“Ora John Elkann ferma i piani di Tavares” – Torino News – .

Lavoratori ricattati, le promesse di Marchionne e il “servimento” verso troppi governi nei confronti degli Agnelli, “che stanno abbandonando l’auto”. E un appello a John Elkann: “Fermate i piani di Tavares”. Tutto questo nelle ore di una giornata in cui, dal fronte sindacale dell’auto, arrivano commenti e analisi sulla situazione dell’ex Fiat in Italia, una realtà che molti credono sia ormai finita.

«Tutti i governi, particolarmente grave quello di centrosinistra, hanno accusato di servilismo nei confronti della Fiat, più che la Fiat nei confronti della famiglia Agnelli. E ora siamo di fronte ad una fuga degli Agnelli dall’Italia” ha sostenuto Giorgio Airaudo, nome storico della Fiom-Cgil, ai microfoni di “Giù la maschera” su RadioRai. Riferimenti al calo dell’occupazione, della capacità produttiva delle fabbriche: oggi Mirafiori è praticamente ferma, con lo stop totale per tutto il mese di maggio. A memoria, è difficile trovare un mese intero senza che una sola vettura elettrica esca dalla storica fabbrica i dipendenti, da Fiat a FCA e poi nella parte italiana di Stellantis, si sono ridotti a poco più di un terzo in meno di venticinque anni. Le ragioni sono diverse: riorganizzazione degli stabilimenti – chiuse Termini Imerese, Rivalta e Grugliasco ad esempio -, riduzione della produzione rispetto al mercato, globalizzazione della produzione stessa e investimenti in località a basso costo.

Per Airaudo un declino iniziato con l’allora amministratore delegato Sergio Marchionne, che trasformò la Fiat in Fca. “Anche oggi Mirafiori è fuori dal contratto nazionale – dice – per le promesse di Marchionne di avere stipendi come quelli tedeschi. C’è stato un referendum, al quale la Fiom ha votato contro, ma i lavoratori erano sotto ricatto. E oggi possiamo dire che Marchionne ci ha mentito“.

L’accusa di mancanza di “italianità” al Gruppo resta sempre sottotraccia, anche se è vero Anche in Francia non se la passano megliocome dimostrano gli scioperi dei fornitori e la chiusura di tre stabilimenti. “È una realtà multinazionale, in questa nuova dimensione pensare al Torino come eravamo abituati ai tempi degli Agnelli non ha più senso – dice Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim Cisl, in un’intervista a Beemagazine -. Nel Gruppo Stellantis Torino e l’Italia rappresentano una delle tre realtà insieme a Francia e Stati Uniti”.

“Credo che il discorso sull’italianità sia poco utile al vero tema – prosegue – che è quello della tutela del lavoro e dell’automotive nel nostro Paese. Bisogna indirizzare i finanziamenti, almeno in parte, per garantire la produzione negli stabilimenti italiani“. Ma Uliano pone l’accento sulla “testa” del Gruppo, la strategia che non parte nemmeno da Parigi, ma da Portagallo: “La governance del gruppo è nelle mani degli uomini di Tavares che hanno continuato il lavoro già avviato in Psa e Opel, di riduzione dei costimigliorare l’efficienza degli stabilimenti e l’integrazione delle funzioni, con tensioni anche con le nostre rappresentanze sindacali”.

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Ma è anche vero che è lui il presidente del Gruppo John Elkann, nipote di Agnelli, che mantiene tuttora una sede a Torino – dove è abitualmente presente il lunedì – e la residenza, anche se la sua vita trascorre molto tra New York e la Francia. “Grazie anche al regolamento del consiglio – insiste Uliano – dovrà essere consultato insieme all’amministratore delegato Carlos Tavares su alcune questioni strategiche di grande importanza. Elkann, quindi, ha voce in capitolo in decisioni di vitale importanza per il futuro del gruppo. Dovresti dire qualche parola in più su Torino e sull’Italia”.

 
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