perché la bolletta non diminuisce? La “colpa” dello spread dei venditori – .

Il prezzo delle bollette non tornerà più quello di prima. Il costo dell’energia è sceso ai livelli pre-crisi, gli indici forward – che “predicono” il prezzo per mesi e anni a seguire – sono in calo fino al 2027, eppure per i consumatori italiani è ancora impossibile trovare un’offerta elettrica a prezzo fisso che rispecchi questa tendenza. Il calo c’è, ma potrebbe essere molto maggiore. E il motivo è da ricercarsi spread applicato dai venditoricioè il “gap” tra il prezzo al quale acquistano l’energia e il prezzo al quale questa viene rivenduta al consumatore.

Secondo un’analisi di Billoo (istanza di controllo fatture luce e gas, che controlla ogni giorno più di duemila fatture italiane e si prepara ad un aumento di capitale da 5 milioni di euro), se storicamente lo spread era compreso tra 5 e 7 euro in media per megawattora, oggi sono tra i 20 ed i 30 euro al megawattora. E fino allo scorso marzo era anche doppio.

L’andamento dei prezzi forward

La storia dello spread

Lo spread – va detto – nel prezzo fisso ha sempre svolto un ruolo di garante per gli operatori energetici: un modo per remunerare il rischio di variazioni dei prezzi, dovute a eventi imprevedibili come guerre, danni alle infrastrutture, pandemie. Ma oggi, quando la volatilità è bassa e le riserve energetiche sono piene, gli operatori continuano a temere che l’imponderabile possa ripetersi. Insomma, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina non si potrà mai più tornare alla situazione precedente. Anche se la primavera ha segnato un leggero cambio di passo: “È interessante notare – spiega Giovanni Baroni, fondatore di Billoo – che il restringimento degli spread degli ultimi mesi è stato compensato dall’aumento del prezzo del kilowattora. Quindi, in definitiva, nessuna buona notizia per le tasche dei contribuenti”.

La paura che accada di nuovo

Se stesso il conflitto Mosca-Kiev avesse innescato tensioni nella filiera energetica nazionale, facendo schizzare gli spread anche oltre la media di 70 euro per megawattora, il contesto di rinnovata “stabilità” avrebbe dovuto riportare indietro l’orologio degli extra-profitti. Ma evidentemente non è stato così.

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Come mai lo chiarisce? A2A Energia, che ce lo fa sapere: “Se fino al 2021 la nostra era considerata un’attività non redditizia, ma sostanzialmente priva di rischi, dal 2022 gli operatori hanno dovuto rendersi conto che i rischi, in realtà, ci sono sicuramente”. Non è un caso che durante la fase più acuta della crisi le offerte a prezzo fisso siano praticamente scomparse dai radar e che i portafogli degli operatori siano stati significativamente riequilibrati. Prima della crisi la quota di A2A nei contratti a prezzo fisso era del 90%, oggi è del 50%. Allo stesso tempo, gli spread applicati dagli operatori, pur essendosi ridotti rispetto all’inizio dell’anno, continuano a mantenersi costanti. E lo sono anche i costi fissi di marketing (si tratta dell’importo fisso necessario a coprire i costi operativi del servizio). “Secondo noi – spiegano ancora dalla multiutility lombarda – i margini si ridurranno ulteriormente nei prossimi mesi, ma non torneranno mai ai livelli di prima”. La “lezione” degli ultimi due anni è stata dura e ora gli operatori preferiscono chiedere ai clienti qualcosa in più per proteggersi dal rischio di nuova volatilità.

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Parole confermate anche dai fatti scritti nelle relazioni trimestrali. Ad esempio, nel primo trimestre del 2024 il ramo energetico di Gruppo Hera ha registrato ricavi in ​​flessione del 6,5% ma un margine operativo in crescita del 5,2%. Anche la business unit Mercato A2A ha registrato un fatturato inferiore del 20%, ma un margine più elevato di 80 milioni di euro. In entrambi i casi ha influito l’aumento della base clienti e la crescita dei volumi venduti, ma ha giocato il suo ruolo anche la maggiore marginalità unitaria.

Un po’ di competizione

Da marzo ad oggi, quindi, il costo dell’energia è aumentato, anche se di poco. Ma la vera notizia, confermata da tutte le analisi di settore delle ultime settimane, è che il prezzo fisso sta lentamente tornando competitivo, dopo due anni in cui è stato prima introvabile e poi carissimo. In breve, il calo dei prezzi è talmente marcato che le offerte cominciano ad essere convenienti nonostante gli elevati spread applicati dagli operatori. Il merito, secondo Baroni, va in gran parte alle aste per le tutele graduali (Stg) che, come abbiamo riportato Repubblica, hanno portato a sconti a tre cifre sulla componente fissa, così che chi finirà in STG da luglio avrà i prezzi migliori sia dei clienti vulnerabili che di quelli del mercato libero. “Gli operatori rimasti a bocca asciutta, o che hanno perso molti clienti, stanno applicando sconti significativi per accaparrarsi clienti sia dal protezionismo che dal libero mercato – commenta Baroni – infatti è questo l’effetto che la concorrenza dovrebbe avere: abbassare i prezzi al consumo”.

Anche Simona Benedettini, consulente indipendente ed esperto di energia, collega il maggior numero di offerte a prezzo fisso a una minore volatilità: “Il rischio che i venditori subiscano perdite economiche legate alla possibilità di fissare un prezzo e poi, dopo pochi mesi, doversi rifornire a caro prezzo prezzi all’ingrosso più alti”. Benedettini ricorda che in Italia il gas continua a trainare i prezzi dell’elettricità, “e oggi i prezzi forward del gas sembrano in aumento”.

È il momento giusto per cogliere un’offerta a prezzo fisso oppure no? Secondo Baroni non è certo: “A parte i mesi estivi, che vedono un leggero aumento dovuto soprattutto all’uso dei condizionatori, per i mesi successivi l’indice è in diminuzione. C’è quindi il rischio di bloccare un prezzo che poi potrebbe scendere ulteriormente in futuro”.

Alle parole di Baroni fanno eco quelle di Marco Vignola, responsabile energetico dell’Unione Nazionale Consumatori. “In questi anni non ho mai visto avverarsi una previsione – anticipa Vignola -, ma posso dire che in un contesto di condizioni perfette, quindi senza nuove tensioni per il settore, i prezzi forward dell’energia dovrebbero teoricamente scendere nei prossimi mesi, e poi stabilizzarsi verso la fine dell’anno e da quel momento ritornare ad un andamento stagionale, come è sempre stato”. Ma situazioni come quelle verificatesi negli anni passati, in cui alcune offerte a prezzo fisso sul mercato libero risultavano economicamente più vantaggiose rispetto al mercato tutelato, secondo Vignola, non si verificheranno più.

Per questo, se l’interesse del cliente fosse rivolto esclusivamente all’offerta più conveniente, la Maggiore Tutela oggi e il servizio di tutela graduale poi (a partire dal 1° luglio) dovrebbero essere la strada da percorrere. “Dalle nostre analisi sul Portale delle Offerte – assicura Vignola – ad oggi non esiste una sola offerta praticata dal mercato libero che sia più conveniente di quella tutelata”.

 
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