Lo sbarco in Cina dell’artista albese Valerio Berruti con i suoi “figli” – .

Lo sbarco in Cina dell’artista albese Valerio Berruti con i suoi “figli” – .
Lo sbarco in Cina dell’artista albese Valerio Berruti con i suoi “figli” – .

Valerio Berruti inaugura oggi la sua prima mostra personale in Cina, nel prestigioso Teagan Space di Youyi Bay, nel quartiere di Pechino dove si trova la nuova località balneare di Aranya. «È una città che non esisteva prima del Covid e che oggi conta già 50mila abitanti ed è collegata ad altri centri simili nati per accogliere la crescente classe media cinese – ci racconta al telefono l’artista albese, mentre sta allestendo i suoi ultimi lavori -. Ogni quartiere ha un centro culturale: alcuni hanno il museo, altri il teatro e l’auditorium, altri la biblioteca e la cineteca, tutti realizzati dai più grandi architetti cinesi del momento”.

Valerio Berruti ha avuto l’onore non solo di debuttare nella Terra di Mezzo, ma anche di essere il primo artista occidentale esposto a Teagan Space: «La curatrice della mostra, Roxy Y. Tang, aveva visto alcune opere che avevo esposto a Il Maxxi di Roma quando era guidato dal critico Hou Hanru e lui mi propose questa collaborazione” spiega Berruti. Nasce così il progetto “Circifying sketch” che riunisce all’interno del Teagan Space una serie di nuovi disegni di piccolo formato esposti in cinque diverse sale, uno spazio dedicato alle produzioni ceramiche site-specific e un altro destinato alle animazioni video che raccontano la poetica dell’artista è sempre legato all’infanzia. La facciata dello spazio museale e quella dell’edificio adiacente ospitano inoltre due grandi installazioni di 30×10 metri, mentre una monumentale scultura in acciaio sarà inaugurata in estate e sarà posizionata permanentemente negli spazi esterni del museo.

«Ho pensato di creare una coppia di bambini abbracciati, coltivando l’idea del DNA come simbolo di fratellanza universale. L’intreccio dei bambini crea una spirale simile a quella del filamento che si attorciglia all’infinito, richiamando ideali come l’amore fraterno e l’umanità” racconta l’artista.

Come sottolinea la curatrice Roxy Y. Tang, che spiega: «Questa mostra si concentra sulla proiezione della memoria attraverso esperienze personali e collettive. Il visitatore viene guidato dal mondo onirico alla realtà attraverso flussi lirici, flessibili e continui in una sorta di narrazione moderna.”

L’arte contemporanea cinese è tra le più vivaci ed eterogenee del mondo, ma esiste una stretta affinità con la produzione dell’artista albese. «Amo molto la loro essenzialità e spesso mi sono ispirato a correnti come la calligrafia, che qui è considerata una vera e propria arte della scrittura – confessa Berruti -. Se gli americani di oggi sono figli di Andy Warhol e della sua critica pop alla società americana, i cinesi si riconoscono maggiormente in un’arte che richiama anche il nostro Rinascimento. Un’idea che io stesso perseguo, coltivando l’artigianalità del disegno, della scultura, delle opere interamente realizzate a mano.” Ma aggiunge: «Ciò che però colpisce è la loro straordinaria forza lavoro, la qualità delle esecuzioni che mettono in campo in tempi brevissimi». E racconta: «L’altro giorno, guardando una grande finestra che illumina una delle stanze dello spazio museale, ho pensato ad alta voce: “Sarebbe stato bello stampare una vetrofania con una giostra della mia bambini, peccato che non ci avessi pensato prima!”. L’assistente che si occupa del setup mi ha sentito e mi ha detto: “Nessun problema: se hai il file a disposizione possiamo farlo”. E dopo meno di 24 ore avevano le etichette adesive pronte da attaccare al vetro, perfettamente eseguite. Per una cosa del genere ci sarebbero volute almeno tre settimane”. La Cina è vicina e si muove velocemente.

 
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