«Papà non è mai stato violento, ma ce l’aveva con le donne. Ho conosciuto una squillo che bussava per comprare il pianoforte per suo figlio” – .

«Papà non è mai stato violento, ma ce l’aveva con le donne. Ho conosciuto una squillo che bussava per comprare il pianoforte per suo figlio” – .
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“Sei nell’anima” è il film biografico sui primi trent’anni di vita Gianna Nannini, in arrivo il 2 maggio su Netflix. Diretto da Cinzia TH Torrini, introduce quasi l’esordiente Letizia Toni che la interpreta dopo mesi di preparazione. Il progetto, tratto dall’omonimo libro della rock star (che ha come sottotitolo “Ca**i mie”, in una ristampa ampliata Mondadori), racconta la sua storia come mai prima d’ora, compresi momenti di «tilt» (come lei chiama loro) .

Nato nei mesi della pandemia, si è evoluto intrecciando musica e vita in modo senza precedenti. «C’è di tutto, da quando a 7 anni mi hanno cacciato dal coro, agli attacchi di panico, alle paranoie, a mia figlia che dice che sono stonato quando canto in inglese». L’hanno definita una ribelle, un’anticonformista, ma lei non sente addosso queste etichette: «Ho visto il futuro – dice – almeno su alcuni temi come l’aborto, al tempo delle manifestazioni. Là era autodeterminazione, oggi forse è marchiata”.

Non è l’unico argomento di cui non le parla né l’unico ricordo che censura, nel suo outfit di jeans e paillettes: «Ho conosciuto una prostituta che picchiava per comprare il pianoforte a suo figlio, ho romanticizzato quel momento ma è successo.

Nessuno invece ha cambiato le mie canzoni, sono rimaste ruspanti, toscane, mentre a Milano, dove non c’era il rock, mi lanciavano le pere dal palco. Altre cose non posso dire, quando esco non è qualcosa di psicotico indotto dalla droga, ma una battaglia interiore che non ho più”.

Qualche ringraziamento c’è però, a partire da Mara Maionchi che, a suo dire, l’ha raccolta a terra e le ha dato la prima possibilità. Non sa se i tempi del rock sono finiti, le moto restano ancora in garage e l’ispirazione non manca. La sua sembra a tratti una favola: figlia di un imprenditore, ma quasi rinnegata nel desiderio di artista, ricorda i suoi primi passi: «Papà non è mai stato violento e autoritario, ma ce l’aveva con le donne che cantavano e che erano considerate troie. In Marocco, ad esempio, i cantanti potrebbero essere acquistati. Così a 14 anni, dopo avermi proibito di cantare, mi fece prendere dieci lezioni da un insegnante bulgaro. Mi ha insegnato a cantare con il diaframma, con le ovaie e con l’utero”. A chi le chiede se ci sarà un film sulla seconda parte della sua vita, risponde in maniera criptica, in attesa di riscontri da tutti gli altri paesi in cui Netflix è distribuito. Qualunque cosa accada, dice che si è divertita e ha anche pianto durante la prima visione. Per lei, che non si accontenta mai, è già un successo enorme, ma il suo vero obiettivo – spiega – è “vedere come mi vedono gli altri da fuori”.

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Ultimo aggiornamento: mercoledì 24 aprile 2024, 11:39

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