quel “mostro” che nemmeno Draghi ha voluto fermare – Il Tempo – .

quel “mostro” che nemmeno Draghi ha voluto fermare – Il Tempo – .
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Gianluigi Paragone

26 aprile 2024

In un Paese dove una banca – Intesa – concede ai parlamentari l’incredibile tasso di interesse di 5,6250 sulla liquidità ben tenuta sui loro conti correnti senza che questo susciti scandalo (altro che Scurati, censure e simili millanterie), accade che nel giro di pochi mesi il governo Scopriremo che in casa abbiamo un mostro spaventoso, un mostro che a quanto pare divora tutto e distrugge il futuro degli italiani: il Superbonus. L’acchiappafantasmi di questo mostro si chiama Giancarlo Giorgetti. Sono sicuro che abbia ragione, ma mi chiedo: da dove viene questa creatura mostruosa? Dal profondo, a quanto pare. Il vero sfavorito è il 110: nessuno se lo aspettava. È un po’ come il profumo Chanel che mette in imbarazzo Piero Fassino: ce lo siamo ritrovato in tasca senza volerlo, avevamo le mani occupate, eravamo al telefono. Insomma, non ce ne siamo accorti finché non sono arrivate le guardie e ci hanno pizzicato. Costringendoci alle giustificazioni più fantasiose. «Non possiamo far ristrutturare i castelli gratis», oppure: «Ci sono troppi imbroglioni, meno male che li abbiamo fermati» (allora preparatevi a fermare anche i progetti Pnrr perché sembra che le truffe finora scoperte siano solo la punta di l’iceberg).

Il Superbonus è un mostro che col tempo diventerà un macigno per le finanze pubbliche italiane, quindi bisognerà tagliare qua e là, magari tagliare un po’ le pensioni e dare all’Europa i contentini che chiede. «Tutto merito di coloro che hanno ristrutturato i castelli e ricostruito gratuitamente la villa», il racconto è perfetto. Ho solo una domanda: era possibile che nessuno si fosse accorto che questa terribile nuova specie faceva il suo debutto nella creazione politica? Possibile che adesso sia solo colpa di Conte? Possibile che adesso tutti prendano le distanze dal 110? Eppure questo mostro è passato praticamente per le mani di tutti i partiti (tranne Fratelli d’Italia): nessuno si era accorto dell’effetto moltiplicatore? Nessuno poteva immaginare che fermarlo all’improvviso avrebbe avuto lo stesso effetto di chi viaggia in autostrada a 129 km/h (quindi rispettando la legge, esattamente come con il Superbonus) e viene investito all’improvviso da una pattuglia della Polstrada? Nessuno, tanto che nessuno in campagna elettorale aveva predicato la fine del Superbonus.

“Va bene, ma le feste sono quello che sono”, potresti rimproverarmi. Li conosciamo. Mettiamola così: i partiti, più o meno, hanno preferito vedere l’effetto moltiplicatore sul Pil senza soffermarsi troppo sul costo aggiuntivo. Ma Mario Draghi, scusa? L’ultimo governo della scorsa legislatura è stato presieduto da un ex banchiere centrale, da un uomo che va in giro per il mondo a predicare la differenza tra debiti buoni e debiti cattivi, da un signore formatosi al Ministero del Tesoro: nemmeno l’ha fatto quell’uomo della Provvidenza con tutti i poteri a sua disposizione si rende conto che avevamo in casa un mostro così onnivoro? «Sì, se n’era accorto, anzi voleva fermarlo». Sì, ma non lo ha fatto. L’ha cambiata solo una ventina di volte di fronte al fatto che nessuna regola dovrebbe essere più certa di quella fiscale. «Draghi non lo ha fermato perché voleva anche i voti del Movimento Cinque Stelle per diventare presidente della Repubblica», dicono quasi tutti. Perfetto, allora vuol dire che anche le ambizioni dell’uomo della Provvidenza erano più importanti del famigerato debito pubblico, e quindi del bene del Paese. Insomma, tutto è relativo. Un po’ come l’interesse che Banca Intesa riserva ai parlamentari italiani.

 
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