così l’indagine di Milano rischia di allargarsi – .

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L’indagine della procura di Milano rischia di estendersi ad un’altra decina di marchi di moda, dopo che ieri il tribunale ha posto sotto amministrazione controllata Manufactures Dior, la società operativa del ramo italiano della casa di moda LVMH. L’indagine dei pm Paolo Storari e Luisa Baima Bollone ha messo in luce presunti fenomeni di sfruttamento e caporalato nelle fabbriche di borse e pelletteria di fornitori italiani che l’azienda non avrebbe potuto impedire.

Ispezioni e controlli sull’uso dell’elettricità negli stabilimenti dei fornitori LVMH in Italia hanno rivelato come i lavoratori fossero impiegati per lunghe ore, con turni che spesso terminavano a tarda notte e nei giorni festivi. Nelle stesse fabbriche sono stati trovati anche dipendenti che dormivano, senza contratto regolare. In Italia erano irregolari anche due lavoratori stranieri. Ad aprile il tribunale di Milano aveva imposto anche l’amministrazione controllata di un’azienda posseduta da Giorgio Armani. Anche in quel caso il gruppo fu accusato di aver omesso negligentemente di monitorare le attività dei fornitori che avrebbero sfruttato i dipendenti. Abusi sui quali Armani aveva cercato di minimizzare le accuse.

L’indagine della Procura di Milano ha preso di mira altri piccoli produttori che riforniscono una decina di marchi di moda, secondo l’agenzia Reuters che cita una fonte informata dell’inchiesta. L’inchiesta non coinvolge direttamente LVMH e Armani, ma i loro fornitori accusati di sfruttamento dei lavoratori nella produzione del “Made in Italy”. Principalmente lavoratori stranieri portati in Italia da una società di collocamento, che secondo un’indagine decennale della Procura di Milano avrebbe assunto lavoratori illegalmente, evadendo tasse e contributi previdenziali, in modo da mantenere bassi i costi.

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