L’esercito demolisce i vecchi carri armati. Arriva il nuovo Panther italianizzato – .

A solo un mese dalla rottura delle trattative con la franco-tedesca Knds, il colosso italiano Leonardo si prepara a firmare un memorandum d’intesa con la controparte tedesca Rheinmetall. Obiettivo: sviluppare insieme una versione ‘italianizzata’ del pezzo forte del gruppo di Düsseldorf, il carro armato pesante Panther, che in questo modo si candida a diventare la piattaforma di riferimento per sostituire i vecchi carri armati Ariete in fase di rottamazione da parte dell’esercito. I numeri e le prestazioni del Panther parlano da soli: rispetto al rivale Leopard, costa meno ed è più efficace, soprattutto se confrontato con il carro armato russo T-14 Armata. Ecco perché chi lavora alla Difesa non può che gioire.

Fonti vicine al mondo militare riferiscono che un ufficiale dello Stato Maggiore, parlando liberamente (e ufficiosamente) con funzionari dell’industria militare, ha commentato così il cambio di alleanza di Leonardo sul carro armato: “Se un giorno dovessimo combattere con la Russia, con il Gattopardo avremmo rischiato di ritrovarci con i cosacchi ad abbeverare i loro cavalli davanti a San Pietro”. Gergo militare d’altri tempi, dove i russi vengono ancora descritti come quelli di un secolo fa, a cavallo e in forma di cosacchi. Ma che comunque dà un’idea di ciò che le fonti militari confermano HuffPost: l’abbandono del progetto con Knds a favore di un accordo con Metallo renano – e quindi la nascita di una joint venture tra i due grandi colossi della difesa europea, numeri uno indiscussi nei rispettivi Paesi – è una buona notizia per le nostre Forze Armate.

In particolare per l’esercito. È noto che, prima del ritorno della guerra in territorio continentale europeo nel 2022 da parte di Vladimir Putin, la nostra Difesa aveva fornito alle forze armate mezzi per condurre guerre in territori lontani, per il mantenimento della pace se non per la prevenzione dei conflitti (le missioni ONU ne sono un esempio). Sono stati quindi necessari mezzi cosiddetti “di proiezione”. Un esempio è il rinnovo della flotta, con il pensionamento della portaerei Giuseppe Garibaldi e l’arrivo di nuove ammiraglie come la Cavour e la portaelicotteri anfibia Trieste. O ancora: l’ordine di qualche decina di caccia e bombardieri F-35. Se le guerre non si combattono più ai nostri confini, allora la logica impone che si acquisiscano mezzi per combattere la guerra dal cielo o dal mare.

Ma oggi le cose sono cambiate. E la guerra in Ucraina ha dimostrato come un conflitto acceso vicino ai confini – specie quelli del Nord-Est – possa essere combattuto. La speranza, anche delle nostre forze armate, è che la pace venga preservata a favore della diplomazia. Ma non è possibile garantire la sicurezza della Repubblica, i militari insistono da tempo, senza dotarsi di assetti in grado di garantire un certo livello di deterrenza. Un principio adottato anche dal premier Giorgia Meloni e dal ministro Guido Crosetto durante le loro recenti visite in Libano. Ecco perché la Difesa intende rottamare centinaia di vecchi carri armati Ariete, progettati negli anni Ottanta e messi in servizio negli anni Novanta, decisamente troppo analogici in un’epoca di guerra dominata dalle applicazioni digitali e da ultimo dall’intelligenza artificiale. I carri armati di oggi non devono solo sparare. Devono anche muoversi in stretto coordinamento con tutti gli altri mezzi e uomini, dai droni schierati per difenderli agli aerei da bombardamento tattico fino agli assetti per la guerra elettronica e informatica.

Ecco perché la Difesa, nel Documento programmatico pluriennale 2023-2025, redatto dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, ha previsto un investimento di otto miliardi e duecento milioni distribuiti in quattordici anni per sostituire i vecchi Ariete – anche se alcune decine saranno semplicemente ammodernate – con piattaforme da combattimento di nuova generazione, capaci di assicurare comunanza logistica con gran parte dei sistemi d’arma in servizio nei Paesi europei e NATO, sfruttando, ad esempio, catene di fornitura comuni e lo sviluppo di sistemi ancora più moderni, nel prossimo futuro, frutto di ricerche e investimenti comuni.

Un esempio della collaborazione tra grandi colossi europei è il memorandum d’intesa che Leonardo e Rheinmetall si apprestano a firmare nelle prossime ore per sviluppare congiuntamente una nuova versione del carro armato di marca tedesca, il Panther Kf51. Un mezzo che verrà costruito in joint venture dalle due aziende e dove l’ex Finmeccanica fornirà alcune parti, come la torretta progettata e assemblata dalla controllata Oto Melara, italianizzando così un progetto che prima era al cento per cento tedesco. Ed è stata proprio l’italianizzazione della piattaforma la discriminante seguita dal gruppo guidato da Roberto Cingolani per costituire la nuova alleanza. Nelle trattative con l’altro gruppo, la Knds, che produce il Leopard 2 tramite Krauss-Maffei, è stato proprio il rifiuto della controparte franco-tedesca di italianizzare parzialmente il mezzo a decretare la fine delle trattative.

Rheinmetall ha invece dato il via libera e questo consentirà alla Difesa, secondo valutazioni fornite da fonti di alto livello, di dividere a metà, tra italiani e tedeschi, la futura commessa pubblica per l’acquisto di centinaia di “Main Battle Tanker di nuova generazione”, come viene chiamato il carro armato destinato a sostituire e integrare il vecchio Ariete. Anche la scelta di abbandonare il Leopard per il Panther è considerata, in ambito militare, un’ottima notizia: “Il Panther è più leggero, ha maggiore gittata di fuoco, capacità di penetrazione, è più interconnesso e soprattutto più economico del Leopard 2” riporta una fonte ben informata.

Quello prodotto da Knds pesa 59 tonnellate contro le 54 della soluzione offerta da Rheinmetall. Il cannone calibro 130 mm del Panther ha una gittata maggiore del 50% ed è considerato decisamente più capace, rispetto al rivale, di penetrare la corazzatura composita reattiva in ceramica dei T-14 russi, dotati di una speciale lega di acciaio che consente loro di innescare una controesplosione appena prima dell’impatto del proiettile finalizzato a neutralizzare il tiro. Ciliegina sulla torta: il Kf51 che sarà sviluppato da Leonardo e Rheinmetall avrà a disposizione, a differenza del Leopard 2, un moderno sistema anti-drone. Non proprio un’opzione secondaria se pensiamo alla ormai comprovata centralità dei veicoli senza pilota nella guerra moderna.



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