di arrendersi in altre, invitando i propri elettori a votare per una delle due liste che con maggiore probabilità si aggiudicherà il premio finale. Sulla base di questi calcoli gli analisti hanno studiato tutte le possibili ipotesi che potranno essere perseguite da lunedì 8 luglio per il governo del Paese. La governabilità era già stata compromessa con il passaggio dal primo mandato Macron (2017-2022), in cui il governo aveva la maggioranza assoluta (350 seggi su 577), al secondo, in cui si dovette accontentare di 250 seggi per il primo 2 anni. Con la decisione di sciogliere il Parlamento, Macron si è assunto la responsabilità di avere ancora meno seggi, viste tutte le previsioni elettorali di forte calo della maggioranza uscente.

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Cosa potrebbe succedere

Queste le principali ipotesi che si presentano, in prospettiva, dopo il voto del secondo turno:

  • MAGGIORANZA ASSOLUTA NELLA RN: già forte di 88 deputati, il partito Le Pen potrebbe conquistarne 289. Oppure, con qualche decina in meno, andare comunque al governo contando sull’appoggio di deputati esterni con cui è stato raggiunto un accordo. Questo quarto caso di coabitazione nella Quinta Repubblica tra un presidente di un colore politico e un primo ministro di un altro, si basa sulla certezza che Jordan Bardella, candidato del partito di possibile maggioranza, il RN, sarà nominato da Macron. Non si tratta di un processo automatico, secondo la Costituzione francese, ma di una consuetudine, poiché il capo dello Stato deve assicurarsi che la persona nominata ottenga la fiducia del Parlamento e, in caso di maggioranza assoluta del RN, la scelta sarebbe obbligatoria.
  • MAGGIORANZA RELATIVA A RN: Bardella ha precisato che con questa ipotesi non avrebbe gli strumenti per garantire il “cambiamento” francese. Si tratterebbe di uno dei casi di ingovernabilità più evidenti del Paese, dal momento che le proposte di un possibile primo ministro della RN verrebbero immediatamente respinte alla Camera dall’unione del Nuovo Fronte Popolare della sinistra insieme ai deputati di Ensemble.
  • VITTORIA DELLA LEF: In caso di maggioranza, anche relativa, del Fronte popolare (Francia Insoumise, Ps, PCF ed ecologisti), le porte del governo si aprirebbero a un primo ministro di sinistra. Finora i leader dei partiti della coalizione hanno cercato di convincere gli elettori, in gran parte riluttanti a nominare Jean-Luc Mélenchon, che il candidato primo ministro sarà un moderato. Il candidato che è emerso con maggiore forza è François Ruffin, anche lui di La France Insoumise ma una personalità non così controversa come Mélenchon. Sull’ipotesi di dimissioni di Emmanuel Macron, più volte avanzata da Marine Le Pen in caso di sconfitta della maggioranza di governo, l’Eliseo ha preso posizione, con l’assicurazione che il presidente resterà in carica fino alla fine del suo mandato, in Maggio 2027. Infine, non ci sono indicazioni – né precedenti in Francia – di un governo “tecnico”, ipotesi avanzata da alcuni commentatori in caso di ingovernabilità totale, vista l’impossibilità di sciogliere nuovamente il Parlamento prima di un anno dall’ultimo scioglimento ( 9 giugno).

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