L’Ultima Cena di Frankenstein – ilGerme – .

L’Ultima Cena di Frankenstein – ilGerme – .
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L’“ultima cena” è arrivata con una settimana di ritardo giovedì scorso: Di Piero e i suoi apostoli attorno a un tavolo a Villa Elena per festeggiare – postuma – la Pasqua a Sulmona, così piena di gente e di successi che da un po’ aveva fatto sperare in un futuro migliore per la città. E invece: è bastata una battuta sul concerto dei Nomadi, o meglio sulla loro età e sull’età di registrazione, per scatenare l’inferno. Senza aspettare il “tre”. L’ha presa male Elio Accardo, ex manager di Tassoni: ha riversato sui commensali parole infuocate e insulti che, a dire il vero, non ci si aspettava che provenissero dal suo apparente aplomb. Ovviamente non sono stati solo i Nomadi a scatenare l’ennesima crisi comunale, ma una serie di divergenze di vedute sulla gestione amministrativa covate sotto la cenere per oltre quattro mesi. Elio Accardo, invece, non era una nomina qualunque in consiglio: il suo nome c’era già palo prima che si andasse alle urne e attorno alla sua candidatura a sindaco fosse stata costruita effettivamente la coalizione Liberamente Sulmona, prima che decidesse di rifiutare e lasciare la partita accesa nelle mani di Gianfranco Di Piero. Abbastanza per capire che il suo ingresso in consiglio non è stato esattamente un abbraccio affettuoso, piuttosto un tentativo di ricostruire un percorso. È stato brutto, poteva andare peggio, “poteva piovere” – per citare il medico Frankenstein –, perché quella di Accardo non è l’unica nuvola che si addensa su Palazzo San Francesco. Diversità di vedute su tanti temi, a partire dalla necessità di liberare piazza Garibaldi dalle auto, ad esempio, ci sono anche tra gli altri consiglieri comunali, mentre ad aprile ormai a buon punto si continua a lavorare in dodicesimi perché il bilancio non è ancora stato approvato approvati e tante, troppe, opere pubbliche restano sospese in attesa di chissà cosa. La macchina amministrativa in questo non aiuta e anzi a Palazzo San Francesco è evidente una mancanza di regia dal punto di vista amministrativo, con i dirigenti che, salvo le dovute eccezioni, si fanno i fatti propri, soprattutto da quando gli indirizzi politici a cui dovrebbero attenersi sono pochi, confusi e talvolta in conflitto tra loro. L’ultimo esempio è la mensa della caserma dei vigili del fuoco che sorgerà in via XXV Aprile: una delibera politica votata a tutto campo dalla maggioranza e da Fratelli d’Italia, poi ritirata dalla lista dei punti da sottoporre al prossimo consiglio comunale.

In una città dove le commissioni e perfino i consigli comunali sono diventati merce rara, dove i partiti sono scomparsi, dove le posizioni politiche sono spesso capricci o interessi dei singoli individui. Dove sostanzialmente si è persa la visione d’insieme. Ecco perché le dimissioni di Accardo potrebbero essere un detonatore, non perché siano in grado di innescare una crisi politica, ma perché mettono a nudo l’assenza della politica. Che peraltro, a Sulmona, si è trasformata in un’operazione chirurgica di pezzi messi insieme a casaccio, convinti che tutto “si possa fare”. Come se fosse un esperimento di Frankenstein.

 
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