La forza della natura provoca sgomento e ammirazione, sminuendo tutto il resto. Viaggio attraverso le opere di William Turner – .

La forza della natura provoca sgomento e ammirazione, sminuendo tutto il resto. Viaggio attraverso le opere di William Turner – .
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William Turner (1775-1851): volerne scrivere, ripercorrendo le linee essenziali del suo travolgente percorso espressivo, soprattutto adesso, nel giorno della sua 249esimo compleanno, non sappiamo da dove cominciare. Gli stimoli visivi ed emotivi che la sua pittura provoca, infatti, si fondono e, senza alterarne la sostanza interna, evidenziano l’inafferrabilità di un artista considerato un perno insostituibile del Romanticismo pittorico. Con lui l’impossibilità di trasmettere attraverso le parole ciò che stiamo guardando sembra essere una precondizione essenziale e obbligata, così da rivivere, non solo come osservatori, lo stesso senso di smarrimento verso una natura indicata come fonte primaria di ogni pensiero. Una natura scandita da ritmi rassicuranti, ma che sa essere intimidatoria e distruttiva, intima e maestosa, dolce e aggressiva. Turner non solo ci vuole con sé: nei suoi quadri sembra volerci trascinare dentro. Non a caso, quando nel 1812 presentò la grande e imponente tela intitolata “Blizzard: Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi”ha voluto collocarlo in una posizione insolitamente bassa, proprio per dare la possibilità al visitatore di varcare la soglia.

Un soggetto storico, lontano dalle onde dei suoi mari e in parte impegnativo. Anche in questo caso, però, della vicenda rimane poco ed è del tutto assente l’enfasi celebrativa dei pittori neoclassici di quegli stessi anni. Annibale non compare, mentre si intravedono le piccole e disperate sagome di alcuni soldati, chiamate a scandire orizzontalmente il fondo della grande tela (145×246), realizzata nel 1812 e oggi visibile sulle pareti della Tate Gallery di Londra . Osservando attentamente, risalito in superficie chissà dove, c’è anche, ancora piccolo e disteso su un fianco, uno dei 37 elefanti della famosa spedizione. Ma il vero protagonista, chiamato a rendere appieno l’intensità drammatica dell’evento, è il cielo infuriato: posto in alto, il sole tondo è privo di splendore, la neve è priva di candore. La forza della natura, quindi, ancora una volta provoca sgomento e ammirazione, sminuendo tutto il resto.

Anche in assenza di drammaticità, Turner, del paesaggio, ha voluto catturare le prospettive meno accessibili, per instaurare con il soggetto un dialogo che fosse allo stesso tempo privato e successivamente condivisibile.. Ciò avvenne soprattutto durante i suoi numerosi viaggi, fermandosi incantato davanti a un crepaccio o salendo di notte sul tetto dell’Hotel Europa di Venezia, così da immortalare dall’alto la città illuminata dalla luna, conservando Canaletto nel suo cuore. Venne in Italia tre volte, attratto dal fascino di un paesaggio fatto anche di storia e segnato dall’azione corrosiva del tempo.

Per comprendere la straordinaria ampiezza del suo percorso artistico, immaginiamo William Turner con le braccia tese: lo vedremo con una mano, se non addirittura toccare, avvicinarsi molto a Canaletto (morto solo sette anni prima della sua nascita), artista che ebbe modo di guardare con attenzione ai suoi esordi anche grazie ai numerosi dipinti realizzati in terra inglese durante i quasi dieci anni in cui il pittore veneziano, lasciata la laguna, vi soggiornò, a partire dal 1746; mentre, d’altro canto, sembra quasi entrare in contatto con la pittura impressionista. Anzi, guardando i suoi ultimi dipinti, supera addirittura le sue realizzazioni espressive, tanto da continuare da solo la strada aperta dall’anziano Monet, spingendosi in direzione dell’arte informale, con intuizioni e imprese stilistiche ancora più coraggiose. . Lo stesso Monet, scosso, fatica a coglierne la portata: “In passato amavo moltissimo Turner, oggi lo amo molto meno. Perché? Non ha disegnato abbastanza colore e ne ha messo troppo. L’ho studiato bene”.

Infatti, se nell’opera del pittore francese il soggetto, in tutte le sue forme – comprese le ninfee acquatiche e fragili – si ricompatta visivamente dopo aver subito l’azione sfaldante della luce, in Turner, quella stessa luce invade la superficie del tela come se fosse uscita da uno sfogo improvviso. Una sorta di valvola di sicurezza. La luce è forse la stessa come intensità, ma qui sembra diversa per origine e “consistenza”. Certamente non pioveva dall’alto, ma fuoriusciva da un serbatoio interno che non poteva più contenerlo. Quello di Turner, in breve, è una sorta di traboccamento emotivo. Una “inondazione” luminosa e bituminosa, capace di travolgere ogni riferimento visivo nel suo passaggio, così da trasformare, lungo il percorso, la materia in materia. Ecco perché in Turner la luce diventa materia e, niente meno, la materia diventa luce.

Tag: forza natura sgomento ammirazione diminuzione Viaggio opere William Turner

 
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