AGI – “Solo cinque persone al mondo conoscono la ricetta del Campari. Riceviamo i sacchetti con le erbe disidratate con su scritto ‘erbe per Campari’ ma non sappiamo di che erbe si tratti, né da dove provengano”. Andrea Ristiresponsabile di Stabilimento di Novi Ligure dove è stata inaugurata oggi una nuova linea di produzione Aperol, lo ha rivelato ai giornalisti nel corso di una visita all’interno dello stabilimento.
“Tutto inizia dall’infusione di erbe, alcool e acqua” racconta Risti tra le enormi vasche che diventeranno una delle bevande più sorseggiate al mondo -. Campari ha un ciclo produttivo di 30 giorni, quello di Aperol è più semplice, bastano 6 giorni. Si trova a Novi Ligure l’impianto che ‘proietta’ rosso e arancio nei bar a grande velocità. , spiega Risti, “perché è stato creato per l’Asti Cinzano che doveva essere nell’astigiano per rispettare la DOC. Agli americani, poi, piace leggere sull’etichetta che le nostre bevande sono prodotte in Italia”.
“La tendenza a poco o niente alcol? Sta crescendo ed è molto interessante. Abbiamo già il prodotto analcolico numero uno al mondo: il crodino e, anche per questo, lo stiamo lanciando a livello globale”, spiega l’amministratore delegato di Campari, Matteo Fantacchiotti.
“La tendenza c’è anche se al momento la dimensione del mercato secondo me è ancora molto bassa – dice rispondendo a una domanda sul tema, al centro anche del dibattito al ‘Vinitaly’ -. Ma sta crescendo ovunque e merita attenzione. Nei prossimi dieci anni le dimensioni cominceranno ad essere considerevoli per il la birra ha impiegato molto tempo tempo prima che si consolidasse e si trovasse il modo di realizzare un prodotto di qualità senza alcol. Secondo Fantacchiotti questa tendenza favorisce i prodotti Campari.
«I nostri prodotti sono già poco alcolici e abbiamo il crodino zero alcol e alle erbe. Lo stiamo lanciando a livello globale come spritz senza alcol e abbiamo grandi ambizioni”.
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